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  • Giovedì 28 maggio 2020

Hong Kong sta per cambiare per sempre

La Cina ha approvato un controverso disegno di legge che le darà un maggiore controllo su Hong Kong: secondo gli attivisti pro-democrazia limiterà le libertà e l'autonomia della regione speciale

Il presidente cinese Xi Jinping vota la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, Pechino, 28 maggio 2020 (AP Photo/Mark Schiefelbein)
Il presidente cinese Xi Jinping vota la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, Pechino, 28 maggio 2020 (AP Photo/Mark Schiefelbein)

L’Assemblea Nazionale del popolo della Cina, massima autorità legislativa della Repubblica popolare, ha approvato quasi all’unanimità la controversa legge sulla sicurezza nazionale che darà alla Cina un maggiore controllo su Hong Kong, la regione amministrativa speciale dove da quasi un anno vanno avanti grandi proteste per chiedere maggiore democrazia.

Il testo passerà ora al Comitato permanente del Partito comunista e potrebbe essere trasformato in legge entro tre mesi. Per gli attivisti pro-democrazia la nuova legge è un tentativo del governo cinese di mettere fine alle proteste e di violare i diritti riconosciuti dalla Legge Fondamentale di Hong Kong, come la libertà di parola.

I contenuti dettagliati di questa nuova legge non sono ancora noti, ma avranno lo scopo di bloccare le attività terroristiche a Hong Kong, di vietare gli atti di «sedizione, sovversione e secessione» e le «interferenze straniere negli affari locali». Serviranno a reprimere, dunque, qualsiasi atto che possa essere considerato come minaccia alla sicurezza nazionale. I gruppi di attivisti potrebbero essere duramente colpiti, i tribunali potrebbero stabilire lunghe pene detentive per le violazioni e «le temute agenzie di sicurezza cinesi potrebbero operare apertamente in città», scrive il New York Times.

Diversi esperti ritengono che la nuova legge darà la possibilità all’intelligence cinese di lavorare piuttosto liberamente a Hong Kong, e quindi di prendere di mira i leader delle proteste a favore della democrazia. La legge potrebbe poi valere non solo nei confronti dei singoli individui ma anche delle organizzazioni, cosa che potrebbe mettere a rischio la difesa dei diritti umani nella regione, così come altri gruppi critici nei confronti della Cina.

– Leggi anche: Come Hong Kong ha superato la seconda ondata

Non è chiaro se il governo cinese abbia l’autorità per farlo: Hong Kong è infatti un territorio semi-autonomo il cui statuto garantisce alle autorità locali la competenza sull’ordine pubblico. L’interpretazione dei politici filocinesi è che il governo centrale abbia comunque l’autorità per imporre queste norme, in situazioni eccezionali, mentre gli attivisti per la democrazia e l’associazione degli avvocati di Hong Kong ritengono che non possa farlo in nessun caso.

Leggi simili sono già state fatte in Cina per mettere a tacere l’opposizione nei confronti del Partito Comunista proprio dal Comitato che redigerà le regole che saranno poi valide a Hong Kong, con divieti molto ampi. Un emendamento approvato martedì ha ad esempio allargato la definizione dagli «atti» alle «attività» punibili, ha scritto il South China Morning Post, facendo diventare di fatto la legge ancora più restrittiva.

Il Comitato permanente del Partito comunista sta lavorando al testo in autonomia, senza consultare gli esperti di Hong Kong, e una volta che la legislazione sarà scritta, il governo di Hong Kong nominato da Pechino sarà tenuto a renderla immediatamente valida. Solo allora si saprà concretamente fino a che punto l’autonomia di Hong Kong sarà preservata e quanto la Cina rafforzerà la sua presa. Il disegno di legge, annunciato qualche giorno fa, ha già provocato forti proteste a Hong Kong e centinaia di nuovi arresti.

Questa situazione sta creando molti timori e preoccupazioni anche a livello internazionale. Ieri il segretario di Stato USA Mike Pompeo ha detto che, considerati gli ultimi sviluppi, «Hong Kong non è più autonoma dalla Cina», con la conseguenza di potenziali ripercussioni economiche e la possibile fine del rapporto privilegiato degli Stati Uniti con l’ex colonia. Questo avrebbe conseguenze non solo per Hong Kong, ma anche per la Cina e per molte società americane che operano soprattutto finanziariamente a Hong Kong. Le Nazioni Unite hanno a loro volta previsto che la proposta di legge «minerà l’alto grado di autonomia e libertà di Hong Kong, come garantito dalla Dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984, che è stata registrata con le Nazioni Unite come un trattato legalmente vincolante».