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  • Mercoledì 30 giugno 2010

Carceri, l’Inghilterra è ancora a “bastone e carota”

Il ministro della giustizia britannico ammette il fallimento delle detenzioni minori, ma non rinuncia al concetto di "punizione"

Nel primo importante discorso dall’insediamento, Ken Clarke, neoministro della Giustizia del Regno Unito, ha parlato dei progetti del governo sulle carceri e il sistema giudiziario.

Significative somme sono state spese stipando persone in strutture datate senza alcuna prova che questo abbia realmente un effetto positivo sulla sicurezza nazionale

Il suo intervento è raccontato da BBC News:

Clarke si è dichiarato colpito dalla crescita della popolazione carceraria in Inghilterra e Galles, dicendo che la situazione richiede un approccio radicalmente nuovo per diminuire i casi di recidiva.
Il nuovo corso dovrebbe includere aziende private e gruppi di volontari finanziati in base a quanti carcerati sono in grado di riabilitare.
Il ministro ha detto che il suo progetto sarebbe vantaggioso anche dal punto di vista finanziario.

Secondo Clarke la prigione si è troppo spesso dimostrata un metodo costoso e inefficiente che non riesce a trasformare i criminali in cittadini rispettosi della legge.

La mia priorità è la sicurezza dei cittadini britannici, ma rinchiudere un numero crescente di persone per un tempo sempre maggiore senza cercare attivamente di cambiarle è una cosa da Inghilterra vittoriana.

La popolazione carceraria in Inghilterra e Galles ha raggiunto in maggio la cifra record di 85.201 persone, circa il doppio rispetto al 1992, anno in cui Clarke era ministro dell’Interno (in Italia sono circa 68mila). Clarke ha attaccato le politiche degli scorsi anni di maggiori detenzioni e maggiori investimenti sulla costruzione di carceri.

Oggi il Parlamento Scozzese deciderà se approvare significativi cambiamenti al sistema giudiziario scozzese, che sostituirebbero alle condanne minori delle pene alternative.
Il Criminal Justice and Licensing Bill mira a restringere il numero dei recidivi incrementando queste alternative alla prigione, sebbene i precedenti disegni per l’abolizione delle condanne brevi siano stati modificati spostando la soglia di applicazione da sei mesi a tre.

Nel suo discorso a Londra, Clarke ha parlato della necessità di ridurre l’uso delle detenzioni brevi, che rendono “virtualmente impossibile” riabilitare davvero i carcerati.
Parlando al programma Today di BBC radio 4, ha detto che c’è bisogno di una revisione delle condanne che si fondi sul concetto di punizione e sulla protezione del cittadino. Ha detto poi:

Dovremmo considerare la possibilità di sviluppare, parallelamente a quello che abbiamo fatto, degli espedienti per essere sicuri che i detenuti rilasciati non diventino recidivi. Dando loro la giusta dose di bastone e di carota dobbiamo essere sicuri che non si trovino a commettere di nuovo un crimine.

Dopo aver criticato l’aumento della popolazione carceraria nel periodo di amministrazione del Labour, il ministro ha spiegato come il governo abbia intenzione di servirsi del settore privato e delle associazioni di volontariato per trovare una casa, riabilitare e trovare lavoro ai carcerati rilasciati. Gli enti verrebbero retribuiti unicamente nel caso i loro sforzi conducessero ad un significativo calo dei casi di recidiva.

Queste riforme sperabilmente si ripagheranno da sole, riducendo i costi in altri settori del sistema giudiziario

Sullo stato del sistema carcerario e giudiziario e sul suo futuro si sono espressi anche membri dell’opposizione e addetti ai lavori. David Hanson, ministro ombra per gli Interni, ha detto che Clarke dovrebbe sostenere le sue idee stanziando fondi più consistenti per il sistema carcerario, sottolineando che la riabilitazione degli ex-detenuti comporta un investimento di risorse mentre, al contrario, Clarke pianifica di tagliare le risorse al Ministero della Giustizia e all’Istituto per la libertà vigilata del 25% nei prossimi 4 anni.

Il segretario generale dell’Associazione Direttori di Carcere (Prison Governors Association), Paddy Scriven, invece, ha confermato che il percorso di rieducazione ha avuto successo con i detenuti che hanno passato in prigione un periodo superiore ai sei mesi. Ha dichiarato:

Se possiamo concentrarci su questo mentre le condanne più corte diventano responsabilità di un servizio di libertà vigilata adeguatamente finanziato, allora stiamo effettivamente tagliando i costi, e stando attenti alla sicurezza pubblica.

Juliet Lyon, di Prison Reform Trust, ha confermato che il sistema ha bisogno di essere riformato perché non sta funzionando.

basta dare un’occhiata ai tassi di recidiva per le persone condannate a periodi brevi di reclusione: oltre il 60% degli ex-detenuti è stato arrestato di nuovo entro un anno dal rilascio.