Sulla riforma delle pensioni Macron ha fatto una grossa concessione
Nonostante le critiche i suoi alleati l’avevano sempre difesa; ora sono disposti a sospenderla pur di evitare la sfiducia al primo ministro

La mossa con cui il primo ministro francese Sébastien Lecornu sta cercando di non farsi sfiduciare dall’Assemblea Nazionale è una grossa concessione per il presidente Emmanuel Macron, che è il capo dello schieramento che lo ha espresso. Lecornu ha proposto di sospendere fino alle prossime elezioni presidenziali (che saranno nel 2027) la contestata riforma delle pensioni che alza gradualmente l’età pensionabile da 62 a 64 anni. La riforma fu approvata nel 2023 nonostante enormi proteste, ed è considerata uno dei simboli della presidenza di Macron: rinunciarvi, anche solo temporaneamente, sarebbe quindi una sconfitta per lui.
Lecornu è in una situazione molto complicata: era entrato in carica una prima volta a inizio settembre, ma si era inaspettatamente dimesso dopo meno di un mese perché privo di sufficiente consenso. Macron l’ha nominato di nuovo il 10 ottobre, ma la sua posizione rimane molto precaria e due partiti (La France Insoumise, di sinistra radicale, e il Rassemblement National, di estrema destra) hanno presentato delle mozioni di sfiducia che verranno votate giovedì mattina.
Per evitare di essere sfiduciato, Lecornu sta cercando di assicurarsi il consenso di altri partiti. Per questo mercoledì, parlando al Senato, ha promesso di presentare in parlamento entro novembre l’emendamento per sospendere la riforma delle pensioni. È stato un modo per chiarire che fa sul serio, e non è solo una tattica per prendere tempo.
Sospendere la riforma era la principale delle condizioni poste dai Socialisti per non votare a favore delle mozioni. L’altra era che il governo non ricorresse all’articolo 49.3 della Costituzione per far approvare la legge di bilancio per il 2026. L’articolo consente al governo di approvare un provvedimento senza passare dal parlamento. I precedenti governi nominati da Macron l’hanno usato in varie occasioni, tra cui anche per approvare la riforma delle pensioni.
Entrambe le richieste dei Socialisti sono state accontentate. I loro 69 voti sono decisivi e dunque è abbastanza probabile che le mozioni di sfiducia non passino e che quindi Lecornu resti primo ministro. Ci sono però ancora varie incognite, e la situazione può cambiare rapidamente.
La riforma era sempre stata difesa dai membri dello schieramento di Macron, e senza il suo assenso Lecornu non avrebbe potuto sbilanciarsi. Per dare un’idea, solo tre settimane fa il primo ministro sosteneva nelle interviste che rinviarla «non avrebbe risolto nessuno dei problemi».
Lecornu è però il quinto primo ministro francese nel giro di due anni: Macron ha sostanzialmente esaurito il personale politico con cui sostituirlo, e se dovesse essere sfiduciato al presidente non rimarrebbero più molte opzioni. Potrebbe indire elezioni anticipate, ma il suo schieramento è messo male nei sondaggi, oppure dimettersi lui stesso, cosa che ha sempre escluso. I media francesi hanno scritto che gli alleati politici di Macron considerano queste concessioni come il prezzo da pagare per porre fine a una fase di forte instabilità nella politica francese, almeno temporaneamente.

Sébastien Lecornu in parlamento, il 15 ottobre (Alexis Sciard/IP3 via ZUMA Press)
La riforma delle pensioni era considerata intoccabile anche per i Repubblicani (di destra), che anzi avevano fatto campagna elettorale chiedendo di alzare l’età pensionabile a 65 anni, quindi un anno in più rispetto alla riforma. Anche loro alla fine hanno ceduto e voteranno la fiducia a Lecornu per evitare le elezioni anticipate. Rimane però una spaccatura tra il gruppo parlamentare, generalmente favorevole a sostenere Lecornu, e i dirigenti, che invece sono contrari. Tra questi c’è anche Bruno Retailleau, presidente del partito ed ex ministro dell’Interno.
I Socialisti hanno celebrato gli annunci di Lecornu come una vittoria. Il leader Olivier Faure ha però chiarito che non si tratta di una cosa definitiva, ma limitata al voto sulle mozioni di sfiducia di giovedì. Sulla discussione della legge di bilancio in parlamento, insomma, c’è il rischio di ricominciare daccapo. Lecornu ha comunque cercato di stabilire un dialogo con loro, con la mediazione del ministro dell’Economia Roland Lescure, e martedì aveva anticipato con un messaggio a Faure il contenuto del programma, poco prima di presentarlo all’Assemblea Nazionale.
Appena entrato in carica anche il predecessore di Lecornu, François Bayrou, si era detto disponibile a fare alcuni cambiamenti alla riforma delle pensioni, sebbene molto più limitati, sempre con l’obiettivo di convincere i Socialisti a sostenerlo. Il suo governo è caduto a inizio settembre proprio sulla legge di bilancio per il 2026.
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