Mirafiori e le ingiustizie fuori dall’Italia

Giuseppe Provenzano suggerisce alla sinistra di discutere dell'accordo con FIAT alzando un po' lo sguardo

Giuseppe Provenzano sull’Unità suggerisce alla sinistra di discutere dell’accordo con FIAT alzando un po’ lo sguardo.

Non vi pare insopportabile, in questa vicenda Fiat, oltre all’inadeguatezza dell’azione una certa miseria del pensiero? Anche nell’istintivo, poi ragionato, problematico e infine giusto schierarsi con la Fiom-Cgil contro la modernità degradata di Marchionne, non avvertite un intimo scandalo? Lasciamo stare, per un momento, gli operai che a Mirafiori – come a Pomigliano, con SI che vorranno dire NO e NO che vorranno dire SI – andranno a votare deroghe, forzature illegittime, nessun aumento salariale, di fronte al ricatto del lavoro, delle famiglie da campare o da costruire. Lasciamo stare, per un momento, questo scandalo, e proviamo a dire di un altro.

Noi che sosteniamo le ragioni del NO all’«accordo», pur nell’auspicio che poi si apra uno spazio di contrattazione per un investimento Fiat che assicuri produttività e diritti, dobbiamo essere pronti ad accettare che Marchionne se ne torni “a festeggiare a Detroit” (che scostumato!), in assenza di un progetto credibile di riconversione industriale verso produzioni innovative e sostenibili e con la sfiducia che il governo si faccia carico del dramma sociale. Essere pronti ad ammettere, come conseguenza concreta di un conflitto in cui siamo coinvolti, che si realizzi in una qualsiasi altra parte del mondo un investimento a condizioni di lavoro e di democrazia che riteniamo inaccettabili in Italia; che la nostra vittoria sia la sconfitta di altri (o viceversa, è uguale: quasi uguale), magari deboli più di noi.

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