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  • Martedì 16 settembre 2025

Maduro dice che gli Stati Uniti vogliono invadere il Venezuela

E ha mobilitato l'esercito, intanto gli Stati Uniti hanno attaccato due barche venezuelane sostenendo che fossero legate al narcotraffico

Alcuni combattenti delle milizie organizzate dal governo venezuelano durante l'addestramento in una base vicino a Caracas, il 13 settembre
Alcuni combattenti delle milizie organizzate dal governo venezuelano durante l'addestramento in una base vicino a Caracas, il 13 settembre (AP Photo/Jesus Vargas)
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Da circa un mese gli Stati Uniti hanno posizionato varie navi militari al largo del Venezuela, sostenendo che servano a contrastare il traffico di droga diretto verso di loro. Per due volte, il 2 e il 15 settembre, l’esercito statunitense ha anche attaccato due piccole barche venezuelane, accusandole di stare trasportando della droga verso gli Stati Uniti e uccidendo 14 persone che erano a bordo: sono operazioni militari parecchio inusuali e ritenute illegali da vari esperti.

Tutto questo sta allarmando molto il presidente venezuelano Nicolás Maduro, secondo cui gli attacchi farebbero parte di un piano più ampio degli Stati Uniti per attaccare e potenzialmente invadere il paese.

Maduro ha detto che gli Stati Uniti vogliono provocare un qualche incidente con le forze di sicurezza venezuelane, in modo da giustificare «l’invasione e l’occupazione» del Venezuela e rovesciare il suo governo. In una recente conferenza stampa ha aggiunto che finora ha evitato di rispondere a quella che lui ha definito «un’aggressione» da parte degli Stati Uniti, per non dare loro un possibile pretesto per un attacco.

Nel frattempo dice di aver mobilitato milizie composte da milioni di soldati e civili, per preparare una possibile resistenza (i numeri sono impossibili da verificare, ma ritenuti poco realistici). Sono più che altro annunci e azioni di propaganda, anche perché le persone mobilitate sono poco addestrate e male armate, come si capisce anche guardando i video condivisi dallo stesso Maduro.

Uno dei post su Instagram con cui Maduro ha comunicato l’inizio della mobilitazione in Venezuela

Maduro è presidente del Venezuela dal 2013. Governa in modo autoritario e spesso ha legittimato il suo governo usando una retorica antistatunitense, richiamandosi alla necessità di proteggere il paese dalle «forze imperialiste» e alle politiche del suo predecessore, Hugo Chávez.

A luglio del 2024 Maduro si era autodichiarato vincitore delle elezioni presidenziali, nonostante documentati brogli, e aveva iniziato un terzo mandato. Gli Stati Uniti non lo riconoscono come presidente legittimo, e anzi accusano lui e vari membri del suo governo di far parte di un’organizzazione di narcotrafficanti chiamata Cártel de los Soles (la cui esistenza ed eventuale struttura gerarchica sono dibattute). Lo scorso agosto gli Stati Uniti hanno anche aumentato la ricompensa per chiunque dia informazioni utili a catturare Maduro, portandola a 50 milioni di dollari.

Nonostante questo, finora il governo statunitense non ha mai parlato pubblicamente della possibilità di “invadere” il Venezuela, e in ogni caso le forze schierate finora sarebbero largamente insufficienti. A fine agosto, a una domanda sulla possibilità di mandare truppe in Venezuela, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt aveva risposto che Trump «è pronto a usare ogni strumento del potere americano per fermare le droghe che arrivano nel paese e consegnare alla giustizia i responsabili».

– Leggi anche: Breve storia del “chavismo”

Gli Stati Uniti hanno motivato gli attacchi contro le barche provenienti dal Venezuela sostenendo che erano usate dai narcotrafficanti per trasportare droga verso il loro territorio, in particolare il fentanyl, un potente oppioide che negli Stati Uniti provoca decine di migliaia di morti all’anno.

Il Venezuela è noto per essere un paese di passaggio del traffico di cocaina, ma al momento non ci sono prove che il traffico di fentanyl passi per il paese; nemmeno secondo i rapporti della DEA, l’agenzia federale antidroga statunitense. A gennaio Trump aveva firmato un ordine esecutivo per designare alcuni cartelli di narcotrafficanti (incluso il Cártel de los Soles) come organizzazioni terroristiche, e ad agosto ha firmato un ordine per autorizzare l’esercito a combatterle.

Maduro ha criticato gli attacchi degli Stati Uniti contro le barche provenienti dal Venezuela, sostenendo che queste non avessero niente a che fare con il narcotraffico, e che le azioni statunitensi violino il diritto internazionale. Anche alcuni esperti statunitensi hanno criticato l’operazione voluta da Trump, notando che il governo statunitense finora non è riuscito a dare una giustificazione valida all’uccisione di cittadini stranieri sospettati di essere narcotrafficanti, invece di limitarsi ad arrestarli.