Alberto Trentini ha chiamato la sua famiglia per la prima volta dopo sei mesi

Da quando è detenuto in Venezuela non aveva potuto comunicare con nessuno

Alberto Trentini (ANSA)
Alberto Trentini (ANSA)
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Alberto Trentini, il cooperante italiano detenuto in Venezuela dallo scorso novembre, ha chiamato per la prima volta la sua famiglia. Lo confermano il ministero degli Esteri e la sua avvocata Alessandra Ballerini dopo che Repubblica ha dato la notizia. Trentini, che prima non aveva potuto comunicare con nessuno, ha detto alla sua famiglia che sta bene, mangia e riceve le medicine di cui ha bisogno (soffre di ipertensione).

Finora le informazioni su Trentini erano state pochissime. A inizio maggio però il Venezuela aveva liberato Alfredo Schiavo, un cittadino italo-venezuelano che era detenuto da cinque anni nella capitale Caracas. In quell’occasione il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli aveva detto di sperare che anche Trentini potesse essere liberato presto.

Secondo una ricostruzione di Repubblica gli agenti dell’AISE (Agenzia informazioni e sicurezza esterna, cioè i servizi segreti per gli esteri) sono andati in Venezuela almeno due volte in questi mesi. A inizio maggio il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, aveva incontrato Armanda Colusso, la madre di Trentini, a Palazzo Chigi per aggiornarla su cosa stava facendo il governo.

Trentini ha 45 anni ed è originario di Venezia. Dallo scorso ottobre si trovava in Venezuela per la ong internazionale Humanity & Inclusion, che aiuta le persone con disabilità. Quando è stato arrestato con accuse poco chiare, stava andando per lavoro da Caracas a Guasdualito, nel nordovest del paese. Insieme a lui è stato fermato anche l’autista della ong che lo accompagnava. Colusso aveva ricevuto messaggi da lui mentre era ancora all’aeroporto di Caracas, poi non l’ha più sentito. La sera del 16 novembre la famiglia ha saputo che era stato fermato.