Marine Le Pen è stata dichiarata ineleggibile
In seguito a una condanna per appropriazione indebita di fondi europei: se non verrà accolto il suo ricorso non potrà candidarsi alle elezioni presidenziali francesi

Lunedì un tribunale di Parigi ha condannato la leader del partito di estrema destra Rassemblement National Marine Le Pen a quattro anni di carcere, di cui due con pena sospesa e due che possono essere scontati con braccialetto elettronico, e a cinque anni di ineleggibilità per appropriazione indebita di fondi pubblici del Parlamento europeo. Dovrà anche pagare una multa di 100mila euro. Anche se si tratta di una condanna di primo grado, il tribunale ha stabilito che l’ineleggibilità venga applicata con «esecuzione provvisoria», cioè che abbia effetto da subito. Le Pen ha già detto che farà ricorso, ma finché non vincerà un eventuale appello non potrà comunque candidarsi alle elezioni locali o nazionali per cinque anni, incluse le elezioni presidenziali del 2027.
La condanna all’ineleggibilità è una notizia grossa, anche perché Le Pen sembrava la grande favorita a vincere le prossime presidenziali. Mancano due anni ed è presto per prendere troppo sul serio i sondaggi, ma vanno tenute a mente due cose: il Rassemblement National non è mai stato così popolare, ed è stato il partito più votato alle elezioni legislative dell’anno scorso (quelle vinte di fatto dalla coalizione di sinistra del Nuovo Fronte Popolare, anche grazie a un’alleanza prima del secondo turno con la coalizione centrista del presidente Emmanuel Macron). Le Pen manterrà comunque il suo incarico da parlamentare all’Assemblea Nazionale, la camera bassa del parlamento francese.
Insieme a Le Pen oggi sono state condannate anche altre 23 persone, fra cui otto ex eurodeputati e dodici persone che erano state assunte come assistenti parlamentari e che sono al centro dell’indagine: il tribunale ha stabilito che quest’ultime, anche se pagate dal Parlamento europeo, in realtà lavoravano per il partito in Francia. Lo statuto del Parlamento vieta espressamente che i fondi versati ai deputati per assumere assistenti siano usati per finanziare l’attività politica nazionale. Una sola persona è stata assolta.
Il tribunale ha stimato che i fondi europei usati impropriamente in questo modo, fra il 2004 e il 2016, ammontino a 2,9 milioni di euro. Per questo motivo il tribunale ha anche condannato il Rassemblement National a 2 milioni di euro di multa: dovrà pagare un milione, e gli verranno confiscati beni per un altro milione di euro.
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Le Pen, che al tempo dei fatti era eurodeputata, era accusata di aver assunto quattro assistenti parlamentari, ma il tribunale ha dato ragione alla procura dicendo che il Rassemblement National aveva creato un più ampio «sistema» di appropriazione indebita e «contratti fittizi». Secondo la procura questo sistema aveva l’obiettivo di «far risparmiare» il partito ed era nato sotto la direzione di Jean-Marie Le Pen, il padre di Marine Le Pen e il più influente politico di estrema destra francese degli ultimi decenni, morto lo scorso gennaio. Marine Le Pen avrebbe ereditato questo sistema quando gli è succeduta alla guida del partito nel 2011 e avrebbe avuto un ruolo centrale nella sua attuazione. Questo sarebbe avvenuto specialmente dopo le elezioni europee del 2014, grazie alle quali l’allora Front National passò da tre a 23 europarlamentari. Le indagini cominciarono nel 2016.
In serata Marine Le Pen ha commentato la sentenza durante un’intervista su TF1, il primo canale televisivo francese, in cui ha ribadito di essere innocente, ha confermato che farà appello contro la condanna e ha detto che cercherà di fare in modo che l’appello si svolga in tempo per le presidenziali del 2027. Ha anche accusato il tribunale di aver preso una «decisione politica» contraria allo stato di diritto per impedirle di candidarsi.
La condanna era già stata criticata dai colleghi di partito di Le Pen, come l’altro leader di Rassemblement National, Jordan Bardella, e diversi esponenti dell’estrema destra europea, come il primo ministro ungherese Viktor Orbán e l’olandese Geert Wilders. Anche il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha mostrato solidarietà nei confronti di Le Pen, dicendo che la sua condanna è stata una «dichiarazione di guerra da parte di Bruxelles» (nonostante in realtà gli organi della giustizia europea non c’entrino nulla con la decisione del tribunale francese).
A criticare parzialmente la sentenza sono stati però anche Jean-Luc Mélenchon e il suo partito di sinistra della France Insoumise: pur accogliendo positivamente la condanna si sono detti contrari alla decisione di applicare immediatamente la pena di ineleggibilità, sostenendo che solo il popolo debba avere il potere di decidere se una persona deve essere eletta o meno.