Tre elezioni in Europa in un giorno solo
Ci sono le presidenziali in Romania (ballottaggio) e Polonia (primo turno) e le parlamentari in Portogallo: una breve guida

Il 18 maggio si vota in ben tre paesi. In Romania c’è il ballottaggio delle presidenziali dopo che il primo turno era stato vinto nettamente dal sovranista George Simion (e dopo che la prima votazione era stata annullata per una massiccia campagna di interferenze e disinformazione). Anche in Polonia ci sono le presidenziali, ma il primo turno: il candidato del governo europeista se la gioca con due di estrema destra. Infine in Portogallo ci sono elezioni parlamentari anticipate ed è molto probabile finiscano come le ultime, cioè senza maggioranze stabili.
Romania
È la più osservata delle tre. Perché Simion è un candidato nazionalista ed euroscettico, con una lunga storia di posizioni estreme: negazioniste durante la pandemia e fautore di rivendicazioni territoriali verso Moldavia e Ucraina, tra le altre cose. Lo è anche per l’assetto istituzionale della Romania, che è in pratica semi-presidenziale: è il presidente che la rappresenta al Consiglio Europeo, l’organo che riunisce capi di stato e di governo dell’Unione Europea.
Al primo turno Simion aveva preso più del 41 per cento ed era andato benissimo nel voto estero, che è molto influente. L’altro candidato è il sindaco della capitale Bucarest, Nicușor Dan. È a sua volta un candidato anti-establishment, ma ha idee agli antipodi di quelle di Simion. Dan è un outsider rispetto ai partiti tradizionali, che ha sempre avversato accusandoli di essere corrotti, ma ha ricevuto il loro sostegno perché si è presentato come il difensore della collocazione della Romania nell’Unione e nella NATO.

Dan e Simion durante un confronto televisivo, lo scorso 8 maggio (AP Photo/Andreea Alexandru)
Visto che è il favorito, recentemente Simion ha cercato di smussare le sue posizioni: anzitutto sull’Ucraina, per scrollarsi di dosso la reputazione di candidato filorusso e rassicurare gli alleati della Romania. Non è chiaro quanto questa tattica stia funzionando. In ogni caso dice di voler nominare primo ministro Calin Georgescu, il candidato ultranazionalista che a sorpresa aveva vinto il primo turno delle presidenziali, poi annullato perché l’intelligence aveva riscontrato interferenze russe a suo vantaggio.
Simion e Dan, in leggero recupero, sono appaiati negli ultimi sondaggi – anche se in passato hanno dimostrato di non prenderci (su Georgescu) e spesso non tengono conto degli elettori all’estero, come detto molto importanti.
Polonia
Anche le presidenziali polacche sono cruciali. Da un anno e mezzo infatti si trascina uno scontro istituzionale che ha molto limitato l’attività del governo europeista perché il presidente uscente, Andrzej Duda, è espresso da Diritto e Giustizia, il partito sovranista che ha governato in modo semi-autoritario dal 2015 al 2023. Per il primo ministro Donald Tusk, che aveva vinto le elezioni del 2023, sarebbe fondamentale quindi riuscire a piazzare il suo candidato. Per le stesse ragioni, Diritto e Giustizia è determinato a impedirlo.

Donald Tusk insieme al candidato del suo partito, Rafał Trzaskowski, in occasione della sua nomina, a Varsavia lo scorso 23 novembre (AP Photo/Natacha Pisarenko)
Coalizione Civica (il blocco di centrodestra, quello di Tusk) ha candidato il sindaco di Varsavia, Rafał Trzaskowski, un politico noto e rispettato da anni, che è primo nei sondaggi. Diritto e Giustizia, che è indebolito da problemi giudiziari e di fondi, ha puntato invece su Karol Nawrocki: uno storico che fino a questa campagna elettorale era in pratica uno sconosciuto per la maggioranza delle persone. Tra l’altro Nawrocki risente della concorrenza di Slawomir Mentzen, il candidato di Confederazione, un partito ancora più a destra del suo (comunque di estrema destra).
Molto probabilmente servirà un ballottaggio (il 1° giugno) tra Trzaskowski e Nawrocki. Anche in previsione del secondo turno Trzaskowski ha spostato sensibilmente a destra le sue posizioni, in particolare su temi come la sicurezza e l’immigrazione che ritiene siano i punti forti dei suoi principali avversari. Questa tattica punta a espandere i consensi, dando per scontato che lo votino comunque gli elettori di Coalizione Civica e quelli degli altri partiti progressisti della maggioranza che sostiene Tusk in parlamento (tra cui Polonia 2050 e la Sinistra).
Al tempo stesso il riposizionamento di Trzaskowski, evidente dalla scomparsa dai suoi comizi dei riferimenti all’aborto e alla comunità LGBT+, rischia di alienargli un pezzo dell’elettorato progressista che fu determinante nel 2023, specie donne e giovani.
– Leggi anche: In Polonia anche il principale candidato progressista si è spostato a destra
Portogallo
Le elezioni anticipate, da alcuni anni, non sono più una novità per il Portogallo: queste sono le terze di una serie iniziata nel 2022. Gli ultimi due governi infatti sono caduti a causa di scandali politici e giudiziari. Il primo ministro uscente di centrodestra, Luís Montenegro, a marzo è stato sfiduciato dal parlamento per un possibile conflitto di interessi. Il suo predecessore di centrosinistra, Antonio Costa, si era dimesso nell’ambito di una inchiesta su presunte tangenti in cui in realtà non era coinvolto (ci fu un errore nella trascrizione delle intercettazioni).

Il leader dei Socialisti, Pedro Nuno Santos, di spalle, stringe la mano a Luís Montenegro prima di un dibattito televisivo, lo scorso 30 aprile (AP Photo/Armando Franca)
Alle scorse elezioni, a marzo del 2024, non c’era stato un netto vincitore: la coalizione di centrodestra di Montenegro (Alleanza Democratica) alla fine aveva formato un governo di minoranza grazie all’appoggio esterno dei Socialisti, che si erano impegnati a non sfiduciarlo: l’obiettivo era impedire un’alleanza con Chega!, il partito di estrema destra che in questi anni ha aumentato i suoi consensi, contribuendo a scardinare un sistema politico bipolare.
È molto probabile che vada come la volta scorsa: anche se Alleanza Democratica ha allargato un po’ il suo vantaggio sui Socialisti (il partito di Costa), difficilmente avrà la maggioranza. Se vincerà, dovrà allearsi almeno coi centristi di Iniziativa Liberale o contare su un patto informale simile a quello di questa legislatura coi Socialisti. Il loro leader, Pedro Nuno Santos, in campagna elettorale ha preferito non sbilanciarsi su questa possibilità. Finora Montenegro ha escluso ogni collaborazione con Chega!.
Questa è una guida schematica, sul Post troverete approfondimenti e aggiornamenti a partire da domenica sera.



