La rivalutazione dell’inno nazionale italiano – ritenuto brutto persino dai suoi difensori, ridicolizzato dai calciatori, storpiato da gran parte della popolazione – ha conosciuto un piccolo successo giovedì sera grazie al racconto e alla commossa interpretazione di Roberto Benigni durante il festival di Sanremo. Il dibattito sull’inno è ormai superato e noioso – ci siamo fatti una ragione di quello che abbiamo – e allora siamo andati a fare un giro per il mondo per scegliere i migliori degli altri paesi, tra scelte prevedibili e scoperte, e raccontare da dove vengono. Se ci è sfuggito qualcosa di fondamentale, fateci sapere.
Francia
È il simbolo della rivoluzione francese. Testo e musica furono composti dall’ufficiale dell’esercito francese Claude Joseph Rouget de Lisle nella notte fra il 25 e il 26 aprile 1792. Il nome originario era Chant de guerre pour l’armée du Rhin ma divenne nota come Marsigliese perché le truppe di volontari provenienti da Marsiglia la cantarono durante l’assalto alle Tuileries, che pose fine alla monarchia. Venne subito adottato come inno dai rivoluzionari e fu proclamato inno nazionale il 14 luglio del 1795. L’inno fu poi bandito da Napoleone nel 1807 e bisognerà aspettare fino al 1876 prima che diventi di nuovo inno nazionale della Francia. Il testo è piuttosto cruento, ispirato da alcuni volantini rivoluzionari affissi a Strasburgo, e invita a combattere e vincere per la patria.
Turchia
È stato adottato ufficialmente nel 1921, due anni prima della costituzione della Repubblica della Turchia. Il parlamento organizzò un concorso nazionale per scegliere il testo dell’inno, offrendo un premio in denaro. Mehmet Akif Ersoy, un poeta assai celebre all’epoca, inizialmente rifiutò di prender parte alla competizione perché contestava l’idea che si potesse ricevere un compenso per scrivere l’inno: poi il parlamento lo convinse, lui scrisse una poesia, questa fu scelta e il denaro andò in beneficenza. Successivamente venne organizzato un altro concorso per scegliere la melodia: parteciparono 24 compositori e vinse Ali Rıfat Çağatay. È una roba pomposa e strasolenne, anzi: memorabile!
Regno Unito
God save the Queen è uno degli inni più conosciuti al mondo, anche perché è stato a lungo l’inno nazionale non solo della Gran Bretagna ma di tutti i paesi del Commonwealth. L’autore del testo è sconosciuto e ne esistono varie versioni: il primo verso è uguale per tutte, poi ci si perde. Non esiste alcun documento che lo dichiari ufficialmente inno del regno: si tratta di un’usanza che si è diffusa a partire dalla fine del Settecento. Le parole cambiano in base al sesso del monarca: quando la regina Elisabetta cederà il trono a Charles o William, si tornerà a cantare God save the King.
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