Dove può arrivare Nadia Battocletti
Cosa la rende già oggi una delle migliori mezzofondiste al mondo e perché ha ancora ampi margini di miglioramento

Nadia Battocletti ha cominciato il 2025 con due vittorie in due note corse campestri italiane, il Campaccio e il Cross di Alà dei Sardi, mentre giovedì scorso nella prima gara su pista, i 3.000 metri al meeting di Liévin in Francia, ha migliorato di 11 secondi il record italiano indoor, che già le apparteneva. Battocletti ha 24 anni ed è una mezzofondista, corre cioè su distanze medio-lunghe, in genere dai 3.000 ai 10.000 metri. È sempre stata un’atleta promettente e versatile, ma nella scorsa stagione si è affermata tra le migliori della sua generazione, senza dubbio la miglior mezzofondista italiana: detiene il record nazionale in quasi tutte le distanze.
In meno di un anno ha vinto la medaglia d’oro agli Europei di atletica leggera nei 5.000 e nei 10.000 metri, la medaglia d’argento alle Olimpiadi nei 10.000 (nei 5.000 fu quarta), la medaglia d’oro individuale e a squadre agli Europei di corsa campestre, oltre ad altre corse su pista e su sterrato. Non ci sono tante atlete italiane costanti come lei, che ormai compete per i primi posti quasi in ogni gara a cui partecipa, e che sembra avere margini di miglioramento e prospettive in parte ancora inesplorate. Secondo il presidente della Federazione italiana atletica leggera (FIDAL) Stefano Mei, campione europeo nei 10.000 metri nel 1986, Battocletti «non ha limiti, può vincere quello che vuole».
È «un’atleta completa e moderna», in grado di adattarsi a contesti e distanze diverse; per esplicitare il concetto, Mei usa una metafora: «Mi sembra che il suo allenatore la prepari per farle suonare il pianoforte con tutte e dieci le dita, e non solo con due». L’allenatore è il padre Giuliano, ex mezzofondista (e maratoneta) che correva sia in pista sia cross (cioè corsa campestre, su terreni sterrati o erbosi), tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila. Anche la madre Jawhara Saddougui, marocchina, ha un passato da mezzofondista. In varie interviste Battocletti ha raccontato che i suoi genitori, nonostante il loro passato sportivo, non l’hanno mai forzata a praticare l’atletica leggera, e che da piccola ha fatto vari sport: danza, nuoto, arrampicata, golf e soprattutto tennis, oltre alla corsa.
La gara con cui ha vinto l’argento alle scorse Olimpiadi, nei 10.000 metri
Battocletti è nata a Cles, ma è cresciuta a Cavareno, un paesino a circa 900 metri di altitudine in provincia di Trento, dove vive ancora oggi. Allenarsi in montagna aiuta a migliorare la resistenza, perché la minor concentrazione di ossigeno nell’aria stimola il corpo a produrre più emoglobina, che aumenta la capacità del sangue di trasportare ossigeno; per questo molte delle migliori mezzofondiste al mondo, quasi tutte etiopi o keniane, si allenano spesso a oltre tremila metri di altitudine. Poter correre ogni giorno in luoghi non pianeggianti ha aiutato Battocletti ad andare forte nelle corse campestri, dove oltre a ostacoli e terreni accidentati con ghiaia, fango ed erba ci sono spesso alcuni tratti in salita e discesa.
I suoi successi su pista sono considerati più prestigiosi (alle Olimpiadi la corsa campestre del resto si tenne l’ultima volta nel 1924), ma nel cross Battocletti ha ottenuto forse risultati ancor migliori. Ha vinto sia la corsa individuale sia quella a squadre agli Europei di cross per cinque volte: due nella categoria under 20, due in quella under 23 e lo scorso autunno in quella open. Nel 2014, a quattordici anni, vinse il primo titolo italiano nella corsa campestre, nella categoria cadette (under 16). Nelle corse cross si esalta il talento di Battocletti nel saper gestire in modo eccellente e con grande consapevolezza le energie e i momenti nella gara, perché rispetto alla pista «non hai riferimenti, fatichi a sapere a quanto stai andando e ti basi soprattutto sul tuo cronometro biologico», spiega Mei, che vinse anche un argento e un bronzo ai Mondiali di cross.
Questa abilità, alla quale Battocletti aggiunge uno stile di corsa molto fluido e un’eccellente elasticità muscolare, è cruciale anche in pista, dove ogni gara è diversa dalle altre e ci sono tante variabili da considerare: la propria condizione fisica, quella delle avversarie, il ritmo della corsa, i possibili scontri o problemi nel trovare la miglior traiettoria di corsa. «Lei sa cosa deve fare in pista, sa come muoversi dentro la gara», dice ancora Mei, evidenziando come Battocletti sappia scegliere il momento giusto per accelerare, o per mettersi in mezzo alle due corsie e riuscire quindi a controllare meglio le avversarie (o a superarle), anche accettando di fare qualche metro in più, perché in pista nelle corsie più interne si percorrono meno metri.
È ciò che ha fatto in entrambe le gare alle Olimpiadi, nelle quali ha recuperato diverse posizioni durante l’ultimo giro (un giro di pista sono 400 metri) superando a destra diverse avversarie. Questi finali di gara in crescendo, impetuosi ed entusiasmanti, sono frutto tanto della sua abilità tattica quanto del suo talento in corsa, e non sono nuovi per lei: basta guardare l’eccezionale rimonta che fece nei 1.500 metri ai campionati italiani del 2021.
Anche il commentatore Franco Bragagna faticò a contenere l’entusiasmo per quel finale di gara
Battocletti sembra arrivata un po’ all’improvviso perché il pubblico più ampio l’ha conosciuta solo con i successi della scorsa estate, ma sono ormai diversi anni che corre ad alti livelli. «Prima faceva meno scalpore, ma nel suo perimetro era già tra le migliori», dice un altro ex mezzofondista italiano, Francesco Panetta, campione del mondo nei 3.000 siepi e campione europeo nei 3.000 metri, lodando l’ottimo lavoro di programmazione che hanno fatto Battocletti e il suo staff per consentirle di migliorare ogni stagione.
Oggi Battocletti è seconda nel ranking mondiale dei 10.000 metri (una classifica che mette insieme i risultati ottenuti sulla distanza), ma il suo miglior tempo è ancora piuttosto lontano da quello della primatista mondiale Beatrice Chebet, vincitrice dei 5.000 e dei 10.000 a Parigi: 30 minuti e 43 secondi Battocletti, 28 minuti e 54 secondi Chebet. Nei 5.000 il suo primato è di 14 minuti e 31 secondi, circa mezzo minuto in più del record del mondo dell’etiope Gudaf Tsegay.
Panetta definisce Battocletti «una mezzofondista eclettica», che fa sembrare piuttosto naturale tutto ciò che fa, anche quando corre su distanze che non frequenta con costanza. Dopo le Olimpiadi per esempio al Golden Gala di Roma ha gareggiato nei 1.500 metri, che di recente non ha quasi mai corso, migliorando di quasi quattro secondi il suo primato personale: secondo Panetta «se li corre 4-5 volte fa il record italiano senza grandi problemi».
La naturalezza con cui corre e alterna le varie distanze e la crescita costante mostrata finora rendono entusiasmante immaginare il futuro di Battocletti. Quest’anno l’obiettivo grosso saranno i Mondiali, che si terranno a Tokyo il prossimo settembre e nei quali dovrebbe gareggiare nei 5.000 e nei 10.000. Secondo Mei l’obiettivo di Battocletti a lungo termine è vincere l’oro in una delle due gare alle prossime Olimpiadi, quelle di Los Angeles del 2028, quando avrà 28 anni. «I 5.000 sono la sua gara, ma forse tra tre anni potrebbe andare meglio nei 10.000, dove ci sono ritmi un po’ più bassi».

Nadia Battocletti dopo i 10.000 metri alle Olimpiadi di Parigi (Clayton/Corbis via Getty Images)
Diversi mezzofondisti a un certo punto della carriera provano a correre la maratona, che è una delle gare più antiche e prestigiose dell’atletica leggera, tra le più ricche peraltro: una vittoria nelle più importanti maratone viene pagata più di cinquantamila euro (in quella di Boston addirittura centocinquantamila). Per chi, come Battocletti, tiene un ritmo di poco più di 3 minuti per chilometro nei 10.000 metri risulta di solito non troppo complesso adattarsi alla distanza della maratona. Sia Mei che Panetta dicono che Battocletti potrebbe, un giorno, essere competitiva sui 42,195 chilometri della maratona, ma che almeno fino a Los Angeles dovrebbe concentrarsi sulla pista, cosa che in effetti sembra essere nei suoi piani.
Mei su questo ripete che Battocletti «non ha limiti», ma sostiene che provare a fare la maratona ora «avrebbe meno fascino che riuscire in un altro obiettivo, e cioè quello di essere la miglior mezzofondista».



