La guida di Berlino

Seconda nella serie, la raccolta dei consigli del Post senza andare a ovest del Tiergarten

Quello che dicono le guide lo sappiamo tutti. E poi le guide, va’ a sapere chi le ha scritte. Certo, ci sono tutti i siti di pareri dei viaggiatori: ma anche quella gente lì, chi la conosce? Alla fine, per sapere cosa vale la pena di vedere, in vacanza, cosa non bisogna perdersi, cosa si può raccontare al ritorno con l’aria di saperla lunga, alla fine insomma la cosa migliore sono le dritte degli amici. E il Post ha un sacco di amici di cui si fida, a cui chiedere consigli per le vacanze e condividerli con chi va per la prima volta in una città. O anche per la seconda e la terza. Dopo la prima apprezzata raccolta su New York, anche su Berlino vi invitiamo ad arricchire nei commenti.

Di Berlino si sa una cosa: che i tedeschi hanno una cucina pessima. E che quindi la città è stata letteralmente colonizzata dalla cucina italiana prima, e dai chioschi del kebab poi. E con ottimi risultati in entrambi i casi, assai distanti tra loro. La raccolta di suggerimenti che il Post ha raccolto tra esperti, abitanti e appassionati della città (e diversi suoi redattori) prevede quindi che si mangi parecchio, tra un giro e l’altro (anche perché nei ristoranti di Berlino spesso non c’è orario di pasti e si mangia quasi no stop) e che si possa fare a meno di andare a ovest del Tiergarten. Tanto dello zoo e di Charlottenburg vi parla la guida.

Mangiare da tedeschi
Ci sono i wurstel, certo. Ed Elena Favilli del Post indica quello che è istituzionalmente riconosciuto come il posto dei wurstel col curry, cioè il currywurst, Curry 36 a Mehringdamm: si fa la fila al banco e si mangiano i wurstel in piedi sul marciapiede, a qualunque ora. Achille Corea, blogger e conduttore di Radio 24, dice: «Al Weihenstephaner, a due passi dalla metro Hackescher Markt, si mangia uno stinco di maiale da vantarsene con gli amici. La location sa un po’ turistico, ma lo stinco è bello grosso e non ci si pensa. Piuttosto allenatevi a ordinare lo stinco, che si chiama Schweinshaxe». Favilli e Francesco Costa, colleghi al Post, litigano sul miglior hamburger che hanno provato: Costa dice Burgermeister, «il locale ricavato in una vecchia toilette pubblica vicino Schlesiches Tor». Favilli lo mette come secondo, dopo Kreuzburger su Oranienstrasse 190 (fermata metro Gorlitzer, ma ce n’è un altro a Prenzlauer Berg): «un bioburger gigante con patate giganti».

Mangiare bene
Il direttore del Post suggerisce – tra i moltissimi ottimi ristoranti italiani – il Pane e le Rose a Prenzlauer Berg e Sali e Tabacchi in Kochstrasse, vicino al Checkpoint Charlie. Poi c’è anche la vecchia istituzione della colonia italiana a Berlino (ma riverita dai locali), l’Osteria Numero Uno (confidenzialmente “Osteria“) a Kreuzberg accanto al Victoriapark. Tutti e tre hanno piacevoli spazi all’aperto e camerieri italiani trapiantati. Filippo Gianetta, che vive a Berlino e si occupa del festival Transmediale, consiglia Sorsi e Morsi, «piccola enoteca di proprietà di Johnny, italiano sposato con una ragazza giapponese, il miglior oste che abbia mai conosciuto». A Elena Favilli piace Cafè Jacques, in Maybachufer 8: «Il proprietario è un personaggio fortissimo che assomiglia un po’ a Gheddafi e un po’ a Che Guevara e il posto è molto in stile Soul Kitchen. Si mangiano buonissimi piatti nordafricani senza spendere tanto».

Sul kebab ha un consiglio Andrea D’Addio, giornalista freelance a Berlino: «Mustafa, su Mehringdamm. Qui si trovano i migliori durum e kebab della città. Non solo carne, ma di feta, patate e verdure fritte. C’è anche vegetariano. I sapori speziati di questo piccolo ritrovo calamitano berlinesi pronti ad attraversare anche tutta la città per un panino a portare via e consumare aspettando la metro di ritorno».

Silvia Bombino di Vanity Fair ricorda un ristorante vietnamita molto ammirato tra gli intenditori, Monsieur Vuong a Mitte: «bel posto e si mangia divinamente». E Giovanni Robertini, autore televisivo a La7, ha un giapponese: «Cocolo Ramen. Robe che neanche in Giappone. Ha 6 tavoli sempre strapieni ma quanto alla famosa coolness di cui i berlinesi di Mitte sono ghiotti, non ha rivali». È in Gipsstrasse 3. Tommaso Lana, che fa l’illustratore a Berlino, consiglia infine un ristorante buono di cucina locale, Max und Moritz (il menu è consultabile online, anche in italiano).

A spasso
Elena Favilli consiglia il mercatino delle pulci «Flohmarkt am Mauerpark» su Bernauerstrasse, che è la strada che ancora costeggia i resti del muro e il Turkenmakt, il mercato turco che si tiene solo il martedì e il venerdì su Maybachufer. A Luca Sofri piace girare per Prenzlauer Berg, in particolare in Kastanienallee, Kollwitzplatz, e alla Wasserturm. Tommaso Lana segnala il Sowjetisches Ehrenmahl «una sbrodolata di monumento ai caduti sovietici della seconda guerra mondiale da restar senza parole. È nascosto in un parco bellissimo, il Treptower Park. Io ci porterei i miei figli il giorno in cui mi chiedessero che cos’è il potere».

Filippo Gianetta dice che tutti si perdono sempre due chicche: il memoriale per le vittime omosessuali del nazismo (attaccato al Tiergarten di fronte al memoriale dell’Olocausto), e la stanza sotterranea al centro di Bebelplatz che ricorda il rogo dei libri. E aggiunge il Mauerpark: «un parco che di domenica fiorisce ospitando un enorme mercato dell’usato (e simili), decisamente un’esperienza da fare. Tra gli highlights del luogo un enorme karaoke pubblico organizzato da un tizio con il suo carretto. È stupendo passeggiare in quella che poco più di vent’anni fa era parte della “striscia della morte” e vedere intorno a sé un’esplosione di vita». Il karaoke è spiegato meglio da Andrea D’Addio che ne è un grande fan: «Dalle 3 del pomeriggio fino alle otto, migliaia di ragazzi si siedono sulle tribune di una sorta di anfiteatro interno al parco per assistere alle perfomance di chiunque abbia il coraggio di cantare davanti a tutti. Si può essere stonati, ma si viene applauditi ugualmente. Organizzano il tutto un poco più che trentenne irlandese e la sua ragazza. Vengono all’ora di pranzo con una bicicletta armata di enormi casse stereo, due microfoni e due computer. Si mettono al centro della piazzetta sotto un ombrellone, e in un attimo, già decine di persone (dall’adolescente all’anziano) si mettono in fila per cantare».

D’Addio ha un altro posto preferito: «Il ponte di Admiralstrasse a Kreuzberg, davanti alla celebre pizzeria Il Casolare, è uno dei punti di ritrovo più romantici e alternativi della città. Su questi venti metri di sampietrini, quando c’è bel tempo, i ragazzi si siedono ai lati guardando il fiume e c’è sempre qualcuno almeno con la chitarra. I concerti improvvisati si susseguono, si canta spesso tutti assieme bevendo una birra o chiacchierando osservando i passanti in bicicletta. A pochi metri di distanza inizia una delle più belle passeggiate di Berlino, lungo il viale Planufer. Costeggiando il fiume, si ha modo di osservare alcune tra le più eleganti case della vecchia Berlino, quella non toccata dai bombardamenti e ancora oggi segno della potenza, e bellezza classica, di un tempo». Il direttore del Post chiede di aggiungere una cosa, ora che rilegge questa guida: «Chamissoplatz! è sempre a Kreuzberg e ci giravano i film storici perché i palazzi sono rimasti gli stessi di ottanta anni fa, bisogna andarci al tramonto quando una bella luce si infila nelle strade intorno. Poi lì sotto c’è Bergmannstrasse, che è vivace e divertente».

Giovanni Robertini gira per la città con la racchetta da ping pong: «I tavoli di pietra sono sparsi nei parchi e gli sfidanti non mancano. Se volete continuare a giocare di notte andate in Ebelswarder Strasse a Prenzlauer Berg da Dr Pong, baretto di design nordico con tavoli e tornei».

Berlino dall’alto si può vedere bene dalla Fernsehturm di Alexanderplatz, ma secondo Tommaso Lana «è più bella se vista dalla montagnetta in cima al Viktoriapark, dove ha messo mano Schinkel e quindi val bene una visita, magari prendendosi un Eiskaffee al Golgotha Café dopo la “scarpinata” o portandosi su una birra (Berliner Kindl Export) e guardarsi il tramonto per capire dov’era Berlino Ovest». Lana infine segnala, per un tour inconsueto di Berlino…il suo autobus preferito, l’ M29. «È un mostro giallo a due piani, gli autisti sono molto gentili (il berlinese e’ burbero e diretto generalmente) e dal piano superiore Berlino si racconta da sola: da Grünewald a Kreuzberg, due mondi in una sola linea d’autobus. Una curiosità per chi sa il tedesco: c’è un bel blog che ha lo stesso nome dell’autobus».

Musei e simili
C’è tutto il repertorio ricchissimo sulla Museuminsel, anche se guardare antichi sarcofagi in una città che è tutta fatta di storia del Novecento è un po’ spiazzante. E comunque trovate tutto sulle guide. Mentre Luca Sofri è innamorato della costruzione spettacolare di Mies Van Der Rohe («forse la più bella architettura del Moderno al mondo») che ospita la Neue Nationalgalerie, ma consiglia anche il museo del Checkpoint Charlie.

Francesco Costa dice: «Si sa che i nazisti avevano una fitta rete di bunker sotto Berlino. Quello da vedere non è quello di Hitler – che non c’è più, e anzi sopra ci hanno fatto un parcheggio – bensì il Gruselkabinett, vicino la stazione Anhalter Banhof. Entrate, fate il biglietto e non fatevi impressionare dai due gestori del museo, che sono piuttosto eccentrici. Visitate il piano interrato, che poi è il bunker: in ogni sala vengono esposti oggetti rinvenuti sul posto e da un altoparlante una voce in tedesco spiega un po’ di storia. Per voi che non ne capite nulla, dopo un po’ resterà soltanto una cacofonia di voci indistinte in tedesco a rendere l’atmosfera ancora più inquietante. C’è pure un piano superiore che è una specie di casa degli orrori: è una cosa da luna park, non ha niente a che vedere col nazismo, gli studenti in gita scolastica ne vanno matti».

Anna Barbara, architetto a Milano ma giramondo, ha in grande stima la Filarmonica di Berlino: «è un edificio straordinario, perché è la dimostrazione che la bellezza non ha solo a che fare con la vista. Si tratta infatti di un edificio bruttissimo ma con un’armonica straordinaria, forse la più bella voce architettonica di tutta l’Europa. Qualsiasi cosa sia in programmazione, foss’anche il coro dell’oratorio val la pena di andarci. È un edificio di Hans Scharoun del 1963, forse l’opera di un grande liutaio più che di un architetto». E hai visto mai che abbiate una guida molto vecchia, lei e Costa ricordano il Museo dell’Olocausto di Daniel Libeskind: «è una macchina del tempo costruita sulle intersezioni tra le memorie della cultura ebraica e i tracciati urbani della capitale tedesca».

Negozi
Si comprano cose bellissime a Berlino, soprattutto nel genere vintage e modernariato, complici le conservazioni di oggetti che nel resto del mondo venivano eliminati dal consumismo capitalista. Dice Achille Corea che «Berlino è piena di negozi di dischi in cui la crisi del vinile non sembra mai essere mai esistita. In ogni quartiere si inciampa in negozietti che vendono dischi usati di ogni genere. Se amate l’elettronica, pellegrinaggio necessario allo Space Hall, a Kreuzberg. Il classico stanzone pieno di dischi e con postazioni per ascoltare in cuffia dove ci si passano delle ore». Giovanni Robertini segnala il negozio «solo di riviste da tutto il mondo dove ho finito i soldi l’ultima volta che sono stato a Berlino. Si chiama Do you Read me? ed è in Auguststrasse 28».

Locali e musica
Silvia Bombino consiglia i concerti allo Zosch. Achille Corea dichiara con imbarazzo: «Voi ci andreste in una discoteca consigliata su tutte le guide turistiche? Io nemmeno, ma per fortuna ho fatto un’eccezione. Il Weekend Club è effettivamente un bel posto, curato, non eccessivo, con una terrazza al 15° piano dove si balla guardando il centro di Berlino da una posizione privilegiata. La programmazione propone musica elettronica e dance con dj anche parecchio famosi, l’atmosfera è decisamente più rilassata di una discoteca media di Roma o Milano». Corea ha anche consigli più diurni: «La gente che di sole ne ha poco quel poco che ha lo sfrutta alla grande, perciò a Berlino è pieno di beach bar, posti dove i berlinesi vanno a sbracarsi nei pomeriggi d’estate in riva al fiume, bevendo birra è ascoltando musica. Il Bar 25 passa per essere quello più “alla moda”. Bagni, asciugamani, gente in costume a quattro passi dall’East Side Gallery. E la sera ci sono concerti, dj set e proiezioni».

Sul genere balneare Giovanni Robertini dice che «quando fa molto caldo le zattere dei locali sulla Sprea diventano una sorta di oasi del pediluvio a cielo aperto. Tra tutte le zattere la migliore è quella del Club der Visionaire, locale galleggiante dove si ascoltano gli onnipresenti dj techno, nelle loro sessioni “da spiaggia”».

A Elena Favilli piace Spindler und Klatt, in Kopenicker Strasse 16. «Non è facilissimo da trovare perché è stato ricavato da una ex fabbrica ed è molto ben mimetizzato, ma ne vale la pena: il ristorante è su una terrazza spettacolare lungo il fiume da cui si vede tutta la città. Dentro c’è la discoteca. Perfetto per andarci d’estate».

Robertini però preferisce altri generi: «Per chi della techno ne ha fin sopra i capelli un bellissimo bar dove bere vodka e ascoltare musica dal vivo è il Bellman Bar di Kreutzberg: l’amico dell’amico mi ha giurato di averci visto suonare Bonnie Prince Billy, chitarra senza microfono alle 2 di notte, dopo che era reduce da un concerto all’Astoria. Ma la miglior musica, e non parlo di techno ma di Nick Cave e Mark Lanegan suonati su vinile, l’ho ascoltata in un ristorante italiano: il Gallo d’Oro o meglio Der Goldener Hahn in Pucklerstrasse 20».

Per sedersi e stare tranquilli anche di giorno, invece, Gianetta consiglia il St.Oberholz: «un assoluto must per la scena geek/creativa di berlino, un grosso bar su due piani, poltrone sedie e tavoli ovunque, free wifi (senza password) per tutti. Con una consumazione qualsiasi ci si può sedere con la garanzia che mai nessuno verrà a disturbarti o a chiedere di consumare altro, è completamente lasciato al senso etico del cliente. Il cibo e le bevande sono principalmente biologici, è aperto dalle 8 alle 24. È nel tempo diventato un vero e proprio co-working space. Hanno anche un appartamento che affittano e una piccola casa editrice», o anche la Tadshikische Teestube, la «casa del te del tajikistan, piccolissimo luogo splendido dove si possono anche mangiare specialità “russe” oltre a bere té e/o vodka seduti su enormi tappeti».