Ancora su Finmeccanica

Le indagini partono dall'inchiesta che portò agli arresti di Mokbel e dell'ex senatore Di Girolamo

Nonostante le parziali smentite della procura di Roma, i giornali di oggi continuano a seguire da vicino il presunto utilizzo di fondi neri da parte di Finmeccanica per ottenere nuovi appalti e commesse. Le indagini si ricollegano all’inchiesta sul riciclaggio che portò agli arresti dell’imprenditore Gennaro Mokbel e l’ex senatore PDL Nicola di Girolamo. I magistrati vogliono capire la natura dei rapporti tra l’affarista romano e uno dei principali consulenti di Finmeccanica, Lorenzo Cola, molto vicino al presidente Pierfrancesco Guarguaglini.

Stando agli ultimi dettagli forniti da Repubblica, nel 2007 Mokbel avrebbe investito otto milioni di euro in una operazione estero su estero in una partecipata di Finmeccanica, la Digint. Per verificare le transazioni, il pubblico ministero ha avviato alcune rogatorie negli Stati Uniti e in Europa.

“Ahò, sò cinque mesi che avemo tirato fori li sordi e nun avemo visto ‘no straccio de contratto”, dice Mokbel a metà febbraio del 2008. E l’ex senatore del Pdl Nicola Di Girolamo invita alla calma: “Abbiamo costruito questa holding con i crismi e secondo i dettami che avevamo concordato. E’ quella che consentirà a tutti di fare il salto di qualità. E’ ineccepibile, tecnicamente perfetta, è lo strumento più asettico e qualificato per sedersi a qualsiasi tavolo. Attraverso quest’operazione di Finmeccanica, che è il fiore all’occhiello che potremo rivenderci domani mattina… Che solo una holding del genere potevi entrare in Finmeccanica. Anzi addirittura Finmeccanica ha chiesto una partecipazione attraverso un fondo lussemburghese”. Il gruppo di Mokbel pensava di ricavare 500 milioni di euro dalla cessione di Digint a Finmeccanica. Ed è in questo quadro che gli inquirenti collocano la visita che, il 6 maggio 2008, Marco Toseroni e un avvocato fanno negli uffici romani del colosso pubblico, “per incontrare il direttore generale Zappa e meglio definire i rapporti strategici”. Finito l’incontro, Toseroni informa Di Girolamo, che presto sarà interrogato.

I contratti per la Digint continuano a non arrivare e nel giugno del 2008 Mokbel scopre di avere alcune cimici nel proprio ufficio del Parioli collocate dagli investigatori. L’imprenditore decide allora di fermarsi e di far saltare l’affare.

Sempre su Repubblica, in un lungo retroscena, Carlo Bonini sposta lo sguardo verso gli Stati Uniti e le operazioni condotte nel paese da Finmeccanica. La commessa degli elicotteri ordinati alla società italiana dal presidente George W. Bush e poi annullata da Barack Obama per i costi troppo alti (si era passati da 6 a 13 miliardi di dollari) è solamente una delle operazioni poco trasparenti condotte da Finmeccanica oltreoceano. Si tratta di «una seconda, cruciale acquisizione di Finmeccanica sul mercato statunitense che entra ora nell’orizzonte dell’inchiesta sui fondi neri all’estero»:

Come la prima, ha le stimmate di Lorenzo Cola, il “facilitatore” in tre continenti (Asia, Africa, Nord America) del presidente e amministratore delegato di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini, il “consulente” che sappiamo commensale e socio in affari del “nero” Gennaro Mokbel. Parliamo dell’acquisizione della “Drs Technologies Inc”. E di un anno, il 2008, in cui alla banda Mokbel vengono aperte le porte della terza industria militare più importante al mondo.

Tra i principali contractor della difesa americana, la Drs Technologies viene acquisita nel 2008 da Finmeccanica per 5,2 miliardi di dollari: per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, una società europea entra in possesso di una risorsa strategica per la difesa e l’intelligence statunitense. La SEC, l’organismo di controllo della Borsa valori USA, vuole vederci chiaro nell’operazione e avvia una procedura per insider trading nei confronti dell’ingegnere meccanico Cristian De Colli, che viene condannato a restituire il denaro ottenuto con alcune operazioni finanziarie a pochi giorni dell’acquisizione di Drs Technologies da parte di Finmeccanica. De Colli aveva informazioni privilegiate grazie alle quali aveva potuto speculare in Borsa raccogliendo quasi 2,6 milioni di dollari.

La vicenda appare sospetta, osserva Bonini, perché De Colli ha appena 28 anni, ha stranamente a disposizione una ingente quantità di denaro e riesce a ottenere informazioni di prima mano, utili per fare insider trading. Un legame tra la singola vicenda e l’operazione Finmeccanica non è ancora emerso chiaramente, ma potrebbe costituire un nuovo importante tassello dell’inchiesta di Roma.