La versione di Sepe

Che cosa ha detto il cardinale in conferenza stampa e nella "lettera aperta all'amata Chiesa di Napoli"

From right, Cardinal Angelo Bagnasco, who is both Genoa's archbishop and the head of the Italian Bishop's conference, and Cardinal Crescenzio Sepe share a word in Bressanone where Pope Benedict XVI is vacationing, near Bolzano, northern Italy, Sunday, Aug. 3, 2008. The pontiff sent Sunday his greetings to China before the Olympics and said he hopes the Games offer an example of coexistence between people from different places. Meeting the faithful Benedict said he will follow the Olympics with a sense of deep friendship and hopes the sports can represent "a pledge of brotherhood and peace among people." At left, Bressanone Bishop Wilhem Egger. (AP Photo/Alberto Pellaschiar)
From right, Cardinal Angelo Bagnasco, who is both Genoa's archbishop and the head of the Italian Bishop's conference, and Cardinal Crescenzio Sepe share a word in Bressanone where Pope Benedict XVI is vacationing, near Bolzano, northern Italy, Sunday, Aug. 3, 2008. The pontiff sent Sunday his greetings to China before the Olympics and said he hopes the Games offer an example of coexistence between people from different places. Meeting the faithful Benedict said he will follow the Olympics with a sense of deep friendship and hopes the sports can represent "a pledge of brotherhood and peace among people." At left, Bressanone Bishop Wilhem Egger. (AP Photo/Alberto Pellaschiar)

Questa mattina il cardinale e arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe ha tenuto una conferenza stampa e diffuso una lettera aperta, per dare la sua versione dei fatti che lo riguardano e che hanno portato la procura di Perugia a emettere un avviso di garanzia nei suoi confronti.

Il trasferimento da Roma
In questi giorni si è detto che la decisione di Ratzinger di trasferire Sepe da Roma a Napoli sia stata dovuta proprio alla disinvoltura dei rapporti del cardinale con certi ambienti romani. Sepe smentisce questa versione. “Papa Benedetto XVI mi chiese con una certa insistenza di rimanere a Roma”.

La casa per Bertolaso
Riguardo il caso dell’appartamento per Guido Bertolaso, Sepe dice che “la sua [di Bertolaso, ndr] esigenza mi venne rappresentata dal dott. Francesco Silvano. In prima istanza, gli feci avere ospitalità presso il Seminario, ma mi furono rappresentati problemi di inconciliabilità degli orari, per cui incaricai lo stesso dott. Silvano di trovare altra soluzione, della quale non mi sono più occupato, né sono venuto a conoscenza, sia in ordine alla ubicazione e sia in ordine alle intese e alle modalità”.

La casa per Lunardi
Poi c’è la questione della casa venduta a Pietro Lunardi a un prezzo di favore. “Ebbene”, scrive Sepe, “si trattava di un immobile che presentava, in maniera evidente e seria, segni di vecchiaia e di precarietà, rappresentati più volte anche dagli stessi inquilini. Fu disposto un sopralluogo ricognitivo eseguito dai tecnici della Congregazione, i quali fecero anche una valutazione dei lavori necessari, preventivando anche la spesa che fu ritenuta troppo onerosa per le casse della Congregazione, per cui venne presa in considerazione l’opportunità della vendita. Gli stessi tecnici ne stimarono il valore, tenendo conto, evidentemente, delle condizioni dello stabile e del fatto che era occupato da inquilini il che, di per sé, comportava una sensibile decurtazione, come è noto. Fu detto che l’on. Lunardi aveva espresso il proprio interesse all’acquisto e fu avviata una trattativa che si concluse sulla base della valutazione fatta e di quella che si aggiunse attraverso il coinvolgimento di un istituto di credito, per la concessione di un mutuo. La somma, incassata peraltro immediatamente, fu quella riportata dalla stampa e che venne trasferita all’APSA (Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica), perché fosse destinata a tutta l’attività missionaria nel mondo”.

La mensa in piazza di Spagna
La terza questione riguarda i lavori di ristrutturazione di un palazzo di Propaganda Fide in piazza di Spagna, a Roma. Secondo la Procura di Perugia è la conferma di un patto di corruzione tra il cardinale Sepe, Lunardi e la cricca di Balducci. Pietro Lunardi, da ministro delle infrastrutture, autorizzò un finanziamento di due milioni di euro per ristrutturarlo, nonostante quell’edificio fosse in «zona extraterritoriale»: proprietà del Vaticano, insomma, territorio straniero. Sepe ha detto che “l’edificio aveva subito una modificazione strutturale, nel senso che era stato registrato un notevole distacco della parete determinato, secondo gli accertamenti tecnici effettuati, da infiltrazioni di acqua sotto il fabbricato e dalle continue vibrazioni causate dal passaggio della vicina metropolitana. Fu accertata la competenza dello Stato Italiano e furono eseguiti lavori di ripristino e ristrutturazione, con onere parzialmente a carico della pubblica amministrazione”.

I tre consulenti
“In tutta questa attività e rispetto ai casi sopra indicati”, ha detto Sepe, “come pure in altre situazioni precedenti o successive, mi sono sempre avvalso della consulenza specifica di tre persone che avevano titoli ed esperienza per assicurarmi, in ragione della loro attività professionale, un qualificato contributo di pensiero e di soluzione: il dott. De Lise, magistrato; il dott. Balducci, all’epoca Provveditore alle Opere Pubbliche del Lazio; il dott. Silvano, amministratore dell’Ospedale Bambin Gesù, mio collaboratore già durante il Giubileo”.

I bilanci
Il cardinale Sepe ci tiene a far sapere che i bilanci della congregazione, sotto la sua gestione, sono stati “puntualmente approvati dalla Prefettura per gli affari economici e dalla Segreteria di Stato, la quale, con una lettera, inviatami a conclusione del mio mandato di Prefetto, volle finanche esprimere apprezzamento e stima per la gestione amministrativa”.