hanno tutti ragione

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Orrore e balene

«La prima scoperta che ho fatto sulle balene è che ne sappiamo ancora pochissimo. Nel 1850 il poco che se ne sapeva proveniva dal sezionamento dei loro cadaveri. Credo che la ragione principale per cui "Moby Dick" arriva fino ai giorni nostri è che si pone una domanda che ci assilla da sempre, e che torna in questi mesi ad assillarci più che mai: che forma ha – dove abita – il male? Achab sente tutta l’oscurità degli abissi addensarsi nel corpo di quella balena bianca. Quando un giorno mi ci trovai vicino, a una formazione di balene, mi resi conto che non era poi un’idea così assurda»

Orrore e balene

San Luca, commissariato due volte

«Nel 2024 in questo paese della Calabria commissariato per ‘ndrangheta non si è votato perché non c’era nessuna lista e nessun candidato. La spiegazione che danno le istituzioni è la paura della ‘ndrangheta o dello scioglimento del comune per infiltrazione di ‘ndrangheta. La vera ragione è la radicalizzazione di un sentimento anti-Stato che, oltre a essere un problema di ordine pubblico, è un problema politico e un pericolo per la democrazia. Questa radicalizzazione fomenta e si nutre di ‘ndrangheta, certo, ma paradossalmente può diffondersi molto più della ‘ndrangheta stessa»

San Luca, commissariato due volte

Scendere in campo, a Venezia

«Nelle grandi città italiane, ma anche in quelle più piccole, è molto raro vedere qualcuno che giochi per strada. Non è più un’abitudine, al massimo si va nei parchi, ma poi ci sono le palestre, le scuole calcio, eccetera. In molti casi, i bambini nemmeno lo sanno che si giocava per strada e che si potrebbe ancora, i genitori non glielo hanno insegnato. A Venezia, senza una ragione o regola particolare, avviene il contrario. Ed è come se tutti i discorsi sul futuro delle città qui trovassero un potenziale sbocco»

Scendere in campo, a Venezia

Mi chiamo Viola e ho un problema con le boygenius

«Un’ossessione non si nutre mai di solo riconoscimento della bravura di qualcuno. C’è sempre un gancio personale profondo, qualcosa di intangibile che risponde alla necessità inespressa di essere vista. Di riconoscere in qualcun altro un’esperienza condivisa, un modo simile di scandagliare l’esistenza. Nel caso delle boygenius, al di là dell’ammirazione per tre ragazze abbastanza spudorate da paragonarsi ai Beatles, a Crosby, Stills & Nash o ai Nirvana, ho capito che per me la ragione è la loro amicizia, l’assoluta priorità che – intervista dopo intervista, canzone dopo canzone, concerto dopo concerto – Bridgers, Dacus e Baker danno al loro rapporto, identificato ancora e ancora come un’ancora di salvezza, per riuscire dopo tanta solitudine a sentirsi davvero accettati e protetti»

Mi chiamo Viola e ho un problema con le boygenius
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