Il presidente della Colombia non vuole scendere a compromessi con Trump
Invece che adularlo, da mesi Gustavo Petro scambia accuse e ritorsioni: i rapporti fra i due paesi sono diventati pessimi

Il presidente statunitense Donald Trump e quello colombiano Gustavo Petro hanno pessimi rapporti. Da mesi i due si scambiano accuse reciproche, ritorsioni, dazi e altri torti: lo scontro oggi è quasi totale, tanto che in Sudamerica Trump ha un atteggiamento più ostile solo verso il dittatore venezuelano Nicolás Maduro. È un cambio di direzione notevole, dato che la Colombia è stata per decenni il principale alleato degli Stati Uniti nella regione e i due paesi hanno stretti rapporti di collaborazione nel contrasto al narcotraffico.
Petro è un ex guerrigliero, è in carica dal 2022 ed è il primo presidente della Colombia di sinistra: è molto lontano politicamente da Trump, e i loro rapporti sono stati complicati da subito. Mentre negli ultimi mesi molti leader mondiali hanno imparato come relazionarsi con il presidente statunitense, perlopiù adulandolo, Petro si è sempre mostrato particolarmente duro e poco propenso ai compromessi.
A fine gennaio il governo di Petro non aveva accettato due voli militari che rimpatriavano migranti colombiani espulsi dagli Stati Uniti: il presidente chiedeva un trattamento più «rispettoso», e voleva per esempio che fossero usati voli civili e non militari. Nel giro di poche ore Trump aveva annunciato dazi al 50 per cento per la Colombia. La crisi si era risolta presto, ma i toni si erano alzati subito e i due avevano mostrato di piacersi poco.

Gustavo Petro durante un comizio a Ibagué, il 3 ottobre 2025 (AP Photo/ Fernando Vergara)
Dopo un periodo di relativa calma, a cui ha contribuito la limitazione al 10 per cento dei dazi statunitensi sulla Colombia (la quota base decisa dall’amministrazione Trump), a fine marzo il viaggio in Colombia della segretaria alla Sicurezza nazionale Kristi Noem è stato un fallimento e a giugno il presidente colombiano ha accusato il segretario di stato statunitense Marco Rubio di pianificare un colpo di stato in Colombia (poi ha cercato di ritrattare).
Le cose sono ancora peggiorate a partire da settembre, quando gli Stati Uniti hanno iniziato una serie di operazioni militari contro barche accusate di trasportare droghe illegali nel mar dei Caraibi, vicino al Venezuela, e poi anche nell’oceano Pacifico, al largo della Colombia. In questi attacchi sono state uccise oltre 70 persone: Petro li ha definiti «omicidi», Trump ha risposto sospendendo tutti gli aiuti economici che gli Stati Uniti erogavano alla Colombia, che nel 2024 valevano 377 milioni di dollari.
Petro è tornato più volte sulla questione, soprattutto dopo che in un attacco a una barca gli Stati Uniti hanno ucciso un uomo colombiano che poi è stato identificato come un pescatore: «Forse trasportava pesce, o magari trasportava davvero cocaina, ma non era stato condannato a morte. Non c’era motivo di ucciderlo», ha detto Petro. Gli Stati Uniti non hanno mai portato prove della presenza sulle imbarcazioni di narcotrafficanti, e le operazioni militari sono state molto criticate e ritenute illegali. Petro ha detto che Trump dovrebbe essere processato per crimini di guerra, Trump ha definito Petro «debole coi narcotrafficanti» e poi lui stesso «un narcotrafficante».
– Leggi anche: I contestati attacchi degli Stati Uniti alle barche che partono dal Venezuela
A fine settembre Petro è andato a New York per partecipare all’annuale Assemblea Generale delle Nazioni Unite: ha tenuto un comizio a favore della Palestina e ha invitato i militari statunitensi a disobbedire agli ordini che arrivano dall’amministrazione Trump. Il segretario di Stato Rubio gli ha cancellato il visto, di fatto espellendolo dal paese.

Donald Trump firma un ordine esecutivo il 20 gennaio 2025 (AP Photo/Evan Vucci, File)
Un mese dopo, il 25 ottobre, il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha imposto sanzioni finanziarie contro Petro, sua moglie, suo figlio e il ministro dell’Interno colombiano Armando Alberto Benedetti, accusando il governo colombiano di essere complice di gruppi criminali. Mercoledì Petro ha ordinato di sospendere la condivisione di informazioni di intelligence con il governo statunitense finché gli Stati Uniti non smetteranno di attaccare le barche. L’amministrazione Trump ha minacciato in più occasioni di aumentare i dazi, cosa che varie fonti descrivono come imminente.
La distanza politica fra Trump e Petro è una componente importante in questa lunga serie di problemi. L’amministrazione statunitense ha mostrato un approccio molto risoluto verso i paesi dell’America Latina: sostiene apertamente ed economicamente i governi che ritiene vicini politicamente, come quelli di Argentina e El Salvador, e contrasta altrettanto apertamente quelli guidati da governi di sinistra, come Brasile e Colombia. In Venezuela Trump ha autorizzato operazioni militari e missioni segrete per cercare di rovesciare il regime di Maduro.
Uno dei principali consiglieri di Trump sulla Colombia è il senatore dell’Ohio Bernie Moreno, nato in Colombia e fortemente critico nei confronti di Petro: ha fornito all’amministrazione un dossier con i suggerimenti sulle politiche da adottare, illustrato con immagini di Petro e Maduro con la divisa dei carcerati, create con l’intelligenza artificiale.
Petro è invece all’ultimo anno del suo mandato da presidente, non può essere rieletto e ha avuto molti problemi di politica interna. Tra le altre cose, il programma di “pace totale” che aveva promesso con i vari gruppi terroristici ancora attivi nel paese non si è completato: l’opposizione radicale alle politiche di Trump e del suo governo è molto popolare e utile per lui a recuperare sostegno e credibilità interna. Per Trump e Petro, a questi motivi politici si aggiungono poi un’antipatia personale reciproca, comuni impulsività e scarsa disponibilità al compromesso.
Se gli scontri andranno avanti almeno fino all’elezione del prossimo presidente colombiano, fra maggio e giugno del 2026, è possibile che i dazi statunitensi aumentino, cosa che avrebbe conseguenze pesanti sull’economia colombiana: il 30 per cento delle esportazioni del paese (soprattutto di olio, caffè, frutta, fiori e oro) è diretto agli Stati Uniti.
La rottura delle relazioni potrebbe compromettere anche decennali sforzi per limitare i gruppi criminali di narcotrafficanti: dagli anni Novanta governo ed esercito statunitensi hanno collaborato con la Colombia in operazioni che avevano l’obiettivo di ridurre la produzione e il commercio di cocaina. Una buona parte degli aiuti alla Colombia, ora sospesi, era destinata alle forze di sicurezza colombiane e al contrasto del traffico di droga.



