Il ballottaggio a Bolzano è sorprendentemente in discussione
Il partito autonomista SVP non ha sostenuto il centrodestra, come invece ci si aspettava: le ragioni sono molte e c'entra pure il ballottaggio a Merano

La decisione della Südtiroler Volkspartei (SVP), il partito autonomista altoatesino, di non sostenere alcun candidato al ballottaggio per le elezioni amministrative a Bolzano ha rimesso in discussione un risultato che sembrava abbastanza scontato: la vittoria della coalizione di centrodestra guidata da Claudio Corrarati, che al primo turno era stato il più votato con il 36 per cento delle preferenze. Al ballottaggio l’avversario di Corrarati è Juri Andriollo, assessore uscente alle Politiche sociali e allo Sport sostenuto da una coalizione di centrosinistra. La posizione dell’SVP sposta parecchio, perché al primo turno era stato il singolo partito più votato (ma si presentava da solo, senza coalizioni) con il 15,1 per cento. Per il ballottaggio si vota domenica 18, dalle 7 alle 22.
Un po’ tutti gli addetti ai lavori, sia a Bolzano sia a Roma, si aspettavano che l’SVP avrebbe indicato ai propri elettori la preferenza per Corrarati, perché l’SVP è a capo della maggioranza di centrodestra che sostiene il presidente della provincia autonoma Arno Kompatscher: in Alto Adige insomma l’SVP è già alleato con i partiti che sostengono Corrarati a Bolzano, e negli ultimi tempi si è schierato con continuità a favore del governo di Giorgia Meloni a livello nazionale.
La scelta quindi sembrava naturale. E invece l’8 maggio, al termine di un’assemblea del partito, l’SVP ha optato per la neutralità, lasciando libertà di voto ai propri elettori. Al primo turno la lista autonomista aveva ottenuto oltre 6.200 voti ottenuti ed è probabile che saranno proprio gli elettori dell’SVP a decidere l’esito del ballottaggio premiando l’uno o l’altro contendente.
La decisione dell’SVP di non prendere una posizione netta è giustificata in parte dal fatto che i due candidati sostenuti dalle coalizioni di centrodestra e centrosinistra per certi aspetti hanno un profilo simile. Ma ci sono anche motivi storici, che hanno a che fare con la tradizione dell’autonomismo altoatesino, oltre a ragioni tattiche: l’SVP in ogni caso ha fatto sapere di essere pronta a entrare in maggioranza qualunque sia l’esito del voto, sia col centrodestra sia col centrosinistra.
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L’SVP è storicamente un partito moderato e riformista, con varie correnti al suo interno ma tendenzialmente progressista e soprattutto governista. Dopo essere stato alleato convinto della Democrazia Cristiana per quasi 50 anni, a partire dalla metà degli anni Novanta ha stretto quasi sempre alleanze, più o meno strutturali ma comunque abbastanza stabili, col centrosinistra. Nel 2018 c’è stata la prima svolta: un po’ per cercare una soluzione a un calo dei consensi, un po’ per assecondare una tendenza elettorale nazionale, l’SVP ha iniziato soprattutto in provincia ad allearsi col centrodestra, intessendo relazioni via via più solide in particolare con Forza Italia.
– Leggi anche: Alleandosi con la destra l’SVP rinnega gran parte della sua storia
Non è stato però un effettivo ripensamento ideologico. L’SVP è anzitutto un partito autonomista locale, che ha come obiettivo fondamentale quello di tutelare gli interessi della comunità di lingua tedesca e conservare le prerogative e i vantaggi che l’autonomia assicura alla provincia: fatalmente, dunque, finisce col cercare accordi col governo nazionale di turno.
È un approccio molto pragmatico, per certi versi opportunistico, che spiega anche perché un partito discendente da un movimento di opposizione al nazifascismo abbia accettato tutto sommato di buon grado di allearsi col centrodestra egemonizzato da Fratelli d’Italia, pur di garantirsi la maggioranza in provincia nel dicembre del 2023. L’ostilità all’estrema destra deriva dal ricordo delle politiche persecutorie e repressive di italianizzazione forzata portate avanti dal regime fascista di Benito Mussolini.
Tutto questo vale quando si parla della provincia autonoma di Bolzano (che nei fatti si amministra come una regione): nel solo comune di Bolzano invece non c’è ancora stata alcuna forma di alleanza tra l’SVP e la destra. Da quando esiste l’elezione diretta del sindaco, a inizio anni Novanta, la città ha avuto solo amministrazioni di centrosinistra: l’unica volta che il centrodestra vinse al ballottaggio, nel 2005, il sindaco Giovanni Benussi (che aveva vinto per soli 7 voti) restò in carica per meno di un mese e non riuscì a creare la giunta, anche per la ferma contrarietà dell’SVP a concedergli il proprio sostegno.
Stavolta sembrava che ci fossero le condizioni per un pieno appoggio degli autonomisti al centrodestra. È stato anche per favorire questo processo che era stato individuato un candidato moderato, un imprenditore ben noto in città e di formazione tutt’altro che conservatrice come Corrarati, uno che nel recente passato ha anzi fatto spesso dichiarazioni di simpatia verso il PD. La deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi, parlando con alcuni suoi colleghi alla Camera, ricorda ancora quando Corrarati partecipava a eventi elettorali in suo sostegno durante la campagna per le politiche del 2018, in cui l’ex ministra era candidata nel collegio uninominale di Bolzano.
Al tempo stesso, però, l’SVP non poteva prendere nettamente le distanze dall’amministrazione uscente di centrosinistra. Con Renzo Caramaschi, sindaco progressista che ha governato la città per due mandati consecutivi, l’SVP ha collaborato stabilmente per nove anni. Stephan Konder, il candidato dell’SVP al primo turno del 4 maggio, è stato il suo vicesindaco, con importanti deleghe all’Urbanistica e all’Edilizia. Fa fatica, dunque, a rinnegare questa esperienza di governo, e anche a criticare il candidato del centrosinistra Andriollo (che era in giunta con Konder).
Anche in questo senso si comprende la prudenza dell’SVP, che è dettata anche dalla presenza tra i suoi dirigenti di culture politiche diverse e abbastanza trasversali. L’attuale segretario del partito per esempio, il deputato Dieter Steger, ha un’estrazione di centrodestra, e il gruppo delle Minoranze linguistiche alla Camera vota stabilmente a favore del governo. Al Senato invece l’orientamento abituale degli autonomisti è opposto: anzi, la presidente del gruppo Julia Unterberger è spesso una delle voci più critiche e intransigenti verso la destra e Giorgia Meloni.
Lo stesso avviene a livello locale: l’ex senatore dell’SVP Oskar Peterlini ha dato il suo sostegno pubblico ad Andriollo, mentre altri esponenti del partito si sono schierati più o meno apertamente con Corrarati.
In tutto questo ha un peso anche il fatto che non si vota per il ballottaggio solo a Bolzano, ma anche a Merano, il secondo comune più grande della provincia. Qui la candidata dell’SVP Katharina Zeller, sorprendentemente risultata la più votata al primo turno, ha ottenuto il sostegno del PD e del centrosinistra – il cui candidato è arrivato terzo – in vista della sfida con il sindaco uscente Dario Dal Medico, un moderato di centrodestra. Ci sono buone ragioni di pensare che tra Bolzano e Merano ci sia stato anche uno scambio di favori: l’SVP non danneggia il centrosinistra a Bolzano, dando ai propri elettori libertà di voto, e il PD appoggia la sua candidata a Merano.