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  • Lunedì 15 dicembre 2025

L’attivista di Hong Kong Jimmy Lai è stato dichiarato colpevole

Di aver violato la legge sulla "sicurezza nazionale", in un processo diventato emblematico della repressione cinese sulla città

Jimmy Lai al momento dell'arresto, nell'agosto del 2020
Jimmy Lai al momento dell'arresto, nell'agosto del 2020 (AP Photo)
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A Hong Kong l’imprenditore dei media e attivista per la democrazia Jimmy Lai è stato giudicato colpevole in un processo diventato emblematico dell’erosione delle libertà civili nella città e dell’autonomia del suo sistema giudiziario dalla Cina. Lai ha 78 anni, è uno dei principali oppositori del governo cinese ed è in carcere dal dicembre del 2020. La pena verrà stabilita in un’udienza successiva – fissata per il 12 gennaio – e i reati contestati a Lai prevedono anche l’ergastolo. Quando verrà decisa la pena, i suoi legali decideranno se fare appello.

Lai era accusato di «cospirazione per colludere con forze straniere», ossia di aver cospirato contro il governo cinese perché avrebbe chiesto agli Stati Uniti e al Regno Unito (di cui ha la cittadinanza) di imporre sanzioni contro la Cina, e di aver contribuito all’organizzazione delle grandi proteste per la democrazia del 2019. Il giudice ha sostenuto che Lai abbia «nutrito il suo risentimento e il suo odio [per la Cina] per molta della sua vita adulta». Lai si è sempre detto innocente.

Il verdetto di colpevolezza era ampiamente previsto: finiscono quasi sempre così i casi sulla cosiddetta “sicurezza nazionale”, cioè quelli basati sulla controversa legge introdotta nel 2020 dal regime per esercitare maggiore controllo su Hong Kong e limitarne la libertà di stampa. Il caso di Lai, assai seguito anche all’estero, è stato il più grosso di quelli in cui è stata applicata la legge.

– Leggi anche: Il processo che racconta come è finita la libertà di Hong Kong

Sostenitori di Jimmy Lai fuori dal tribunale, il 15 dicembre

Sostenitori di Jimmy Lai fuori dal tribunale, il 15 dicembre (Keith Tsuji/Getty Images)

Come prove del reato di cospirazione, la procura ha citato i contatti di Lai con politici statunitensi durante il primo mandato presidenziale di Donald Trump, tra il 2017 e il 2021, quindi per la maggior parte prima dell’entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale. Il tribunale gli ha inoltre contestato un intervento del 2020 sul New York Times in cui Lai suggeriva modi per fare pressione sul governo cinese, per esempio revocando i visti di studio ai figli dei funzionari.

Lai era conosciuto all’estero per il ruolo che per anni ha avuto nell’opporsi alla progressiva erosione delle libertà civili a Hong Kong, dopo che nel 1997 il Regno Unito restituì l’ex colonia alla Cina. Nel 1995 aveva fondato Apple Daily, un quotidiano indipendente che divenne espressione del movimento pro democrazia. Nel 2014 e poi nel 2019 Lai si espresse pubblicamente a favore delle grandi proteste per la democrazia, di cui il giornale divenne la voce, prima di essere obbligato a chiudere nel 2021.

La polizia fuori dal tribunale di Hong Kong

La polizia fuori dal tribunale di Hong Kong (EPA/MAY JAMES)

Durante l’ultima fase del processo, iniziato a dicembre del 2023 e finito lo scorso agosto, la famiglia di Lai ha sollevato preoccupazioni sulla sua salute. È malato di diabete e i suoi avvocati hanno riferito che ha sofferto di palpitazioni. In questi giorni la figlia Claire Lai ha scritto sul Washington Post che l’isolamento, cioè il regime carcerario a cui Lai è sottoposto da oltre 1.800 giorni, «si sta facendo sentire sul suo corpo». La famiglia ha denunciato che non gli è stato consentito di farsi visitare da medici esterni.

John Lee, il governatore di Hong Kong che è un fedele sostenitore del Partito Comunista Cinese, ha celebrato la sentenza contro Lai. I gruppi per i diritti civili l’hanno definita «una crudele farsa giudiziaria».

È probabile che il futuro di Lai dipenda almeno in parte dalla diplomazia. È un convinto sostenitore di Trump, che in passato aveva promesso che avrebbe fatto «tutto il possibile» per farlo uscire di prigione, ma non è scontato che il governo cinese accetti di inserirlo nelle trattative con gli Stati Uniti, che vertono principalmente sulla guerra commerciale e sui dazi. Funzionari della Casa Bianca hanno detto che Trump ha parlato del caso di Lai col presidente cinese Xi Jinping, quando a ottobre si sono visti in Corea del Sud.

La condanna di Lai è arrivata in settimane complicate per il governo di Hong Kong, dove a fine novembre almeno 160 persone sono morte nel grave incendio di un complesso residenziale. Il governo locale ha deciso preventivamente di reprimere il dissenso, per evitare che la rabbia e la commozione si trasformino in un movimento politico, come successo in passato anche grazie a Lai.

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