L’Italia fa troppe vacanze

Dario Di Vico suggerisce che in un paese in crisi 17 giorni di sosta natalizia siano troppo

L’editorialista del Corriere della Sera Dario Di Vico oggi propone in prima pagina una riflessione sulle troppe vacanze di un paese in crisi economica che è anche allusione a una più ampia dissennata convivenza degli italiani con le molte crisi del loro paese.

Sono cosciente che con quest’articolo non mi attirerò molti consensi, ma è lecito oppure no chiedersi se un Paese come il nostro possa permettersi una sosta così lunga tra dicembre e gennaio?
Oggi è lunedì 10 e si prevede che tutte le attività produttive e di servizio riaprano finalmente i battenti, dopo un intervallo che è durato la bellezza di 17 giorni scanditi dalle festività del Santo Natale, di Santo Stefano, di Capodanno e dell’Epifania. Quattro giorni in tutto che però hanno avuto il potere di quadruplicare l’effetto-interruzione. Chi conosce da dentro le organizzazioni, pubbliche o private che siano, sa anche che i tempi di ripartenza non sono mai automatici e che di conseguenza prima che si ritorni a regime passerà ancora qualche giorno. Mettiamo in conto dunque una ventina di giorni di mancata continuità. Aggiungo che la capitale economica del Paese, Milano, nella prima parte del mese di dicembre era stata interessata da un lungo ponte – in totale 5 giorni – giustificato dalle festività del Santo Patrono e dell’Immacolata Concezione. E ne traggo la conseguenza che almeno per Milano dicembre è stato un mese che chiamare «zoppo» è un eufemismo.

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