Hamas dice di aver iniziato i negoziati per la seconda fase del cessate il fuoco a Gaza
E Israele invierà una delegazione in Qatar nei prossimi giorni: servono per concordare il rilascio di tutti gli ostaggi e il ritiro totale dell'esercito israeliano dalla Striscia

Martedì 4 febbraio un portavoce di Hamas ha annunciato che il gruppo ha cominciato le discussioni relative alla seconda fase del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Il portavoce non ha specificato che tipo di discussioni sono iniziate, né se queste sono da intendersi come interne al gruppo o condivise con i mediatori dell’accordo, ossia i rappresentanti di Qatar, Egitto e Stati Uniti. Sempre martedì, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che entro la fine della settimana invierà una propria delegazione in Qatar, dove si svolgono gli incontri. Durante i negoziati Israele e Hamas non dialogano direttamente, ma si scambiano richieste e condizioni tramite i mediatori internazionali.
La prima fase del cessate il fuoco era iniziata lo scorso 19 gennaio, e durerà 42 giorni: era previsto che dopo 16 giorni, ossia proprio il 4 febbraio, sarebbero iniziate le discussioni per la fase successiva. L’accordo generale fornisce già alcune informazioni su quello che dovrebbe accadere nella seconda fase: Hamas dovrebbe rilasciare tutti gli ostaggi ancora presenti nella Striscia, in cambio di centinaia di prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Israele dovrebbe completare il ritiro di tutte le sue truppe dalla Striscia. Durante i negoziati dovranno essere definiti i dettagli e le modalità di attuazione di queste procedure.
Infine, nella terza e ultima fase Hamas dovrebbe consegnare i corpi degli ostaggi morti durante la prigionia e cominciare l’attuazione di un piano per la ricostruzione di Gaza (su cui le trattative sono invece tutte da definire). Se i negoziati per le fasi due e tre falliranno, potrebbe essere prorogata la prima fase, oppure è possibile che la guerra ricominci.

La liberazione di ostaggi israeliani a Gaza il 30 gennaio (AP Photo/Mohammad Abu Samra)
Intanto, nel pomeriggio del 4 febbraio (sera in Italia) è previsto a Washington l’incontro fra Netanyahu e il presidente statunitense Donald Trump. Netanyahu sarà il primo leader straniero ospite della nuova amministrazione statunitense, a testimonianza della grande vicinanza fra i due governi. È anche il primo viaggio all’estero di Netanyahu da quando, lo scorso novembre, la Corte penale internazionale (ICC) ha emesso un mandato d’arresto nei suoi confronti. Gli Stati Uniti però non riconoscono la giurisdizione dell’ICC, e quindi Netanyahu non rischia di essere arrestato.
Durante il suo primo mandato, fra il 2017 e il 2021, Trump appoggiò in modo convinto le politiche estremiste del governo Netanyahu, riconoscendo per esempio la sovranità israeliana sui territori occupati nelle Alture del Golan siriane e spostando l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme. Alla vigilia dell’incontro di martedì Trump ha commentato il cessate il fuoco in corso nella Striscia di Gaza, dicendo ai giornalisti: «Non ho garanzie che la pace regga». Durante l’incontro i due leader dovrebbero discutere anche della seconda fase del cessate il fuoco.

Il ritorno di sfollati palestinesi verso il nord di Gaza (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
Finora il cessate il fuoco ha retto e le sue condizioni sono state rispettate: ci sono stati alcuni problemi che hanno causato confusione e ritardi, ma che poi sono stati risolti. Dallo scorso 19 gennaio sono cessati i combattimenti e i bombardamenti israeliani sulla Striscia, che andavano avanti da oltre un anno, e sono stati completati quattro scambi fra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi.
Nel complesso sono stati liberati 13 ostaggi israeliani(e 5 thailandesi): ne restano 79 nelle mani di Hamas (o di altri gruppi armati palestinesi, come il Jihad Islamico), ma solo 44 sono probabilmente ancora vivi. Israele ha liberato alcune centinaia di detenuti palestinesi che teneva nelle proprie carceri (183 nell’ultimo scambio, avvenuto lo scorso 1° febbraio). Da lunedì 27 gennaio Israele sta permettendo alla popolazione palestinese di tornare verso il nord della Striscia di Gaza, oltre il cosiddetto corridoio di Netzarim. Nelle prossime settimane dovrebbero continuare gli scambi di ostaggi e prigionieri, mentre le negoziazioni definiscono i dettagli della seconda fase dell’accordo.
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