Il bombardamento degli Stati Uniti in Iran: cosa sappiamo
Hanno attaccato i siti nucleari di Fordo, Natanz e Isfahan, ma non ci sono ancora informazioni sui danni

Per le ultime notizie, segui il liveblog del Post.
Sabato notte gli Stati Uniti hanno attaccato l’Iran bombardando tre siti nucleari. Sono così entrati in guerra al fianco di Israele, una possibilità di cui si parlava da giorni: è una decisione storica, dalle conseguenze ancora difficili da prevedere. Nei giorni scorsi il presidente Donald Trump aveva detto che stava valutando l’ipotesi di bombardare l’Iran, e aveva detto che avrebbe preso una decisione entro due settimane.
I siti nucleari colpiti sono quelli di Fordo, Natanz e Isfahan. Al momento non si sa se l’attacco abbia ucciso o ferito persone, non ci sono foto né video che mostrino qualcosa o notizie chiare sui danni causati dai bombardamenti. I media iraniani sostengono che tutti e tre i siti fossero stati evacuati, senza precisare quando, e che i materiali al loro interno fossero stati trasferiti altrove, incluse le scorte di uranio. Donald Trump ha detto invece che l’attacco ha «completamente e totalmente annientato» le capacità iraniane di arricchire l’uranio, minacciando di farne altri se l’Iran non accetterà le sue condizioni.
Israele ha sempre considerato il programma nucleare iraniano come una minaccia alla propria sicurezza nazionale: il 12 giugno ha iniziato a bombardare l’Iran, e da oltre una settimana i due paesi si stanno attaccando con lanci di missili e droni. Israele non ha però a disposizione le armi necessarie per colpire e danneggiare i siti nucleari meglio protetti, che si trovano decine di metri sottoterra. Gli Stati Uniti invece le hanno, e le hanno usate.
Secondo l’emittente tv CBS, che ha parlato con più funzionari dell’amministrazione statunitense, Trump avrebbe informato l’Iran di non avere obiettivi che esulino dai siti nucleari, e in particolare non ne hanno di regime change, cioè non vogliono rovesciare il regime. Era stato invece il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, a prospettare questa possibilità, anche rivolgendosi direttamente alla popolazione iraniana.
Quello di Fordo in particolare è uno dei più importanti siti del programma nucleare iraniano. Si trova nel nord del paese ed è stato costruito ad almeno 80 metri di profondità sotto a una montagna, quindi è protetto da uno strato di roccia molto spesso.
– Leggi anche: Il liveblog del Post, con tutte le notizie man mano che arrivano
Per bombardarlo gli Stati Uniti hanno usato le cosiddette bombe bunker buster, cioè “antibunker”. Sono bombe lunghe 6 metri e pesanti circa 14 tonnellate, che possono penetrare nella roccia fino a 60 metri. Gli Stati Uniti hanno anche gli aerei in grado di trasportarle, i bombardieri B-2 Spirit: nel pomeriggio di sabato ne avevano spostati alcuni dalla loro base, nel Missouri, fino all’isola di Guam, nell’oceano Pacifico. Da lì sono stati spostati nell’isola Diego Garcia, nell’arcipelago delle Chagos, da cui probabilmente è partito l’attacco verso l’Iran.
– Leggi anche: Quanto è davvero avanzato il programma nucleare iraniano
Trump negli ultimi giorni sembrava intenzionato a continuare a trattare con l’Iran per raggiungere un accordo sul programma nucleare del paese. L’Iran però aveva ribadito di non essere disposto ad avviare negoziati finché Israele non avesse smesso di bombardare il paese.