Guida alla Mostra del cinema di Venezia

Le cose da sapere sui film in concorso, su quelli italiani e sulle celebrità attese per l'82esima edizione, che comincia oggi

Manifesti dei film che verranno presentati alla Mostra del cinema fuori dall'hotel Excelsior a Venezia, 26 agosto 2025 (Alessandra Tarantino/Invision/AP via LaPresse)
Manifesti dei film che verranno presentati alla Mostra del cinema fuori dall'hotel Excelsior a Venezia, 26 agosto 2025 (Alessandra Tarantino/Invision/AP via LaPresse)
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Mercoledì sera comincia l’82esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il più importante festival di cinema italiano e uno dei principali eventi di cinema al mondo, che si concluderà sabato 6 settembre. I film in gara per il Leone d’oro, il premio più ambito, sono ventuno, e comprendono alcuni di quelli più attesi e chiacchierati della prossima stagione, tra cui Jay Kelly di Noah Baumbach, Frankenstein di Guillermo del Toro e The Smashing Machine di Benny Safdie.

Il Post seguirà il festival con Dicono che è bello, a Venezia, un podcast quotidiano che uscirà tutte le mattine alle 7:30 in cui Gabriele Niola, critico e giornalista di cinema per il Post, racconterà i film più discussi, le cose che succedono, i meccanismi della Mostra e dell’industria e in generale tutto quello di interessante che ci sarà da raccontare. La prima puntata è già disponibile, sull’app del Post e su tutte le piattaforme.

Spesso i film presentati alla Mostra del cinema di Venezia finiscono per essere candidati agli Oscar, dove in certi casi hanno ottenuto anche i premi più ambiti. Negli ultimi dieci anni è successo per esempio a BirdmanLa La LandLa forma dell’acqua e Nomadland, ed è molto probabile che sarà lo stesso anche per i film di Baumbach, del Toro e Safdie, così come per Bugonia di Yorgos Lanthimos, A House of Dynamite di Kathryn Bigelow, Dead Man’s Wire di Gus Van Sant o After the Hunt – Dopo la caccia di Luca Guadagnino (questi due fuori concorso).

Ascolta la prima puntata di Dicono che è bello, a Venezia

In molti dei film presentati durante la manifestazione peraltro recitano attrici e attori famosissimi: in questi giorni a Venezia sono attesi per esempio George Clooney, Cate Blanchett, Julia Roberts, Adam Driver, Emma Stone, Jacob Elordi, Andrew Garfield e Amanda Seyfried. I film italiani in concorso invece sono cinque: La Grazia di Paolo Sorrentino, Elisa di Leonardo Di Costanzo, Duse di Pietro Marcello, Un film fatto per Bene di Franco Maresco e Sotto le nuvole di Gianfranco Rosi.

Anche se è comunque difficile fare previsioni, la Mostra è uno degli eventi più significativi per capire le potenzialità dei film e indirizzare le campagne promozionali in vista degli Oscar. Il presidente della giuria sarà lo statunitense Alexander Payne, regista di Paradiso amaro, Sideways – In viaggio con Jack e The Holdovers – Lezioni di vita. Assieme a lui ci saranno Maura Delpero, vincitrice del Gran premio della giuria nel 2024 per Vermiglio, il regista e sceneggiatore francese Stéphane Brizé, il romeno Cristian Mungiu, l’iraniano Mohammad Rasoulof, l’attrice cinese Zhao Tao e la brasiliana Fernanda Torres, candidata agli Oscar per Io sono ancora qui di Walter Salles, che nel 2024 vinse prima il premio per la migliore sceneggiatura a Venezia e poi l’Oscar per il miglior film internazionale.

Come di consueto ci sarà anche l’assegnazione del Leone d’oro alla carriera, che quest’anno verrà dato al regista, scrittore e documentarista tedesco Werner Herzog e all’attrice statunitense Kim Novak. Herzog è noto per film come Fitzcarraldo e Grizzly Man, e presenterà fuori concorso il suo nuovo documentario Ghost Elephants, mentre Novak è famosa soprattutto per il doppio ruolo nel capolavoro del 1958 di Alfred Hitchcock La donna che visse due volte (Vertigo).

Nel 2024 il Leone d’oro fu assegnato a The Room Next Door, il primo lungometraggio in inglese del regista spagnolo Pedro Almodóvar, con protagoniste Julianne Moore e Tilda Swinton. Il regista statunitense Brady Corbet vinse il Leone d’argento per la miglior regia per The Brutalist, mentre Vincent Lindon e Nicole Kidman furono premiati con la Coppa Volpi come migliore attore e attrice rispettivamente per Jouer avec le feu e Babygirl.

La Grazia, di Paolo Sorrentino (Italia)
È il film di apertura del festival, ma fino a mercoledì mattina non se n’è saputo praticamente nulla, se non che ha per protagonista Toni Servillo, per la settima volta in un film di Sorrentino. La Grazia parla di un presidente della Repubblica fittizio, che deve decidere se firmare una legge per regolamentare l’eutanasia, e uscirà nei cinema italiani il prossimo 15 gennaio. Sorrentino ha detto di essersi ispirato a una vicenda di cronaca: nel 2019 Sergio Mattarella concesse appunto la grazia a tre persone che avevano ucciso i propri familiari malati.

Orphan, di László Nemes (Ungheria)
È ambientato a Budapest nel 1957, dopo le rivolte contro il regime comunista, e racconta la storia di un ragazzino ebreo cresciuto dalla madre che a un certo punto si trova ad affrontare un uomo burbero che dice di essere suo padre.

Bugonia, di Yorgos Lanthimos (Regno Unito)
Dopo il Leone d’oro nel 2023 per Povere creature!, il regista greco apprezzato per l’umorismo cinico e lo stile originale torna a Venezia con un remake della commedia sudcoreana di fantascienza Jigureul jikyeora!. Due impallinati di una teoria del complotto rapiscono una potente dirigente d’azienda, convinti che sia un’aliena arrivata sulla Terra per distruggerla: lei è la ormai assidua collaboratrice di Lanthimos Emma Stone, che con Povere creature! vinse il suo secondo Oscar come miglior attrice protagonista, e l’altro protagonista è Jesse Plemons.

Jay Kelly di Noah Baumbach (Stati Uniti, Regno Unito, Italia)
Parla dell’amicizia tra un attore famoso (George Clooney) e il suo manager (Adam Sandler), che durante un viaggio in giro per l’Europa fanno i conti con le loro scelte, le loro relazioni e ciò che si lasceranno dietro. Il cast comprende tra gli altri Billy Crudup, Laura Dern, Greta Gerwig, Alba Rohrwacher, Josh Hamilton, Isla Fisher ed Emily Mortimer, che ha scritto la sceneggiatura assieme a Baumbach, uno dei registi più apprezzati del cinema indipendente degli Stati Uniti. Sarà disponibile su Netflix dal prossimo 5 dicembre.

À pied d’œuvre, di Valérie Donzelli (Francia)
Un fotografo di successo rinuncia a tutto per dedicarsi alla scrittura, ma le cose non gli vanno affatto bene. È una storia vera, e secondo la regista il film esplora il valore che attribuiamo al bisogno di creare.

Eojjeol suga eopda (No Other Choice), di Park Chan-wook (Corea del Sud)
È il nuovo film del regista di Old Boy e Decision to Leave, e ha per protagonista Lee Byung-hun, il Front Man di Squid Game. Un impiegato che all’improvviso viene licenziato si trova a dover cominciare tutto daccapo tra difficoltà, conflitti etici e le inevitabili umiliazioni che spesso vengono raccontate nel cinema sudcoreano.

Sotto le nuvole, di Gianfranco Rosi (Italia)
Girato in bianco e nero nella zona di Napoli, mette insieme quello che succede sopra e sotto la città, dagli scavi delle rovine archeologiche alle fumarole dei Campi Flegrei, in un racconto che il regista paragona a una macchina del tempo. Nel 2013 Rosi vinse il Leone d’oro per Sacro GRA e tre anni dopo l’Orso d’oro a Berlino per Fuocoammare, il documentario sull’isola di Lampedusa poi candidato anche all’Oscar.

Frankenstein, di Guillermo del Toro (Stati Uniti)

Del Toro dice che adattare la storia dello scienziato Victor Frankenstein e della sua mostruosa creatura al centro del celebre racconto di Mary Shelley è stata «un’impresa mossa dalla reverenza e dall’amore sia per il mistero che per i mostri». Vincitore del Leone d’oro e di quattro Oscar per La forma dell’acqua (2017), presenta a Venezia uno dei film più attesi della stagione, che in Italia uscirà in alcune sale il prossimo 22 ottobre e dal 7 novembre sarà anche su Netflix. Ci recitano Oscar Isaac, Jacob Elordi, Mia Goth e Christoph Waltz.

Il mago del Cremlino, di Olivier Assayas (Francia)
È l’adattamento dell’omonimo romanzo dell’italiano Giuliano da Empoli. È ambientato negli anni Novanta e segue la carriera di un giovane artista e produttore di reality show che poi diventa lo spin doctor di Vladimir Putin. Lo spin doctor è Paul Dano, mentre Putin è interpretato da Jude Law. Nel cast ci sono anche Alicia Vikander, Tom Sturridge e Jeffrey Wright.

Father Mother Sister Brother, di Jim Jarmusch (Stati Uniti, Irlanda, Francia)
Si divide in tre parti ambientate rispettivamente nel nord-est degli Stati Uniti, a Dublino e a Parigi e racconta le relazioni tra figli, genitori e fratelli distanti. Il regista famoso tra gli altri per Ghost Dog – Il codice del samurai, lo ha descritto come «una sorta di anti-film d’azione», con uno «stile discreto e pacato». Ci recitano Cate Blanchett, Adam Driver, Charlotte Rampling e Tom Waits, uno dei protagonisti di Daunbailò, altro film di culto di Jarmusch.

– Leggi anche: I dieci anni che hanno cambiato la Mostra del cinema di Venezia

The Testament of Ann Lee, di Mona Fastvold (Regno Unito)
È una ricostruzione romanzata della vita di Ann Lee, la donna al centro del culto degli Shakers, una setta cristiana di fine Settecento diffusa prima in Inghilterra e poi nel nord-est degli Stati Uniti ricordata per le sue danze rituali (da cui il suo nome). Fastvold è norvegese e questo è il suo terzo film: come sceneggiatrice ha lavorato anche ai film del marito Brady Corbet, tra cui The Brutalist, uno dei più discussi della scorsa stagione. La protagonista è Amanda Seyfried.

The Smashing Machine, di Benny Safdie (Stati Uniti)
È un film drammatico che racconta la vera storia del lottatore di arti marziali miste Mark Kerr, con cui Dwayne Johnson, cioè The Rock, punta a una legittimazione da parte della critica. Benny Safdie è molto noto nel cinema indipendente per aver scritto e diretto assieme al fratello Josh Heaven Knows What, Good Time e Diamanti grezzi: The Smashing Machine è stato prodotto da A24, la casa di produzione indipendente più importante dell’ultimo decennio, grazie a film e serie come Moonlight, Euphoria e La zona d’interesse.

Lo straniero, di François Ozon (Francia)


È tratto dall’omonimo romanzo di Albert Camus, uno dei più famosi della letteratura del Novecento, ambientato nell’allora Algeria francese degli anni Quaranta. Era già stato adattato in un film con lo stesso titolo nel 1967 da Luchino Visconti: il protagonista era Marcello Mastroianni.

A House of Dynamite, di Kathryn Bigelow (Stati Uniti)
È un thriller politico con Idris Elba e Rebecca Ferguson che si sviluppa attorno al lancio di un missile nucleare. Bigelow è la regista di Point Break, Zero Dark Thirty e Detroit, e nel 2010 fu la prima donna a vincere l’Oscar per la miglior regia con The Hurt Locker: «Volevo fare un film che esplorasse la follia di un mondo che vive all’ombra costante dell’annientamento», ha detto, e che ciononostante «ne parla raramente».

The Voice of Hind Rajab, di Kaouther Ben Hania (Tunisia, Francia)
Hind Rajab è il nome di una bambina palestinese di sei anni che il 29 gennaio del 2024 rimase intrappolata in un’auto e fu uccisa durante un attacco israeliano sulla Striscia di Gaza. Questa è la storia di come, dopo aver ricevuto la sua telefonata di emergenza, i volontari della Mezzaluna Rossa fecero di tutto per farla sopravvivere.

Duse, di Pietro Marcello (Italia)
Valeria Bruni Tedeschi interpreta la celebre attrice di teatro Eleonora Duse tra la Prima guerra mondiale e l’ascesa del fascismo. Marcello ha raccontato che non voleva fare un biopic, ma proporre una riflessione sul ruolo di un’artista di fronte a guerre, povertà e dolore, e sul rapporto tra arte e potere. Nel 2019 Luca Marinelli vinse la Coppa Volpi a Venezia per la migliore interpretazione maschile nel suo film Martin Eden.

Nühai (Girl), di Shu Qi (Taiwan)

Shu Qi è una delle attrici più famose del cinema di Taiwan e Hong Kong, recita fin da bambina e Nühai (Girl) è il suo debutto alla regia. Racconta l’amicizia tra due ragazzine cresciute negli anni Ottanta a Taiwan, tra aspirazioni e traumi legati al passato delle loro famiglie.

Elisa, di Leonardo Di Costanzo (Italia, Svizzera)
La protagonista (Barbara Ronchi) è in carcere da dieci anni per l’omicidio della sorella, ma dice di non ricordare nulla: le cose cambiano quando un criminologo si interessa al suo caso. Per il regista è un po’ la continuazione di Ariaferma (2021) con cui esplorava le relazioni in carcere. Nel film recita anche Valeria Golino.

Un film fatto per Bene, di Franco Maresco (Italia)
Il trailer lo presenta come «il nuovo “quasi” film» di Maresco, visto che ricostruisce le riprese interrotte e travagliate del suo film sul celebre attore teatrale Carmelo Bene. Lui è uno dei più originali autori del cinema italiano degli ultimi decenni, parte del duo Ciprì e Maresco, noto per gli sketch grotteschi di Cinico TV. Un film fatto per Bene potrebbe essere «il solo modo per dare forma alla rabbia e all’orrore che prova per questo mondo di merda».

Ri Gua Zhong Tian (The Sun Rises On Us All), di Cai Shangjun (Cina)
Secondo il regista parla di sacrificio, redenzione e valori morali. Un uomo si prende la colpa di un crimine commesso dall’amante, ma lei lo abbandona: tutto viene rievocato in un nuovo incontro, anni dopo.

Silent Friend, di Ildikó Enyedi (Germania, Francia, Ungheria)
«Cosa vuol dire essere un albero? Non lo sappiamo», dice la regista e sceneggiatrice ungherese. Quello che si può fare semmai secondo lei è raccontare i tentativi degli esseri umani di creare un legame con la natura: il film lo fa dal punto di vista di un ginkgo biloba che si trova nel giardino botanico di una città tedesca.

Fuori concorso
A Venezia verranno presentate anche decine tra film, documentari, serie e corti fuori concorso. I più chiacchierati sono After the Hunt – Dopo la caccia, il nuovo film di Luca Guadagnino con Julia Roberts, Andrew Garfield e Ayo Edebiri, su cui Amazon punta per gli Oscar; e
Dead Man’s Wire di Gus Van Sant, che vinse la Palma d’oro a Cannes nel 2003 per Elephant e fu candidato due volte come miglior regista agli Oscar. Tra gli italiani ci sono invece Il maestro di Andrea Di Stefano, con Pierfrancesco Favino e Valentina Bellè, Orfeo di Virgilio Villoresi e La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli.

C’è poi il concorso della sezione “Orizzonti”, dedicata a film e corti «rappresentativi di nuove tendenze estetiche ed espressive», a cui parteciperanno tra gli altri Il rapimento di Arabella di Carolina Cavalli e Un anno di scuola di Laura Samani, un adattamento dell’omonimo romanzo di Giani Stuparich.

– Leggi anche: Com’è fatto il circuito dei festival di cinema