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  • Martedì 7 ottobre 2025

Cos’è questa storia di Meloni denunciata per concorso in genocidio

Ne ha parlato lei a “Porta a Porta”, ma è estremamente improbabile che verrà indagata

Giorgia Meloni ospite del programma Porta a Porta a Roma, 7 ottobre 2025 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
Giorgia Meloni ospite del programma Porta a Porta a Roma, 7 ottobre 2025 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
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Giorgia Meloni ha detto di essere stata denunciata per concorso in genocidio alla Corte penale internazionale assieme al ministro degli Esteri Antonio Tajani e a quello della Difesa Guido Crosetto. La presidente del Consiglio lo ha detto su Rai 1, dove ha commentato le mobilitazioni del fine settimana a sostegno della popolazione palestinese e della Global Sumud Flotilla prima nel programma Cinque Minuti e poi a Porta a Porta. È estremamente improbabile che una denuncia di questo tipo si trasformi in un’indagine nei confronti di Meloni e dei suoi ministri, e per questo Meloni potrebbe averla citata per motivazioni politiche, più che per una sincera preoccupazione di venire indagata.

Meloni ha detto di credere che assieme a loro sia stato denunciato anche Roberto Cingolani, l’amministratore delegato di Leonardo, azienda italiana che produce mezzi militari. Non ha dato altri dettagli, e non ha citato esplicitamente da chi proviene la denuncia presentata al principale tribunale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. Si sa però che il gruppo Giuristi e avvocati per la Palestina, che riunisce oltre 50 persone tra avvocati, politici ed esperti, aveva dichiarato di voler sporgere una simile denuncia, sostenuta tra l’altro da oltre 35mila cittadini.

L’avvocato Gianluca Vitale, portavoce del gruppo Giuristi e avvocati per la Palestina, ha sostenuto che l’Italia non solo si sia «astenuta dal prevenire il genocidio», ma che abbia «continuato ad alimentarlo». Secondo il gruppo, il governo italiano lo avrebbe fatto dando sostegno politico al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, non esprimendosi contro le sue politiche e legittimando il blocco navale imposto da Israele; inoltre non avrebbe tutelato i cittadini italiani e gli attivisti internazionali impegnati nell’iniziativa della Flotilla. Quanto a Leonardo, l’accusa è quella di continuare a fornire tecnologie militari e sostegno a Israele. Il gruppo chiede alla Corte di avviare un esame preliminare, e di valutare la possibilità di un’indagine formale: non è automatico, anzi.

I Giuristi e avvocati per la Palestina hanno detto di aver intenzione di sporgere una denuncia sulla base dell’articolo 15 dello Statuto di Roma, il trattato costitutivo della Corte penale internazionale: l’articolo permette a stati membri, agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni internazionali e non governative, e anche a chiunque sia ritenuto una «fonte affidabile» dalla Corte di presentare deposizioni in cui viene chiesto al procuratore generale di indagare su una questione (anche una che la Corte sta già prendendo in considerazione).

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Già prima dell’inizio della guerra in Ucraina e dell’invasione israeliana della Striscia di Gaza la Corte riceveva ogni anno centinaia di deposizioni di questo tipo, ma da allora il loro numero è aumentato tantissimo: l’ufficio del procuratore ha detto di averne ricevute più di 15mila fra settembre del 2023 e settembre del 2024. Sono pochissime quelle che vengono prese in considerazione dal procuratore, e ancora meno quelle che vengono inserite in un indagine in corso o che sono alla base dell’apertura di un’indagine separata (questo succede spesso dopo anni e alla fine di estese indagini da parte della Corte).

È anche improbabile al momento che Meloni e i suoi ministri siano effettivamente indagati per concorso in genocidio perché neanche il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, su cui pende un mandato d’arresto della Corte penale internazionale, è indagato per genocidio, ma per crimini di guerra (Israele è accusato di genocidio davanti alla Corte internazionale di giustizia, che è un altro tribunale internazionale). Il genocidio è un crimine estremamente difficile da provare e nessuno è mai stato condannato per questo crimine davanti alla Corte penale internazionale.

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La Flotilla era la più grande iniziativa indipendente per portare cibo e beni di prima necessità nella Striscia di Gaza, superando il blocco navale imposto da Israele, ed è stata interrotta la settimana scorsa con l’abbordaggio di tutte le barche da parte dei militari israeliani. Il governo italiano voleva che la Flotilla si fermasse, in parte per garantire l’incolumità dei partecipanti alla spedizione, tra cui alcuni parlamentari ed europarlamentari italiani, e in parte per non fomentare tensioni con Israele.

A fine settembre, dopo che alcune barche della Flotilla erano state colpite, Meloni aveva definito l’iniziativa «irresponsabile». Crosetto invece aveva detto che il governo non avrebbe potuto garantire la sicurezza degli attivisti nel momento in cui le barche avessero lasciato le acque internazionali per entrare in quelle controllate da Israele con il blocco navale imposto davanti alla Striscia. Tajani, proprio a Porta a Porta, aveva poi commentato che «il diritto [internazionale] vale fino a un certo punto».

Quanto agli scioperi e alle manifestazioni molto partecipate per la Palestina, Meloni ha detto di avere «grande rispetto per le persone scese in piazza» per una questione che ha descritto come «sentita». Ha però definito lo sciopero generale pretestuoso. Alludendo ai lanci di fumogeni e bottiglie da parte di alcuni manifestanti, che sabato a Roma si sono scontrati con le forze dell’ordine, ha poi sostenuto che le violenze fossero «già organizzate e preordinate».