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  • Domenica 7 luglio 2024

Il Rassemblement National ha ancora molti candidati problematici

A decine sono stati criticati per aver espresso posizioni razziste, complottiste e antisemite, che non combaciano con l'immagine moderata che i leader vorrebbero dare al partito

Un cartello con scritto "Non lasciamo la Francia ai fascisti" durante una manifestazione contro il Rassemblement National a Parigi, il 30 giugno 2024 (ANSA/Telmo Pinto/SOPA Images via ZUMA Press Wire)
Un cartello con scritto "Non lasciamo la Francia ai fascisti" durante una manifestazione contro il Rassemblement National a Parigi, il 30 giugno 2024 (ANSA/Telmo Pinto/SOPA Images via ZUMA Press Wire)
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Martedì si è ritirata dal ballottaggio al secondo turno delle elezioni legislative francesi la candidata del partito di estrema destra Rassemblement National (RN) Ludivine Daoudi: il giorno prima la sua sfidante Emma Fourreau, della coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare (NFP), aveva pubblicato online una foto in cui Daoudi indossava un berretto da sottufficiale della Luftwaffe (l’aviazione tedesca della Germania nazista) decorato con una svastica. Interpellato a riguardo durante una lunga intervista a BFMTV mercoledì, il presidente di RN Jordan Bardella ha detto che «può succedere» che in una grande forza politica ci siano «una, due, tre, quattro o cinque pecore nere», ma che non si tratta di un problema dell’intero partito.

Nelle ultime settimane però alcune inchieste giornalistiche hanno rivelato come i candidati problematici di RN non siano poi tanto anomali: molti di loro avevano sui loro profili social post e commenti antisemiti e razzisti, che sono stati cancellati dopo la pubblicazione di queste inchieste. Altri, come nel caso di Daoudi, provengono da ambienti e organizzazioni di estrema destra e neofasciste, e una candidata sarebbe stata condannata per un sequestro di ostaggi negli anni Novanta. I loro profili non sono in linea con l’immagine più moderata e istituzionalizzata che il Rassemblement National ha cercato di darsi negli ultimi anni per apparire più presentabile agli elettori. Nonostante questo vari candidati noti per aver sostenuto posizioni estremiste sono andati molto bene al primo turno delle elezioni legislative, lo scorso 30 giugno.

Quando nel 2022 fu eletto presidente di Rassemblement National al posto di Marine Le Pen, Bardella disse che avrebbe passato i mesi successivi a preparare quello che definì il “piano Matignon”: una ricerca accurata di 577 persone da candidare in tutte le circoscrizioni della Francia, che avrebbero dovuto essere pronte a presentarsi qualora il paese fosse andato a elezioni anticipate, come poi è successo. Il nome del piano deriva dall’Hôtel Matignon, ossia la residenza del primo ministro francese, e serviva a dare l’idea del Rassemblement National come un partito con la capacità e le risorse necessarie a governare il paese.

Il “piano Matignon” si inseriva nel contesto di un più ampio processo di “normalizzazione” del Rassemblement National, avviato da Le Pen e che con Bardella ha raggiunto il suo apice. Da tempo i due leader cercano di dare al partito un’immagine più moderata e rassicurante, per lasciarsi alle spalle la pesante eredità razzista e antisemita che l’ha contraddistinto per anni ed espandere la propria base elettorale puntando anche sugli elettori moderati.

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Complessivamente questa strategia sta funzionando, ma alcune inchieste pubblicate da giornali online e cartacei come Mediapart, StreetPress e Libération, di orientamento progressista, hanno mostrato come specialmente nelle circoscrizioni più lontane dalle grandi città il partito abbia presentato candidati estremisti, oppure chiaramente impreparati all’incarico che potrebbero ottenere. Mediapart ha stilato una lista di 100 candidati di RN considerati problematici, mentre Libération ne ha individuati 70 al primo turno e 20 al secondo turno, che si terrà domenica 7 luglio.

Oltre a Ludivine Daoudi, negli ultimi giorni si è parlato molto di Annie-Claire Bell, una donna di 76 anni candidata nella terza circoscrizione di Mayenne, nel nord ovest della Francia, che secondo quanto scritto da diversi giornali nel 1995 tenne in ostaggio per tre ore con un fucile il segretario generale del municipio di Ernée, un comune di circa 5mila abitanti. Per questo motivo sarebbe stata condannata a dieci mesi di carcere con pena sospesa. Non è chiaro perché avesse preso in ostaggio il segretario, ma alcuni giornali avevano collegato il gesto alle difficoltà economiche del marito. Contattata dal giornale Ouest France, Bell ha detto di non voler parlare del caso «prima della fine delle elezioni». Al primo turno ha preso oltre il 30 per cento dei voti.

Sono poi moltissimi i candidati criticati per i commenti e i messaggi dai toni razzisti e antisemiti pubblicati sui social. Ancora prima del primo turno Eric Ciotti (il presidente del Partito Repubblicano che si era alleato con il Rassemblement National contro il volere del suo stesso partito) aveva preso le distanze dal candidato Louis-Joseph Pecher dopo che erano stati resi noti da StreetPress diversi suoi post dal contenuto antisemita. Pecher è comunque rimasto candidato come indipendente ed è arrivato secondo nella sua circoscrizione, accedendo al ballottaggio.

Paule Veyre de Soras, candidata con RN nella prima circoscrizione di Mayenne, è stata derisa per aver cercato di smentire, durante un’intervista, la teoria che il Rassemblement National sia un partito razzista dicendo che lei aveva un «oculista ebreo» e un «dentista musulmano». Questa risposta era stata preceduta da lunghi momenti di silenzio in cui la candidata sembrava non riuscire a trovare un’argomentazione. Il candidato di RN Jean-Michel Cadenas, responsabile della sua circoscrizione, l’ha difesa dicendo che quelle erano le parole di una donna che prima di candidarsi faceva l’autista di ambulanze e che non era «abituata a esprimersi politicamente».

Il deputato uscente Daniel Grenon, che ha preso il 40 per cento dei voti al primo turno nella circoscrizione dell’Yonne, è stato criticato per aver detto al giornale locale L’Yonne républicaine che «alcuni nordafricani sono andati al potere nel 2016, queste persone non hanno posto nelle alte sfere».

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Di fronte a queste critiche i dirigenti del Rassemblement National hanno reagito in modo compatto. Marine Le Pen ha detto ad esempio che i candidati del partito sono «brave persone che si candidano perché l’Assemblea Nazionale dovrebbe riflettere l’immagine della Francia, non l’immagine di Sciences Po, non l’immagine dell’ENA», due prestigiose università frequentate da una buona parte della classe politica francese. Sciences Po in particolare è stata frequentata da molti presidenti e primi ministri francesi, inclusi Emmanuel Macron e il primo ministro uscente Gabriel Attal. 

Anche Philippe Olivier, europarlamentare e importante consigliere di Le Pen, ha sostenuto in merito al caso di Ludivine Daoudi che il partito si sia «lasciato sfuggire qualche individuo», ma che nel complesso i candidati sono persone preparate. Olivier è un membro della Commissione nazionale d’investitura (CNI) del Rassemblement National, ossia l’organo che analizza e approva tutte le candidature del partito.

Nella stessa intervista in cui ha parlato della presenza di qualche «pecora nera», Bardella ha detto che Macron ha annunciato la dissoluzione dell’Assemblea Nazionale, la camera bassa del parlamento, di domenica sera e a sorpresa, e che nonostante questo il partito ha trovato in poche ore 577 persone da candidare in tutte le circoscrizioni. Queste parole sono state interpretate come una sorta di giustificazione da parte di Bardella; rimangono incompatibili con quanto ripetuto più e più volte negli ultimi due anni in merito al “piano Matignon”.

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