I silenzi di Blankets

La prefazione di Luca Sofri alla riedizione del libro di Craig Thompson

di Luca Sofri

A un certo punto Craig e Raina salgono sul pickup di lei per venire via dalla festa dove lui si è sentito estraneo – una sensazione familiare a milioni di nuove storie d’amore – e ha improvvisamente percepito l’esistenza di un vasto mondo di lei a cui non appartiene. Ma lei stessa non è convinta di dove il loro amore stia andando, e così, vicini e distanti, finiscono in silenzio ad ascoltare la musica che esce dall’autoradio. Craig Thompson, come la maniera fumettistica efficacemente prescrive, riempie le vignette di note, ma il risultato delle scene che raffigurano il pickup in viaggio nella neve è più quello di fare percepire il silenzio della notte intorno che la musica all’interno.

In Blankets si sente spesso un silenzio, i silenzi. Non è che manchino i suoni, ma proprio si sentono i silenzi: poche pagine dopo c’è la scena dei due vicino a un registratore e a delle cassette, ma non si percepisce la musica, non ci sono note disegnate. Quello che vediamo è un silenzio, che suggella il nostro guardare la storia da lontano. Ci sono poi silenzi nella neve, nei luoghi appena abbandonati, nel dopo dei rumori. Thompson disegna momenti lunghi e fermi di silenzio. E li riempie di pensieri, di pensieri dei protagonisti e di pensieri dei lettori. I miei pensieri, ora che ne ero lontano – non so voi – sono andati ai pensieri dei protagonisti, a quella grande disponibilità di tempo della giovinezza che fa pensare, intensamente, estremamente. Sdraiati sul letto, con gli occhi sul soffitto a imparare involontariamente a memoria le crepe, o gli stucchi, o la successione delle tavole di legno e delle travi. Ma anche fuori, camminando senza andare da nessuna parte o facendosi scaldare dal sole su una panchina o su una spiaggia, oppure aspettando su un muretto che arrivi qualcuno, o in attese rese lunghissime da innamoramenti sfinenti e infantili, quelli in cui si passa metà del tempo ad aspettare che qualcosa accada e intanto i pensieri se ne vanno in mille posti. Si sta in compagnia, da ragazzi, ma si sta anche tantissimo da soli.

In Blankets c’è molto di questo tempo, quello da cui si capiscono cose di sé e del mondo, ma soprattutto di sé. Che dopo è difficile tenere un equilibrio tra la proficua comprensione delle proprie debolezze e dei propri meccanismi, e l’autoindulgenza e l’egocentrismo e tutte le altre parole con auto e ego (autocompiacimento, autocommiserazione, egoismo). L’autore di Blankets pare esserci riuscito, a giudicare dalla tenerezza distante con cui racconta il sé adolescente. “Come eravamo stupidi, Gaetano”, diceva una bella canzone di diversi anni fa in cui il protagonista ricordava con affetto le stupidaggini anche gravi dei suoi tempi di ragazzo.

Le storie di “coming of age”, o di “educazione sentimentale”, funzionano sempre moltissimo nei fumetti. Sono molto invidioso di chi sa confrontarcisi a forza di disegni. La scrittura ha una fase infantile e una matura, anche nei grandi scrittori; il disegno le ha entrambe sempre. Sembra perfetto per raccontare di sé quando c’era il tempo da riempire di silenzi, pensieri, e musica.

Adesso si dice sempre che quel tempo lì non esiste più, non tanto per quelli come me che l’hanno superata da un pezzo, ma anche per i nostri figli e per i ragazzi dell’età dei protagonisti di Blankets che mi perdoneranno il tono paternalista. Non esiste più la noia, diciamo sempre, gli stimoli sono milioni, le cose da fare tantissime. Chi si sdraia sul letto a guardare le crepe sul soffitto? Ragazzini etiopi, forse, o nemmeno loro? Non lo so, e non so se le efficaci elaborazioni di Alessandro Baricco su come la conoscenza “superficiale” delle cose sia diventata ai nostri tempi la più adeguata ed estesa conoscenza delle cose, si attagli anche alla conoscenza di se stessi. Conoscere poco di molto può essere una grande ricchezza, ma conoscere poco di sé? I “ragazzi di oggi” che abbiano i talenti artistici di Craig Thompson sapranno raccontarsi, se non si conosceranno, se non saranno stati soli a sufficienza con i loro pensieri?
Forse no, e racconteranno altro, direte voi. Si dice così di tutto ciò che si perde, e forse a ragione. La fine della conoscenza del soffitto potrebbe non essere la fine del mondo.

Blankets” era stato pubblicato in Italia da Coconino Press nel 2004. Esce in questi giorni in libreria una ristampa di Rizzoli Lizard con la prefazione di Luca Sofri pubblicata qui. Il Post aveva già pubblicato la prefazione a un altro straordinario graphic novel, “Stitches” di David Small. Craig Thompson è nel frattempo al lavoro sul suo nuovo libro, “Habibi“.