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  • Mercoledì 14 maggio 2025

Il governo europeista della Polonia ha fatto poco sull’aborto

E ha deluso molte donne che l'avevano appoggiato, e che alle presidenziali di domenica potrebbero votare diversamente

Una protesta a favore del diritto all'aborto a Varsavia, in Polonia, a luglio del 2024 (Marek Antoni Iwanczuk/SOPA Images via ZUMA Press Wire/ANSA)
Una protesta a favore del diritto all'aborto a Varsavia, in Polonia, a luglio del 2024 (Marek Antoni Iwanczuk/SOPA Images via ZUMA Press Wire/ANSA)
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Domenica si terrà in Polonia il primo turno delle elezioni presidenziali e in vantaggio nei sondaggi c’è Rafał Trzaskowski, il candidato del partito di Donald Tusk, Piattaforma Civica, liberale di centrodestra. Trzaskowski ha però un problema: molte donne, specialmente giovani donne, che erano state fondamentali per la vittoria della coalizione guidata da Piattaforma Civica alle elezioni legislative del 2023, sembrano deluse e poco interessate a votare per il suo candidato presidente.

In questi due anni di governo infatti Piattaforma Civica non è riuscita a rispettare una delle principali promesse della sua campagna elettorale: approvare una legge che ripristinasse il diritto all’aborto, quasi del tutto vietato dal precedente governo di estrema destra guidato da Diritto e Giustizia.

Secondo l’agenzia di sondaggi Ibris l’interesse delle donne per le elezioni presidenziali è inferiore di 10 punti percentuali rispetto a quello degli uomini. Nonostante sia piuttosto sicuro che Trzaskowski passerà il primo turno, questo potrebbe causargli dei problemi al ballottaggio, quando tutti i voti degli elettori conservatori confluiranno su un solo candidato fra i due principali di estrema destra: Karol Nawrocki di Diritto e Giustizia, al momento secondo nei sondaggi, e Sławomir Mentzen, candidato del partito Confederazione, ancora più conservatore e il cui bacino elettorale è composto principalmente da giovani uomini.

Dal 2021 interrompere una gravidanza in Polonia è illegale salvo che in pochissimi casi. Durante la campagna elettorale del 2023 Tusk aveva promesso di emanare una nuova legge per garantire il diritto ad abortire entro i primi 100 giorni del suo governo: anche per questo molte attiviste per i diritti delle donne avevano attivamente sostenuto Piattaforma Civica, esortando le donne ad andare a votare per cambiare la situazione.

Alla fine la coalizione guidata da Piattaforma Civica aveva vinto ed era riuscita a formare un governo europeista. Nei mesi successivi il nuovo governo aveva provato più volte a far passare una riforma, ma nel luglio del 2024 le forze più conservatrici della maggioranza avevano contribuito alla bocciatura di un disegno di legge che in sostanza avrebbe reso legale abortire entro le prime 12 settimane. Un mese dopo lo stesso Tusk aveva ammesso che cambiare la legge in vigore durante questa legislatura, che durerà fino al 2027, sarà praticamente impossibile.

Rafał Trzaskowski a maggio del 2025 (ANSA/EPA/PAWEL SUPERNAK)

Finora poi l’attuale presidente del paese Andrzej Duda, di Diritto e Giustizia, aveva detto che avrebbe posto il veto a qualunque legge che puntasse a depenalizzare l’aborto. In una recente intervista Trzaskowski ha spiegato che si comporterà molto diversamente, in caso di elezione: ha detto di voler «convincere le donne che se sarò presidente ci saranno molte più possibilità di cambiare quella legge».

Trzaskowski ha comunque evitato di parlare troppo spesso di aborto, e recentemente si è spostato su posizioni meno progressiste di quelle che sosteneva fino a qualche anno fa, e su temi cari alla destra come quello dell’immigrazione.

È comunque plausibile che molte donne finiranno per votare per Trzaskowski, dato che Nawrocki e Mentzen sono a favore di mantenere le restrizioni all’aborto. Lo spirito con cui lo faranno è però molto cambiato rispetto a due anni fa: Anna Pięta, una delle attiviste per il diritto all’aborto più influenti durante la campagna elettorale del 2023, ha descritto al Financial Times il voto per Trzaskowski al ballottaggio come «il male minore», aggiungendo che «vomiterò, poi voterò per lui e poi vomiterò di nuovo».

Negli ultimi mesi Pięta non ha fatto campagna per Piattaforma Civica ma ha aperto insieme ad altre attiviste il primo e unico centro per aborti farmacologici nel paese: il centro, che si trova a pochi passi dal parlamento polacco, non è ancora stato chiuso per via della benevolenza del nuovo governo, ma permette degli aborti che sono di fatto illegali ed è per questo esposto ogni giorno a potenziali azioni legali. Circa 2.500 giudici nominati negli scorsi anni con grandi forzature da Diritto e Giustizia sono ancora in servizio, e il governo al momento non può fare nulla per contrastare la loro applicazione della legge.

Nel frattempo l’unica cosa che ha fatto è stato emanare delle linee guida in cui si chiariva che gli ospedali non sarebbero stati perseguiti per aver interrotto una gravidanza per salvare la vita di una donna (praticamente l’unico caso permesso dalla legge) e iniziare a multare quelli che si rifiutano di praticare gli aborti consentiti dalla legge. Si tratta però di misure che lasciano fuori la maggior parte dei casi in cui una donna vuole abortire.

– Leggi anche: La prima clinica per aborti farmacologici in Polonia