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  • Domenica 16 giugno 2024

Per il resto del mondo è stato soprattutto il G7 di Giorgia Meloni

Diversi giornali internazionali l'hanno descritta come l'unica leader con un solido consenso politico e capace di far passare i punti a cui teneva particolarmente

(AP Photo/Luca Bruno)
(AP Photo/Luca Bruno)
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Prima, durante e dopo la riunione del G7 che si è conclusa sabato in Puglia, diversi giornali internazionali hanno sottolineato la posizione quasi unica della presidente del Consiglio Giorgia Meloni fra i leader che hanno partecipato alla riunione, che ogni anno raduna i capi di stato e di governo delle 7 più influenti democrazie occidentali.

Ancora prima che iniziasse la riunione infatti Meloni appariva come la leader dal consenso politico più solido, avendo appena vinto le elezioni europee in Italia: e una volta finita la riunione, è stata l’unica a poter rivendicare una vittoria politica per essere riuscita a rimuovere ogni riferimento all’aborto nel comunicato finale, come richiesto in maniera molto esplicita da lei e dai diplomatici italiani impegnati nei negoziati.

«I nani del G7, e Giorgia Meloni», aveva titolato il Wall Street Journal in un editoriale non firmato pubblicato durante il primo giorno della riunione. «Sei anatre zoppe e Giorgia Meloni», era stato il titolo di Politico, che usava un’espressione molto comune nella politica statunitense per definire un leader dalla posizione piuttosto fragile.

Durante il primo giorno di negoziati il principale corrispondente diplomatico del Guardian, Patrick Wintour, aveva elencato in maniera piuttosto spietata le posizioni molto precarie dei capi di stato e di governo che hanno partecipato al vertice, mano a mano che venivano accolti da Meloni all’ingresso di Borgo Egnazia, il resort pugliese che ha ospitato il G7.

– Leggi anche: Che posto è Borgo Egnazia

Uno dei primi ad arrivare è stato Charles Michel, il presidente del Consiglio Europeo, che decadrà dalla sua carica il primo dicembre, e al momento non è ancora chiaro cosa farà dopo il mandato. Poi è arrivato il primo ministro britannico Rishi Sunak, che a meno di sorprese nel giro di un mese non sarà più primo ministro: il 4 luglio nel Regno Unito si terranno le elezioni parlamentari e i Conservatori, il partito di cui è segretario, sono dati una ventina di punti dietro ai Laburisti. È stata poi la volta di Olaf Scholz, il cancelliere tedesco la cui maggioranza è andata malissimo alle elezioni europee.

E ancora: «Meloni non aveva nemmeno finito di salutare Scholz che si è presentato Fumio Kishida, il primo ministro giapponese», scrive Wintour. «Due giorni fa Kishida ha scoperto che il suo tasso di popolarità è sceso al 21 per cento, un record negativo. A settembre è possibile che il suo partito lo sostituisca con qualcun altro». A seguire poi Meloni ha accolto a Borgo Egnazia il primo ministro canadese Justin Trudeau, al momento molto sfavorito per le elezioni parlamentari che si terranno nel 2025, e il presidente francese Emmanuel Macron, che ha appena indetto elezioni parlamentari anticipate dopo avere preso meno della metà dei voti del Rassemblement National, il principale partito dell’estrema destra francese, alle elezioni europee.

E poi ovviamente c’era il presidente statunitense Joe Biden, che al momento è dato sfavorito contro il candidato Repubblicano Donald Trump per le elezioni presidenziali di novembre.

Meloni ha cercato di sfruttare sia questa posizione di forza sia il fatto che l’Italia quest’anno detiene la presidenza di turno del G7 per ottenere delle vittorie politiche.

Stando ai resoconti dei giornalisti che hanno seguito i lavori del G7 nei giorni precedenti alla riunione dei capi di stato e di governo gli “sherpa” di Francia e Canada avevano insistito per inserire nel comunicato finale una frase specifica, un impegno dei leader ad «affermare l’importanza di preservare e garantire un accesso effettivo a un’interruzione di gravidanza sicura e legale». Era un’espressione simile, e in certi passaggi ancora più netta, a quella concordata nel comunicato finale del G7 del 2023, tenuto in Giappone.

Meloni però ha da sempre posizioni molto conservatrici sull’interruzione di gravidanza, e si è impegnata in prima persona per evitare che l’aborto venisse menzionato esplicitamente nel comunicato finale. Alla fine l’ha spuntata lei: il comunicato finale del G7 parla genericamente di un impegno a rispettare «i diritti sessuali e riproduttivi legati alla salute per tutti».

«Meloni è contro l’aborto e lo è sempre stata, quella era la sua linea rossa e all’inizio abbiamo insistito: ma quando la presidenza di turno ha detto no, è finita lì», ha detto a Reuters un diplomatico europeo che ha preferito rimanere anonimo.

Meloni ha ottenuto anche che nel comunicato finale non ci fosse alcun riferimento all’identità di genere, un tema molto importante per la comunità LGBTQ+, soprattutto quella transgender. Meloni e l’estrema destra europea ormai da più di dieci anni criticano la cosiddetta “teoria del gender” per esprimere ostilità a un’espansione dei diritti della comunità LGBTQ+.

Meloni è anche riuscita a evitare espressioni molto nette sul potenziamento delle capacità produttive dei vaccini in vista di eventuali future pandemie: negli anni scorsi soprattutto durante il picco della pandemia da coronavirus Fratelli d’Italia ha spesso ripreso slogan molto cari ai gruppi di persone scettiche sull’uso dei vaccini. «Non è una no-vax, ma è parzialmente anti-vax», ha raccontato un altro diplomatico europeo contattato da Reuters e che ha seguito i negoziati di questi giorni.

Le vittorie politiche di Meloni sono state molto raccontate da diversi giornali internazionali. Il quotidiano tedesco Zeit ha scritto che Meloni ha «messo in riga» gli altri partecipanti. Euronews ritiene che per Meloni il G7 sia stato «una potente dimostrazione di influenza».

Nella conferenza stampa di chiusura del G7 Meloni ha descritto la riunione come «un successo»: «sono orgogliosa di come la nostra nazione sia riuscita, ancora una volta, a stupire e a tracciare la rotta». Poco dopo ha chiesto che alle imminenti trattative per rinnovare le principali cariche istituzionali dell’Unione Europea «all’Italia venga riconosciuto il ruolo che le spetta, in termini di competenze dei commissari»: in realtà per come funziona la politica europea non sarà facile capitalizzare la vittoria alle elezioni europee.