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  • Mercoledì 15 settembre 2010

Verso le elezioni in Venezuela

Il 26 settembre si rinnova il parlamento: alle ultime elezioni l'opposizione aveva boicottato il voto

In Venezuela c’è grande attesa per i risultati delle elezioni parlamentari che si terranno il prossimo 26 settembre. Gli ultimi sondaggi danno uno stretto testa a testa tra la coalizione guidata dal presidente Hugo Chávez – Partido Socialista Unido de Venezuela, Partido Comunista e Unión Popular Venezolana – e quella dei suoi avversari, che si sono coalizzati in un’alleanza trasversale composta da una trentina di organizzazioni partitiche e associazioni per i diritti civili, la Mesa de la Unidad Democrática (MUD).

Alle ultime elezioni parlamentari del 2005, l’opposizione non si era presentata nel tentativo estremo di delegittimare i risultati, lamentando la presenza di irregolarità e pressioni indebite da parte del governo. La strategia non funzionò e consegnò di fatto a Chávez il controllo totale sul potere legislativo, lasciandogli campo libero per l’approvazione di una serie di provvedimenti che sigillarono definitivamente il suo modello politico di comandante-presidente.

Oggi l’opposizione si presenta con una lista di candidati condivisi, scelti dopo oltre un anno di concertazioni, con l’obiettivo di recuperare almeno i due quinti dell’Assemblea Nazionale e ristabilire il controllo del potere legislativo su quello esecutivo: «La nostra alleanza non è ideologica», ha detto il segretario del partito Podemos, Ismael Garcia: «crediamo nel modello di paese proposto dalla nostra costituzione: democratico, decentralizzato, fondato sul diritto e sulla giustizia». Garcia era stato alleato di Chávez, per poi prenderne le distanze in seguito ad alcune delle decisioni più estreme del presidente: la riforma costituzionale approvata con un referendum del 2009 che permette la rielezione infinita alla presidenza della Repubblica, la chiusura di Radio Caracas Television e la richiesta ai suoi alleati di sciogliere i propri partiti ed entrare a far parte di un unico Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV).

Quest’anno la popolarità di Chavez è stata fortemente minata dagli effetti della crisi economica, dalle continue emergenze energetiche e idriche del paese e dall’aumento del tasso di criminalità. Ma la legge elettorale fatta approvare dalla sua coalizione lo scorso dicembre potrebbe comunque permettergli di ottenere la maggioranza dei seggi parlamentari. Secondo questa legge infatti chi ottiene il 51 per cento dei voti ottiene automaticamente il 70 per cento dei seggi. Per questo entrambi gli schieramenti principali hanno cercato di formare alleanze molto estese, determinando di fatto una estrema polarizzazione dello scontro politico.

A questi si aggiunge poi un terzo schieramento, Patria Para Todos – un partito di centrosinistra di cui facevano parte alcuni dei ministri più influenti del governo e che nel 2009 ha rotto definitivamente l’alleanza con Chávez – che spera di intercettare i voti degli elettori indecisi, né totalmente contro né totalmente a favore di Chávez. «Se il paese continua ad essere così spaccato, nessun cambiamento vero sarà possibile», ha detto il segretario del PPT Josè Albornoz. Il 60 per cento dei candidati nelle file del PPT è composto da esponenti della società civile alla prima esperienza elettorale: il loro obiettivo è ottenere tra gli undici e i diciannove seggi parlamentari e costituirsi come terza forza tra i due grandi blocchi parlamentari. Nel lungo periodo, l’obiettivo è proporre con più forza il loro candidato Henry Falcón – governatore dello stato centro-occidentale di Lara eletto con il 74 per cento dei voti – alle prossime elezioni presidenziali del 2012.