Gli attacchi israeliani in Iran stanno uccidendo centinaia di civili
A Teheran e non solo, anche se Israele sostiene di bombardare esclusivamente obiettivi militari

Nella guerra tra Israele e Iran i morti iraniani di cui si è parlato di più sono stati i leader militari, ma i bombardamenti israeliani hanno ucciso anche centinaia di civili. Secondo la ong statunitense Human Rights Activists in Iran (HRAI), un’organizzazione che si occupa della difesa dei diritti umani nel paese, finora sono state uccise 657 persone. Di queste, la ong ha identificato 263 civili e 164 militari, mentre di 230 persone non si conosce ancora l’identità. I feriti sono più di 2mila.
Israele sostiene di stare bombardando esclusivamente obiettivi militari iraniani. È impossibile confermare se sia vero o meno, anche se l’esercito israeliano ha sempre detto lo stesso della Striscia di Gaza, dove invece è ampiamente comprovato che abbia bombardato strutture civili. L’Iran con i suoi lanci di missili ha colpito vari obiettivi sia militari sia civili in Israele, compreso un ospedale: sono state uccise 24 persone, e più di 800 ferite.
In questi otto giorni di guerra Israele è sì riuscito a fare bombardamenti cosiddetti “chirurgici”, ossia così precisi da entrare nella finestra dell’appartamento di un obiettivo e uccidere lui e le persone che gli stavano eventualmente intorno. Ma in molti altri casi Israele ha fatto bombardamenti più massicci, che hanno raso al suolo interi palazzi della capitale Teheran e di altre zone dell’Iran. Ciascuno di questi bombardamenti ha causato morti e decine di feriti tra i civili.
Il New York Times ha identificato alcune delle persone uccise. Tara Hajimiri era una bambina di otto anni uccisa sabato assieme a circa altre 60 persone nel bombardamento di un edificio a Teheran. In questi giorni è circolato molto online un video in cui, qualche tempo fa, la si vedeva ballare nello studio di un dentista.
Parnia Abbasi era una giovane aspirante poetessa che lavorava alla Banca nazionale dell’Iran. Un missile israeliano ha distrutto venerdì scorso l’edificio residenziale in cui lei e la sua famiglia si erano trasferite soltanto pochi mesi prima. Secondo un’inchiesta della CNN, è probabile che nell’edificio abitasse uno scienziato nucleare iraniano, Abdulhamid Minouchehr. Lo scienziato è stato ucciso, ma oltre a lui sono morti Abbasi, suo padre, sua madre e suo fratello, tra gli altri.
I casi di questo tipo sono moltissimi. Negli ospedali di Teheran in questi giorni i reparti di pronto soccorso non sono riusciti a ospitare tutte le persone che avevano bisogno di cure.

I soccorritori davanti a un edificio distrutto a Teheran, 14 giugno 2025 (Credit Image: © Ircs via ZUMA Press Wire)
A Teheran i bombardamenti israeliani stanno creando confusione e terrore anche a causa dell’incertezza delle comunicazioni. Lunedì i social media dell’esercito israeliano in farsi (la lingua prevalente in Iran: l’esercito israeliano ha vari profili in varie lingue) ha diffuso un video in cui ordinava ai residenti del Distretto 3 di Teheran di andarsene immediatamente. Il Distretto 3 è grande più di 30 chilometri quadrati e ospita oltre 350mila persone: è quindi un’area densamente popolata, e l’evacuazione era di fatto impossibile. Poco dopo i bombardamenti israeliani hanno colpito tra gli altri l’edificio della tv di stato IRIB, che si trova nella zona.
In un’altra occasione l’esercito israeliano ha intimato alla popolazione civile di Teheran di «allontanarsi immediatamente dalla aree che ospitano fabbriche di armi militari e altri siti di supporto». Ovviamente i civili non hanno idea di dove si trovino le eventuali strutture militari, e l’avvertimento ha generato caos e paura in tutta la città.
In questi primi giorni di guerra è abbastanza difficile ottenere informazioni affidabili e precise sui civili iraniani uccisi. Per capire quanti morti e feriti ci sono bisogna affidarsi alla ong HRAI (i cui dati sono ritenuti piuttosto credibili) perché il ministero della Salute iraniano ha smesso di aggiornare il conto dei morti domenica, quando erano 224, per la maggior parte militari. Non è chiaro perché l’Iran abbia smesso di registrare o diffondere questi dati. Potrebbero esserci difficoltà logistiche, ma già in passato il governo del paese aveva sottostimato i propri morti per ragioni di propaganda: lo fece per esempio nella guerra con l’Iraq del 1980-1988.
Inoltre negli ultimi giorni le autorità hanno impedito l’accesso a internet in gran parte del paese, molte app di messaggistica non funzionano o funzionano a tratti: diffondere informazioni è quindi difficile.