Il miglior atleta di montagna di sempre
Kilian Jornet continua a spostare il limite di ciò che si ritiene possibile

Lo spagnolo Kilian Jornet ha 37 anni ed è «il miglior atleta di montagna di sempre». Una definizione larga, quasi vaga, che tiene bene insieme il fatto che Jornet è scialpinista, trail runner, skyrunner e ultramaratoneta. Ed è da anni tra i migliori al mondo in ognuna di queste attività, accomunate dal fare molta fatica – e parecchi metri di dislivello – su e giù per le montagne. È anche attivista, impegnato a sensibilizzare chi lo segue sull’impatto ambientale delle attività in montagna.
Dopo aver vinto più volte i Mondiali e alcune tra le gare più importanti nello scialpinismo e nella corsa in montagna, Jornet si è dedicato a progetti e sfide personali lunghe giorni. Per queste sfide trova percorsi specifici, con decine di migliaia di metri di dislivello, e un po’ in bici e un po’ a piedi li percorre nel minor tempo possibile. La sfida più recente – States of Elevation – prevedeva di farlo con le 72 vette più alte degli Stati Uniti contigui (escluse quindi Alaska e isole), tutte più alte di 14mila piedi (4.267 metri). Nel minor tempo possibile ma anche con una certa attenzione alla parte narrativa ed estetica, cercando «belle vie» per collegare tra loro le 72 vette.
Jornet lo ha fatto tra il 3 settembre e il 3 ottobre, senza mai usare mezzi diversi da una bicicletta e dai suoi piedi. In quasi 500 ore di attività ha superato 123mila metri di dislivello, per 5.145 chilometri di percorso: più di 4mila in bici e più di mille a piedi. Il progetto è stato raccontato sul sito di NNormal, apprezzato e costoso marchio di abbigliamento tecnico che Jornet ha fondato nel 2022 e dove sono in vendita i prodotti da lui usati durante States of Elevation.

Il percorso di States of Elevation (NNormal)
Kilian Jornet i Burgada è cresciuto a Cap del Rec, un rifugio pirenaico in Spagna, vicino al confine con la Francia, a oltre 2mila metri di altezza. Il padre era il gestore del rifugio: quando Jornet aveva tre anni, i genitori lo portarono oltre i 3mila metri e prima dei sette anni andò oltre i 4mila. A 13 anni iniziò a praticare lo scialpinismo (dove si scalano le montagne innevate con gli sci per poi scendere praticando il fuoripista) alternandolo in estate con il ciclismo e la corsa in montagna.
Già nel 2013, prima che raggiungesse la maggior parte dei suoi traguardi, il New York Times lo presentò come il «più dominante atleta di endurance della sua generazione».
Negli ultimi vent’anni Jornet ha vinto gare brevi e lunghissime, sulla neve o correndo su sentieri tecnici, quasi sempre facendo sembrare facile e naturale correre velocemente dove molti avrebbero grandi problemi anche solo a camminare con massima cautela.
La quantità, la qualità, la peculiarità e la costanza delle cose che riesce a fare Jornet è senza paragoni. Oltre ad aver vinto più volte i Mondiali e la Coppa del Mondo di scialpinismo è stato pluricampione mondiale di skyrunning (la corsa in alta montagna) e chilometro verticale (in cui si supera un dislivello di mille metri in pochi chilometri di salita). Ha vinto inoltre molte tra le più importanti gare di trail running, alcune anche più di dieci volte. A soli vent’anni divenne il più giovane a vincere l’Ultra Trail du Mont Blanc, che è anche noto con la sigla UTMB ed è la più importante gara di trail running (in cui si corre nella natura, perlopiù su sentieri di montagna) su distanze superiori ai 42 chilometri della maratona.
Nel frattempo Jornet ha fatto nuovi record di ascesa e discesa da vette come il Kilimanjaro, il Monte Bianco o il Monte Olimpo e stabilito molti FKT (acronimo di fastest known time, record legati al tempo di percorrenza su specifici percorsi anziché su certe distanze). Nel 2017 divenne il primo a completare in meno di una settimana una doppia ascesa dell’Everest, in entrambi i casi senza ossigeno supplementare.
Jornet continua talvolta a gareggiare, ma da qualche anno preferisce dedicarsi a progetti come States of Elevation. Nel 2023 fece qualcosa di simile sui Pirenei: in 8 giorni andò su e giù da 177 vette oltre i 3mila metri, per quasi 500 chilometri e oltre 40mila metri di dislivello. Nel 2024 lo ha rifatto sulle Alpi: in 19 giorni andò su e giù da 82 vette sopra i 4mila metri, per oltre 1.200 chilometri e 72mila metri di dislivello. Raccontò di aver bruciato in media più di 8mila calorie al giorno.
Oltre a essere un atleta senza paragoni, Jornet è un essere umano fisiologicamente eccezionale. Il suo VO2 max, che misura il volume di ossigeno che i muscoli riescono a usare, è tra i più alti mai registrati; i suoi battiti cardiaci a riposo sono bassissimi; la sua capacità di correre per ore anche senza bere e mangiare (e a volte pure senza dormire) è assai fuori dal comune. Jornet è molto interessato ai limiti di resistenza di corpo e mente (soprattutto i suoi) e assai disponibile a farsi “studiare”. Il Guardian lo ha presentato come «un fissato della fisiologia, che usa se stesso come cavia».

Jornet nel 2024 (Cover Images via ZUMA Press)
Qualche giorno fa il New York Times ha scritto di lui: «La sua passione confina con l’ossessione, e nessun umano ha mai padroneggiato meglio i vari modi con cui attraversare quel confine».
Proprio su questo confine, su dove sia quel limite e su quanto, come e perché superarlo sta gran parte del fascino di Jornet. E anche l’origine di qualche critica che gli è stata fatta, in particolare negli ultimi anni: spesso su temi su cui Jornet stesso cerca di palesare i problemi e criticità.
Jornet è apprezzato – in certi contesti quasi venerato – per come riesce a essere da esempio. Ma non manca chi, pur in minoranza, sostiene che il suo approccio, che ovviamente non prescinde da una certa velocità di esecuzione, possa creare un pericoloso desiderio di emulazione: un approccio sbagliato verso la corsa in montagna.

Jornet nel 2024 a Zegama, Paesi Baschi, Spagna (Gari Garaialde / Bostok Photo)
Jornet dedica molta attenzione all’impatto ambientale della sua attività: cerca di minimizzarlo, anche scegliendo con cura le gare a cui partecipa. Nel 2023 invitò i trail runner a scegliere gare diverse da quelle del circuito UTMB, e però nel 2024 (dopo una sorta di chiarimento tra lui e UTMB) NNormal fu presente all’evento con uno stand. La critica principale fatta a Jornet è quella di avere un doppio standard, un approccio da attivista e uno da atleta e da fondatore di un’azienda che – pur con molte attenzioni all’ambiente – ha ovviamente la necessità di farsi conoscere, e di convincere persone a comprarne i prodotti. C’è addirittura chi ha parlato di greenwashing (l’uso dell’ambientalismo per scopi promozionali) e ne ha criticato la «fobia dei limiti».
Di certo lo spostamento dei limiti è parte del progresso, non solo sportivo, e dell’esplorazione: è impossibile stabilire se c’è un giusto limite, tra il primo che arrivò in cima all’Everest (e che disse di esserci andato «perché era lì») e chi ci va nel 2025 come turista, rimanendoci bloccato in cima. Ed è facile, ragionando di Jornet e di chi fa simili attività e imprese, sfociare nell’estremismo teorico, arrivare a posizioni estreme ma idealistiche, che non tengono conto di tutto quello che c’è attorno. Senz’altro Jornet ha un impatto ambientale con quel che fa: ma potrebbe essere ben maggiore se non ci facesse caso, e sarebbe di sicuro ancora più alto se facesse sci alpino e motociclismo.



