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  • Mercoledì 5 novembre 2025

Il generale Almasri è stato arrestato in Libia

È accusato di avere ucciso una persona migrante e averne maltrattate altre: se ne sta discutendo di nuovo anche in Italia

Najim Osama Almasri in una foto senza data pubblicata dalla piattaforma fawaselmedia.com. (ANSA/COURTESY FAWASELMEDIA.COM)
Najim Osama Almasri in una foto senza data pubblicata dalla piattaforma fawaselmedia.com. (ANSA/COURTESY FAWASELMEDIA.COM)
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Najim Osama Almasri, il capo della polizia giudiziaria della Libia, è stato arrestato nella capitale Tripoli. Almasri era finito al centro di un grosso caso politico all’inizio del 2025, quando era stato prima arrestato dalle autorità italiane e poi riportato in Libia per decisione del governo di Giorgia Meloni, che da allora ha dato ricostruzioni sulla vicenda piuttosto contraddittorie.

La procura libica ha detto che Almasri è stato arrestato per la tortura di 10 persone migranti trattenute in uno dei centri di detenzione di cui è responsabile, e per la morte di una di queste a causa delle violenze subite. In Libia sono attivi decine di questi centri, in cui gli stupri, le torture e le violenze contro i migranti sono quotidiane.

Da diversi anni nei confronti di Almasri era stato emanato un mandato della Corte penale internazionale, il principale tribunale per crimini di guerra e contro l’umanità: è accusato di omicidi, torture, stupri e altri gravi crimini.

– Leggi anche: La cosa più bizzarra fatta dal governo italiano sul caso di Almasri

Oltre ad essere il capo della polizia giudiziaria del paese, Almasri è considerato un importantissimo funzionario di una delle milizie che governano di fatto la Libia, in cui è in corso una guerra civile dal 2011.

Non è chiaro perché Almasri sia stato arrestato proprio adesso. Da anni aveva incarichi molto rilevanti nella polizia giudiziaria del governo che controlla la capitale Tripoli. A maggio però la sua posizione in Libia è cambiata per via degli scontri tra milizie seguiti all’uccisione di uno dei più potenti rivali del primo ministro Abdul Hamid Dbeibah, il capo del governo internazionalmente riconosciuto.

Almasri appartiene alla fazione opposta a quella di Dbeibah, che quindi ne aveva approfittato per provare a eliminare anche lui: è per questo verosimilmente che a maggio il governo libico ha accettato di riconoscere la giurisdizione della Corte penale internazionale e in seguito ha fatto emettere nei suoi confronti un ordine di comparizione.

L’arresto in Libia sta facendo ovviamente discutere anche in Italia, dove era stato arrestato a Torino già il 19 gennaio scorso, in forza dello stesso mandato della Corte penale internazionale. Ma martedì 21 gennaio, solo due giorni dopo, era stato liberato e rimpatriato in Libia su decisione del governo italiano, con modalità non solo irrituali ma anche con una certa approssimazione e confusione, com’è venuto fuori dal procedimento giudiziario aperto contro alcuni membri del governo (e poi decaduto). Il governo ha sempre fornito ragioni implausibili e nel complesso poco credibili.

Mercoledì, a seguito di diverse critiche da parte delle opposizioni, ne ha ribadito una che non trova riscontro: il fatto che avesse deciso di rilasciarlo per esplicita richiesta di estradizione da parte della Libia. È una tesi poco plausibile, per due motivi: il primo è che, come si è scoperto qualche mese dopo, la richiesta di estradizione ufficiale arrivò giorni dopo il suo rilascio, quando Almasri era già in Libia; il secondo è che la Libia ci ha messo poi quasi 10 mesi ad arrestarlo.