La figuraccia del quotidiano del Partito Comunista cinese con un crucipuzzle


Si chiama “Pasoori” e parla di un amore difficile, secondo molti una metafora delle relazioni tra i due paesi

Winston Churchill è odiato, temuto e isolato. Come il Regno Unito, in un certo senso. Il suo partito non lo vuole [Continua]

Si chiamano “Italian brainrot”, raffigurano animali surreali e sono accompagnati da filastrocche volgari: capirli non è il punto

Un riassunto delle cose di cui si è parlato di più in questi ultimi 12 mesi, dalle dimissioni di Raf Simons da Dior all'ascesa di Gigi Hadid

Una recente scoperta nella Striscia di Gaza ha fatto riemergere vecchie questioni che continuano a dividere ancora oggi

Il racconto di Paolo Virzì ai funerali di Ettore Scola, che si sono tenuti oggi a Roma

Figlia della "coppia preferita d'America", era destinata a essere famosa: ma si meritò la celebrità facendo bene moltissime cose, tra un eccesso e l'altro

«Il ranger del Texas mi piaceva e mi piaceva parlare come lui. Imparavo un sacco di parole nuove: “cribbio”, “tanghero”, “scartoffie”. Per questo, in tutte le classi in cui mi è capitato di insegnare, ho fatto in modo che le alunne e gli alunni lo conoscessero»

Un partito, un movimento religioso, un gruppo terroristico, una rete di fondazioni e società: ha un'ala militare e una politica, e il rapporto tra le due è cambiato nel tempo

«L’accostamento di queste esperienze può apparire mitomane, dato che Kim Tae-hyung è una delle star più esposte al mondo e io no, ma nasce da una radice che è identica ovunque e tocca chiunque viva il proprio mestiere in quella dimensione pubblica che, in scala grande o piccola, chiamiamo fama»

Ora sono bravi tutti, ma un articolo e un libro scritti prima delle elezioni americane avevano raccontato loro – e le loro ragioni – senza le solite scorciatoie e stereotipi

Per centinaia di anni i libri non le avevano, poi sono arrivati l'era industriale, il mercato e la necessità di rendere un testo appetibile e riconoscibile ai clienti

«Da ragazzino negli anni novanta avevo il sogno di fare un giorno il periplo del Mediterraneo, non sapevo che le instabilità politiche si sarebbero moltiplicate. Oggi un viaggio di quel tipo sarebbe impensabile. Mi sono rifatto seguendo le rotte dei corsari. Sulla mia scrivania, per tanti anni, ho tenuto una grande mappa satellitare del Mediterraneo su cui, quando potevo, riposizionavo segnalini per aggiornare gli spostamenti delle navi. Ci sono voluti quasi sei anni per arrivare a un database di circa novemila fatti citati nei vari libri di storia o nei lavori di ricerca accademica»

Ci riflette Mark Thompson, amministratore delegato del New York Times, nel suo libro sulla "fine del dibattito pubblico"

Il presidente della Repubblica ha giurato e ha rivolto un discorso duro e commosso al Parlamento

«Se fin dagli inizi del secolo scorso la cultura della città pare aver smussato gli spigoli dello stigma della malattia mentale, oggi questo insistere su “Trieste-la repubblica dei matti”, “Trieste, se no xe mati no li volemo” sta riducendo un lungo e sofferto percorso a slogan, la città a brand e la pazzia a vezzo, e questo non mi convince affatto. Mitizzare è un modo come un altro, solo apparentemente più nobile, per svuotare di significato la storia e le persone che hanno fatto la storia»

«La prima volta che ci sono venuto, nel 2001, i ricchi non esistevano o quasi. C’era solo il re con la sua corte. Al terzo viaggio ho deciso che volevo andare a conoscere i guerriglieri maoisti. Un giorno sono salito su un tuktuk a pedali e il conduttore ha cercato l’indirizzo su Google Maps»

Storie concentriche di candidate controverse, moschee mai costruite e accuse di radicalizzazione, in una città dove parlarne è ancora molto delicato
