Le “truppe sbardelliane” del PdL contro il Secolo

Flavia Perina difende ancora il Secolo dalle accuse di essere diventato un giornale "di centrosinistra"

di Flavia Perina

E alla fine, tutto si riduce al tragicomico apologo di Maledetti vi amerò, quello di Svitol, lo scombinato militante che nel film di Marco Tullio Giordana provava a ricostruire lo schemino delle differenze: «Il tè è di sinistra, il caffè è di destra; i preliminari sono di sinistra, il coito è di destra; la doccia è di sinistra, il bagno in vasca è di destra; Di Vittorio è di sinistra, Lama è di destra». Solo che stavolta Svitol non è un ex sessantottino di ritorno dal Venezuela ma un immaginario postmissino accasatosi nel partito di Silvio Berlusconi: uno di quelli che, come l’on. Ugo Lisi (da ventiquattr’ore nel Cda del nostro Secolo) auspica che questo quotidiano ritrovi «quella linea editoriale tanto apprezzata dai propri lettori, dalla quale, negli ultimi tempi si era allontanata, facendo sì che il Secolo d’Italia, diventasse un giornale vicino alle posizioni del centrosinistra».

Lisi è un vecchio amico, e leggiamo le sue dichiarazioni con affetto. Meno indulgenti siamo con quelle di altri personaggi (che neanche nominiamo per non fargli un favore) approdati al Pdl dalle truppe sbardelliane, che vorrebbero insegnare a noi la differenza tra destra e sinistra accusandoci di essere diventati «come l’Unità». E comunque, stiamo al gioco dei tanti “camerati Svitol” spuntati in questi giorni. Le gnocche sono di destra e le intellettuali di sinistra? Cavour di destra e Garibaldi di sinistra? I telepredicatori di destra e i musulmani di sinistra? Il club della caccia di destra e la piazza di sinistra? Le cubiste all’Ama di destra e le operaie dell’Ikea di sinistra? Lele Mora di destra e Michele Placido di sinistra? Ruby di destra ed Evita Peron di sinistra? Possiamo continuare quanto volete. Gheddafi di destra e i ragazzi che si fanno ammazzare a Bengasi di sinistra? Putin di destra e la Politoskaia di sinistra? Quagliariello di destra e gli studenti di sinistra? La Minetti di destra e la Perina di sinistra? La Santanché di destra e la Bongiorno di sinistra? Mangano eroe della destra e Borsellino icona di sinistra? Il Minzolini fans club di destra e Indro Montanelli di sinistra? Paolo Liguori di destra e Luciano Lanna di sinistra? Coraggio, fateci l’elenco, lo affiggeremo in redazione per consultarlo quando abbiamo un dubbio su come titolare una notizia o esprimere un pensiero.

Per il momento ci consoliamo leggendo una “firma” di sinistra, Peppino Caldarola, che coglie una delle “verità indicibili” di questa fase. Il problema non è tra chi è rimasto a destra e chi è andato a sinistra, ma tra chi ha il coraggio di dire quel che pensa e chi no. La repressione del dissenso finiano, scrive Caldarola, «entrerà negli annali della destra italiana come l’esempio della sua irriformabilità», insieme allo spettacolo dei «cosiddetti liberali che difendono le notti di Arcore» ma assistono senza battere ciglio e senza verificare l’attuazione dei loro principi a una “caccia al finiano” fatta senza esclusione di mezzi. «Chi critica Berlusconi – scrive l’editorialista del Riformista – diventa automaticamente comunista e viene indicato al popolo di destra come un bersaglio da colpire». E così, conclude, bisogna riconoscere che questi finiani «sottoposti a un fuoco senza precedenti» sono persone coraggiose: «hanno commesso molti errori, come errori ha commesso Fini, ma hanno combattuto una battaglia con scarsi mezzi contro lo strapotere mediatico e finanziario del loro ex-alleato» e hanno «mostrato dignità». Il coraggio, appunto. E la dignità. Carissimi Svitol del Pdl, pure questa è roba di sinistra?

questo articolo è stato pubblicato sul Secolo d’Italia oggi