Per la Juventus è un periodaccio
Non vince da otto partite e nelle ultime quattro non ha segnato nemmeno un gol

Nell’ultima settimana la Juventus ha perso contro Como, Real Madrid e Lazio senza segnare nemmeno un gol. Tra Serie A e Champions League non vince da 8 partite (non succedeva dal 2009) e non segna da 4 (l’ultima volta che accadde fu nel 1991). È un periodo molto negativo, di grande confusione a tutti i livelli della Juventus: societario, tecnico e mentale.
Sono passati cinque anni dall’ultimo Scudetto, che era stato il nono consecutivo dopo un decennio irripetibile. Non è ancora novembre, ma la Juventus sembra già destinata a un’altra stagione “di transizione”, nella quale difficilmente competerà per vincere il campionato, nonostante abbia solo 6 punti di svantaggio dalla testa della classifica.
Dopo questi risultati, lunedì mattina è stato esonerato Igor Tudor, che era arrivato lo scorso marzo per sostituire Thiago Motta, un altro allenatore esonerato. Alla fine della scorsa stagione Tudor, quarantasettenne croato ex difensore della Juventus, era riuscito in pochi mesi a portare la squadra al quarto posto, necessario per qualificarsi alla Champions League di questa stagione.
In estate la dirigenza lo aveva riconfermato, ma non prima di aver provato a rimpiazzarlo con un allenatore più esperto e vincente: si era parlato per settimane di un possibile ritorno di Antonio Conte (che alla fine è rimasto al Napoli) e del possibile arrivo di Gian Piero Gasperini (che alla fine è andato alla Roma). In sostanza si è scelto di proseguire con Tudor anche per mancanza di alternative valide. Era cambiato nel frattempo anche il direttore sportivo: da Cristiano Giuntoli a Damien Jacques Comolli.

Khephren Thuram durante Lazio-Juventus (Alfredo Falcone/LaPresse )
Come accaduto altre volte in passato con altre squadre di cui è stato allenatore, Tudor è riuscito in poco tempo a rimotivare e riorganizzare la squadra con pochi e semplici accorgimenti (un gioco più intenso, una maggior attenzione difensiva), ma sta mostrando difficoltà a renderla competitiva e costante sul lungo periodo. La sua Juventus ha iniziato questo campionato con tre vittorie, una delle quali piuttosto spettacolare (ed episodica) per 4-3 contro l’Inter; con il passare delle partite tuttavia è sembrata sempre più in difficoltà, disorganizzata e senza idee.
Dopo la sconfitta contro la Lazio di domenica sera, Rivista Undici scrive: «La verità è che la squadra di Tudor, di fatto, non esiste ancora. Oppure, per dirla meglio: non ha una sua identità, una sua fisionomia, è un esperimento continuo che però dà pochissimi frutti. Anzi, da alcune settimane ha smesso completamente di darne. Il discorso parte dal campo, dalla tattica di gioco, ma si estende e si espande in tante altre direzioni, fino a determinare quella che è la percezione del progetto bianconero».
Contro la Lazio, la Juventus ha cambiato tre volte sistema di gioco in una partita, passando dal 3-5-2 al 4-4-2 e poi al 4-2-3-1, senza riuscire in nessun caso a far vedere soluzioni tattiche diverse da vari cross piuttosto innocui.
Già contro il Real Madrid – in una partita che, nonostante la sconfitta, aveva mostrato comunque qualche segnale positivo – Tudor aveva provato a cambiare, senza successo, la disposizione iniziale dei suoi calciatori. Pure a livello comunicativo Tudor sembrava essersi un po’ incartato, cominciando (come fanno quasi tutti gli allenatori in Italia quando sono in difficoltà) ad accampare scuse: gli episodi, gli arbitri, il calendario.

Igor Tudor, 47 anni, ha giocato nella Juventus dal 1998 al 2005 (Alfredo Falcone/LaPresse )
I problemi della Juventus però non cominciano né finiscono con Tudor. «Ci sono troppe cose sbagliate per indicare un solo colpevole», diceva la settimana scorsa il giornalista sportivo Giuseppe Pastore durante il podcast Fontana di Trevi, al quale il collega Riccardo Trevisani rispondeva che «la Juventus da quando è andato via Marotta è una roba ingestibile, che non funziona da nessuna parte a livello societario».
Giuseppe Marotta era stato il direttore generale della Juventus tra il 2010 e il 2018 e viene considerato uno dei dirigenti più competenti e influenti del calcio italiano; oggi è amministratore delegato e presidente dell’Inter. Trevisani si riferiva al fatto che negli ultimi anni alla Juventus, società storicamente solida e autorevole, sono mancati dirigenti con il carisma necessario a gestire con profitto una squadra così importante.
In estate la Juventus ha speso molto sul calciomercato, ma lo ha fatto in modo un po’ caotico. Ha acquistato due attaccanti sulla carta forti, Jonathan David e Loïs Openda, e ha cercato in tutti i modi di cedere Dusan Vlahovic, senza riuscirci. Tudor si è trovato a doverne scegliere uno da mettere in campo, ed è venuta fuori un’alternanza che per ora ha penalizzato tutti. David ha segnato un solo gol ed è stato spesso tra i peggiori in campo; Openda ne ha fatti zero; Vlahovic, già certo di andarsene alla fine della stagione, per ora è stato il migliore, con 4 gol tra Serie A e Champions League. Allo stesso tempo la Juventus ha grosse lacune a centrocampo e pure in difesa: è una squadra insomma costruita in modo un po’ confuso.
Fino a cinque anni fa la Juventus era di gran lunga la squadra più forte in Italia. Nella squadra dell’ultimo Scudetto giocavano, tra gli altri, Cristiano Ronaldo, Paulo Dybala, Gonzalo Higuaín, Miralem Pjanic, Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini. Il vantaggio tecnico ed economico acquisito negli anni Dieci è stato sperperato con una serie di errori e la gestione disordinata dell’ultimo periodo. Oggi la Juventus non solo non viene considerata tra le favorite per vincere il campionato ma, come sintetizzava bene il giornalista Andrea Marinozzi, «non fa più paura a nessuno. Anche il tifoso più caldo si è abituato a questa mediocrità, e questo è un aspetto gravissimo».
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