• Mondo
  • Domenica 28 dicembre 2025

I Paesi Baschi sono pieni di bandiere della Palestina

C'entrano ragioni storiche, culturali, e persino uno dei più famosi dipinti di Pablo Picasso

Bandiere palestinesi su un palazzo nella città vecchia di Bilbao
Bandiere palestinesi su un palazzo nella città vecchia di Bilbao (Matteo Castellucci/il Post)
Caricamento player

Nei Paesi Baschi le bandiere palestinesi sono dappertutto. Ce ne sono tantissime alle finestre e sui balconi delle case, dove sono assai più frequenti che in Italia e in altri paesi europei. Ce ne sono anche in posti in cui altrove è raro osservarle: sui municipi, all’entrata delle scuole, nelle vetrine dei negozi. I loro colori vengono spruzzati sui muri con le bombolette spray. A Bilbao sono così diffuse che i negozi di souvenir le vendono insieme all’ikurrina, la bandiera della comunità autonoma basca interna alla Spagna.

La capillarità delle bandiere palestinesi nei Paesi Baschi dipende da fattori storici, culturali e politici. Alcuni sono condivisi con la Spagna, che di suo è già il paese più filopalestinese in Europa assieme all’Irlanda. Altri sono locali e si spiegano con la forte e radicata vicinanza alla Palestina della società basca.

A Bilbao (Matteo Castellucci/il Post)

In generale l’attenzione alle minoranze oppresse e al rispetto dei diritti umani è un grosso tema della politica spagnola, per reazione ai quasi quarant’anni della dittatura militare di Francisco Franco, finita soltanto nel 1975.

Nei Paesi Baschi la vicinanza alla Palestina è ulteriormente accentuata dalla presenza di un forte movimento nazionalista e dalla storia della regione. Il primo sovrappone l’oppressione israeliana a Gaza e in Cisgiordania a quanto fatto per decenni dal governo spagnolo, che cercò di reprimere e in certi casi cancellare l’identità basca. La lotta armata del principale gruppo terroristico basco, l’ETA, si è conclusa solo 14 anni fa con il suo disarmo in seguito a un accordo col governo centrale.

– Leggi anche: Come si negozia un accordo fra uno stato e un gruppo terrorista

La causa indipendentista basca, soprattutto a sinistra, si identifica molto con quella palestinese. Spesso sulle stesse case che espongono la bandiera della Palestina c’è anche quella bianca dell’Etxerat, l’associazione dei familiari degli ex militanti dell’ETA incarcerati dalla Spagna, nata per chiedere il rispetto dei loro diritti umani.

La solidarietà rispetto a quanto avvenuto a Gaza negli ultimi anni è molto forte anche per un episodio della storia contemporanea basca, spagnola ed europea. È nei Paesi Baschi che si trova Guernica, la città distrutta dal bombardamento nazista (a cui parteciparono anche aerei italiani) durante la guerra civile spagnola degli anni Trenta, che per molti versi fu una specie di preludio della Seconda guerra mondiale. In questo caso il parallelismo è fra i bombardamenti indiscriminati compiuti da Franco, e dai regimi fascisti suoi alleati, e quelli dell’esercito israeliano a Gaza.

Diverse bandiere e murales in sostegno della Palestina riproducono i particolari del quadro di Picasso che ha contribuito a rendere così conosciuto il bombardamento ed è diventato un simbolo antimilitarista tra i più riprodotti del Novecento.

Non è un caso che Guernica sia stata scelta per la conferenza stampa di presentazione della storica partita amichevole tra la nazionale di calcio palestinese e quella basca (che a differenza di quella palestinese non è riconosciuta dalle federazioni internazionali). Si è giocata il 15 novembre e aveva come obiettivo quello di raccogliere fondi per l’assistenza ai civili palestinesi. Sulle tribune dello stadio San Mamés di Bilbao c’erano più di 50mila spettatori. I calciatori palestinesi hanno raccontato di essere rimasti impressionati dalla solidarietà della popolazione basca.

Un murale a Guernica. La scritta ai lati della bandiera dice: «Palestina libera!» (Matteo Castellucci/il Post)

Il sostegno locale alla Palestina, la scorsa estate, era stato molto visibile anche durante la Vuelta di Spagna, la terza più importante corsa a tappe del ciclismo mondiale. La tappa di Bilbao era stata fatta finire tre chilometri prima e senza un vincitore a causa delle proteste filopalestinesi che l’avevano interrotta. Veniva contestata soprattutto la partecipazione alla Vuelta di una squadra israeliana creata per celebrare l’immagine del paese all’estero. Alle proteste a Bilbao le bandiere palestinesi erano affiancate a quelle basche, altrettanto numerose.

– Leggi anche: Su Israele e Palestina, la Spagna è diversa