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  • Domenica 11 maggio 2025

In prigione all’Aia, ma candidato alle elezioni per diventare il sindaco di Davao

È l'ennesimo incredibile sviluppo delle vicende che riguardano la famiglia dell'ex presidente filippino Rodrigo Duterte

Una protesta contro Rodrigo Duterte a Manila, il 17 marzo 2025 (ANSA/Zedrich Xylak Madrid/ZUMA Press Wire)
Una protesta contro Rodrigo Duterte a Manila, il 17 marzo 2025 (ANSA/Zedrich Xylak Madrid/ZUMA Press Wire)
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Da marzo l’ex presidente filippino Rodrigo Duterte si trova in carcere all’Aia, nei Paesi Bassi: era stato arrestato nelle Filippine con un mandato della Corte penale internazionale e da allora si trova in detenzione preventiva, in attesa del processo per crimini contro l’umanità. Ma lunedì il nome di Duterte sarà anche sulle schede elettorali per eleggere il nuovo sindaco di Davao, una delle più importanti città delle Filippine. Duterte, che era già stato sindaco della città prima di diventare presidente del paese, è dato per strafavorito.

Il motivo per cui Duterte è tra i candidati è che l’ex presidente aveva depositato la sua candidatura nell’ottobre del 2024, prima che venisse arrestato. In quel periodo la famiglia Duterte – tra cui la figlia Sara, che oggi è vicepresidente del paese – stava perdendo influenza politica. La candidatura era quindi un modo per tornare a contare, soprattutto in una città che aveva permesso a Rodrigo Duterte di diventare così popolare da vincere poi le elezioni presidenziali.

Era anche un modo, sostengono alcuni esperti, per sfuggire alle indagini che erano già avviate su di lui e che riguardavano i crimini commessi dalle forze di sicurezza filippine sotto il suo comando durante la cosiddetta “guerra alle droghe” (si parla sia delle indagini della Corte penale internazionale, sia di quelle avviate dal parlamento filippino).

La guerra alle droghe fu un insieme di politiche e di azioni estremamente repressive e violente nelle quali migliaia di persone furono uccise dalla polizia o da altre persone che si sentirono legittimate a compiere atti di violenza contro i consumatori di droghe. Duterte iniziò questa guerra quando era ancora sindaco di Davao e poi la proseguì da presidente.

Sara Duterte a febbraio del 2025 (AP Photo/Basilio Sepe)

Nonostante sia probabile che vinca le elezioni di lunedì a Davao, Duterte non potrà assumere l’incarico, visto che come detto si trova in una prigione dell’Aia in attesa di processo. È probabile però che la carica passi al figlio, Sebastian Duterte, attuale sindaco della città e a queste elezioni candidato al ruolo di vicesindaco.

Rodrigo Duterte su uno schermo nell’aula della Corte penale internazionale durante l’udienza preliminare in seguito al suo arresto, il 14 marzo 2025 (ANSA/EPA/PETER DEJONG / POOL)

Tutta questa storia potrebbe sembrare assurda, soprattutto la parte in cui le Filippine hanno accettato non solo di collaborare con la Corte penale internazionale su un’indagine che riguarda un suo cittadino – cosa che non succede praticamente mai – ma anche di eseguire il successivo mandato di arresto contro Duterte. La spiegazione è politica.

Da tempo infatti nel governo delle Filippine c’è uno scontro molto intenso tra la vicepresidente, Sara Duterte, e il presidente Ferdinand Marcos Jr, figlio dell’ex dittatore Ferdinand E. Marcos (al potere fra il 1965 e il 1986). I due erano stati eletti insieme nel 2022, ma da allora i loro rapporti sono peggiorati in maniera significativa, sia per rivalità familiari sia per la differenza di vedute su alcune importanti questioni politiche.

– Leggi anche: La vicepresidente delle Filippine ha minacciato di far uccidere il presidente

È per questo che lo scorso marzo Marcos aveva autorizzato l’arresto e il trasferimento nei Paesi Bassi di Rodrigo Duterte: soprattutto per colpire sua figlia Sara, che tra l’altro era stata accusata di appropriazione indebita di fondi e sottoposta a un voto di impeachment che ora deve essere confermato dal Senato.

Lunedì nelle Filippine ci sono anche le elezioni di medio termine per rinnovare 12 dei 24 seggi del Senato: una vittoria del partito di Sara Duterte, Hugpong ng Pagbabago, potrebbe ridurre le possibilità che anche il Senato approvi l’impeachment.