• Italia
  • Venerdì 17 gennaio 2025

La funivia che porterà sottoterra le mele della Val di Non

Parte a Segno, in provincia di Trento, e arriva in una miniera dentro alle montagne particolarmente adatta a conservare le mele: eliminerà un gran traffico di camion

di Angelo Mastrandrea

Costruzione dell'impianto di trasporto delle Mele da MondoMelinda alle celle ipogee. (© Alessandro Sala - Cesura)
Costruzione dell'impianto di trasporto delle Mele da MondoMelinda alle celle ipogee. (© Alessandro Sala - Cesura)
Caricamento player

A Segno, una piccola frazione di Predaia in provincia di Trento, è in costruzione una teleferica, cioè una funivia adibita al trasporto di merci, che attraversa la Val di Non da ovest verso est per circa un chilometro. La teleferica sorvolerà una lunga distesa di meleti, poi si inoltrerà per 450 metri nelle miniere di San Romedio, dove si estrae la dolomia, una roccia sedimentaria utilizzata soprattutto nell’edilizia. Quando entrerà in funzione, tra qualche mese, verrà utilizzata per trasportare le mele raccolte nella Val di Non e nella vicina Val di Sole (entrambe nella zona nord-occidentale della provincia di Trento) in 36 celle ipogee, cavità sotterranee utilizzate come frigoriferi naturali.

Celle ipogee di Melinda all’interno della miniera di San Romedio, Trentino, ottobre del 2024 (© Alessandro Sala – Cesura)

La costruzione della «funivia delle mele», com’è stata denominata, è stata finanziata con 4 milioni di euro di fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), approvato dal governo italiano nel 2021 per risollevare l’economia dopo la pandemia, e con altri 6 milioni investiti dal consorzio Melinda, che conserva e distribuisce il 98 per cento delle mele raccolte nella zona nord-occidentale della provincia di Trento.

È l’ultima fase di un progetto partito nel 2011, quando l’azienda Tassullo, che dall’inizio degli anni Settanta estrae la dolomia dalle montagne della Val di Non, mise a disposizione del consorzio Melinda 15 chilometri di gallerie inutilizzate. Il consorzio vi costruì 34 celle ipogee dove dal 2015 vengono depositate 30 mila tonnellate all’anno di mele. Finora le mele sono state trasportate sottoterra con dei camion, che non possono essere molto grandi «perché le gallerie sono strette e sottoterra non c’è molta visibilità», spiega Fabrizio Conforti, responsabile del progetto funivia e della logistica.

Melinda sostiene che, quando entrerà in funzione, la funivia consentirà di risparmiare 6mila trasporti con i camion all’anno, che equivalgono a 12mila chilometri percorsi.

Il direttore generale di Melinda, Luca Zaglio, dice che l’obiettivo principale del trasporto con la teleferica è di eliminare il traffico di camion nella montagna, azzerando il consumo di combustibili e abbattendo le emissioni dei camion di anidride carbonica (CO2), il principale gas serra responsabile del riscaldamento globale. L’obiettivo successivo è far diventare il viaggio verso le celle ipogee un percorso turistico. «Il nostro è un progetto unico al mondo, vorremmo organizzare delle visite guidate nella montagna per spiegare la nostra storia e mostrare quello che facciamo», conclude Zaglio. Per ora il viaggio è solo virtuale: all’ingresso del magazzino di Melinda vicino al capolinea della funivia, a Segno, si può entrare in una cabina dove viene simulato il percorso sotterraneo.

Raccolta di mele nell’azienda agricola del socio Melinda Stefano Zadra a Tres, Trentino, ottobre del 2024 (© Alessandro Sala – Cesura)

Il consorzio Melinda è nato nel 1989 con l’obiettivo di distribuire i raccolti di 16 cooperative agricole della zona. Ha 1500 dipendenti e un fatturato di 300 milioni di euro all’anno. Ha come soci 3800 agricoltori, associati a loro volta in 16 cooperative, che coltivano 67 chilometri quadrati di terreni che si trovano in Val di Non e nella vicina Val di Sole, tra i 500 e i 1000 metri di altitudine.

Ogni anno tra settembre e ottobre vengono raccolte a mano – si può fare solo così per via dei terreni spesso scoscesi – 1,6 miliardi di mele. Quasi tutti i raccoglitori impiegati, l’85 per cento, provengono da Marocco, Polonia, Romania e Senegal. Nel 2023, secondo i dati dell’Agenzia del Lavoro della Provincia di Trento, ne sono stati assunti 11mila. Un quinto erano donne. Nella Val di Non e nella Val di Sole vengono coltivate una ventina di varietà di mele. La maggior parte di loro però appartiene alla varietà detta Golden Delicious, che ha la buccia dal verde al giallo, a volte con qualche chiazza rossastra, e la polpa croccante e succosa.

La Golden Delicious ha ottenuto dall’Unione Europea la denominazione d’origine protetta (DOP), un marchio che viene attribuito agli alimenti che hanno caratteristiche qualitative considerate in qualche modo legate al territorio in cui sono stati prodotti. Il 75 per cento delle mele delle due valli è destinato al mercato italiano (la grande maggioranza della produzione comunque proviene dalla Val di Non, e solo una parte minore dalla Val di Sole).

Nel 2023 Melinda ha prodotto 400mila tonnellate di mele, con un fatturato lordo di 350 milioni di euro. Quest’anno la raccolta è andata un po’ meno bene. In una nota, il consorzio ha spiegato che, a causa delle gelate della scorsa primavera e delle piogge autunnali, la produzione in Trentino è calata del 7 per cento. Inoltre c’è stata una «contrazione della domanda da parte dei consumatori», che è stata compensata dalla vendita di prodotti a base di mela, come succhi o polpa. Viceversa, sono aumentati i costi di produzione, in particolare dell’energia, e per questo Melinda dice di voler puntare sempre più su tecnologie che consentano di ridurre i consumi.

Centro di lavorazione e trasformazione MondoMelinda, Trentino, ottobre del 2024 (© Alessandro Sala – Cesura)

La teleferica sarà alimentata con dei pannelli fotovoltaici. Ogni ora trasporterà 460 contenitori da 300 chili di mele. Arrivati al capolinea sotterraneo, dei carrelli elettrici porteranno i contenitori nelle celle ipogee, caverne sotterranee lunghe 25 metri, larghe 13 e alte 11. Le celle possono contenere, ordinate in file e impilate una sull’altra, 2.800 casse di mele da 300 chili ciascuna, per un totale di 840 tonnellate.

Le celle ipogee vengono utilizzate come un frigorifero naturale. All’interno la temperatura è già stabilmente tra i 10 e gli 11 gradi, perciò serve molta meno energia per mantenere le celle a un grado, che è la temperatura necessaria per conservare le mele, rispetto ai magazzini esterni.

Centro di lavorazione e trasformazione MondoMelinda, Trentino, ottobre del 2024 (© Alessandro Sala – Cesura)

Attraverso un «impianto ad atmosfera controllata» viene poi aumentata le quantità di azoto e ridotta quella di ossigeno, che è uno dei principali agenti di maturazione delle mele, in modo da garantire tempi di conservazione anche superiori a un anno. Normalmente l’aria è composta al 78 per cento da azoto, al 21 per cento da ossigeno e da altri gas in percentuali molto minori. Nelle celle ipogee la percentuale di ossigeno viene invece ridotta fino all’1,3 per cento, l’anidride carbonica viene portata da circa 0,03 a 2,5 per cento e il resto (più o meno) è azoto. L’impianto è alimentato con energia geotermica, cioè prodotta con il calore del sottosuolo, mentre come refrigerante è utilizzata l’ammoniaca, che è considerata un gas sostenibile perché in atmosfera dura pochi giorni e non contribuisce all’effetto serra.

«In questo modo riduciamo molto i consumi di energia rispetto a una qualsiasi cella frigorifera», dice Luca Lovatti, di MondoMelinda. Il risparmio annuale è quantificato in 1,9 gigawattora, più o meno il 30 per cento di un magazzino in superficie. Per avere un termine di paragone, è più o meno l’energia elettrica utilizzata da 2mila persone in un anno. A regime è previsto un risparmio energetico del 60 per cento. Inoltre, «la qualità delle mele è anche migliore di quelle conservate nelle comuni celle frigorifere». A breve saranno ultimate altre 12 celle ipogee, che aumenteranno la capacità di stoccaggio da 30 a 40mila tonnellate, il 10 per cento della produzione annuale.