Trovare una “soluzione terza” per la Giustizia

Il senatore Ceccanti del PD difende alcune "norme autenticamente liberali" nella riforma Alfano

Oggi il Riformista intervista il costituzionalista e senatore del Partito Democratico Stefano Ceccanti sul progetto di riforma della Giustizia presentato dal Governo. Ceccanti chiede al suo partito di farsi rappresentante con proposte diverse di alcune condivisibili norme contenute nella bozza.

«Lo status quo è indifendibile perché il servizio giustizia è ampiamente autoreferenziale, privo di reali elementi di valutazione e di correzione». Così dice al Riformista il senatore del Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti, che è tra quanti non condividono la linea del no assoluto alla riforma dell’ordinamento giudiziario.
Ceccanti condivide lo scetticismo sulle buone intenzioni del governo, ma suggerisce a Pier Luigi Bersani di non trincerarsi in una mera difesa dell’esistente: «Il ruolo dell’opposizione riformista consiste, nei casi cui la situazione di partenza è obiettivamente indifendibile, nel prospettare una soluzione terza tra lo status quo e cambiamenti in larga parte non accettabili».
Cosa è inaccettabile nella proposta Alfano?
La proposta più pericolosa è quella di vincolare l’obbligatorietà dell’azione penale alla decisione delle maggioranze parlamentari che, peraltro, potrebbero poi trasferirla al Governo. Qui occorre invece partire da ciò che accade adesso, il grado di discrezionalità con cui operano già i procuratori, avvicinando ad essi i responsabili locali, analogamente ai comitati per l’ordine e per la sicurezza, valutando così obiettivamente le esigenze prioritarie delle comunità.

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