Oggi Bruxelles, domani l’Europa

La crisi del Belgio ricorda all'UE che le nazioni non sono eterne, scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung

La crisi del Belgio ricorda all’UE che le nazioni non sono eterne e le incertezze sul futuro riguardano anche lei, scrive Von Dirk Schümer sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, in un articolo tradotto in italiano da Presseurop.

Da più di duecento giorni i politici belgi cercano invano di formare un nuovo governo. Ce la può fare il paese senza un potere centrale? Nel bel mezzo della crisi finanziaria ed europea si può davvero ignorare un vuoto di potere a Bruxelles? O forse la monarchia salterà intrepida nella breccia?

Niente di tutto questo. Il vecchio problema dell’autorità dello stato centrale e dell’unione tra la parte fiamminga e quella vallona del paese ormai non più essere risolto neanche dai più disponibili al compromesso.

Ormai siamo al blocco totale. Non solo gli studiosi di diritto pubblico, ma anche i comuni cittadini belgi si chiedono come mai devono andare alle urne, se poi gli eletti non sono in grado di formare un esecutivo.

Persino il sistema elettorale di “Asterix in Corsica” sembra un’utopia. Secondo il fumetto, nell’isola mediterranea si imbuca la scheda elettorale nell’urna, si butta l’urna a mare e poi si fa una bella rissa: il più forte diventa capo. Sembra questa l’unica possibilità di esaudire i desideri della confindustria belga: un esecutivo forte che s’incarichi di fare riforme per salvaguardare l’iniziativa economica, il pareggio del bilancio e le soluzioni federali per il futuro del mercato del lavoro, dei sussidi di disoccupazione e delle pensioni.

Una lista del genere suscita in molti belgi solo una cinica risata. L’élite politica del paese, profondamente spaccata, è talmente lontana da tutto questo che già da tempo si parla apertamente di una separazione definitiva delle due parti del paese.

La prospettiva di due nuove nazioni nel cuore amministrativo d’Europa piace sempre di più agli amareggiati cittadini, mentre i vicini strabuzzano gli occhi. Uno stato la cui parte francofona vive di rendita grazie ai cittadini di lingua olandese, la cui storia e cultura sono però spudoratemente ignorate, non mette forse a rischio la sua stessa esistenza?

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