La destra statunitense non ha preso bene l’elezione del nuovo papa statunitense
All'inizio sì: poi ha cominciato a circolare un presunto account Twitter di Prevost molto critico con le politiche di Trump

Negli Stati Uniti l’elezione del primo papa statunitense della storia, Robert Francis Prevost, è stata accolta con grande sorpresa: un po’ per la novità, un po’ perché i papabili più discussi degli ultimi giorni provenivano da altri paesi (anche se Prevost era sempre citato almeno nella decina di cardinali più papabili).
Poco dopo l’annuncio in piazza San Pietro diverse persone note e importanti negli Stati Uniti hanno condiviso messaggi di gioia e congratulazioni per il nuovo papa, che ha scelto il nome di Leone XIV ed è nato a Chicago, in Illinois. Lo hanno fatto anche persone degli ambienti di destra e conservatori, ma in breve si sono dovuti ricredere: tra tutti i cardinali statunitensi presenti in conclave infatti Prevost era probabilmente il più lontano dalle posizioni della destra americana (almeno tra quelli con probabilità di essere eletti), e in effetti ci è voluto poco perché questa cosa venisse fuori.
Il presidente Donald Trump è stato tra i primi a congratularsi: sul suo social media, Truth, ha definito un «grande onore per il paese» l’elezione di un papa statunitense, e ha detto di non vedere l’ora di incontrarlo. Un messaggio simile di felicitazioni è stato condiviso anche dal vicepresidente JD Vance e dall’ex presidente Joe Biden, entrambi cattolici.
Non molto tempo dopo l’annuncio hanno iniziato a circolare alcuni post di un account X, @drprevost, che per nome, foto e biografia sembra appartenere proprio al nuovo papa. L’autenticità dell’account non è stata ancora verificata con assoluta certezza, ma ci sono molti elementi che fanno pensare sia proprio il suo: tra le altre cose, il New York Times ha scritto che è legato a un numero di telefono e a un indirizzo mail riconducibili a Prevost. Per il momento non sono arrivate smentite o conferme da parte dei portavoce del Vaticano, ma nel frattempo diversi personaggi della destra americana hanno ricondiviso i post di quell’account con grande irritazione.
Ce ne sono infatti molti che mostrano posizioni opposte rispetto a quelle dell’attuale amministrazione statunitense, soprattutto sul tema dell’immigrazione, ma ci sono anche messaggi di sostegno a George Floyd, l’uomo afroamericano ucciso a Minneapolis da un agente di polizia, e sul cambiamento climatico. La maggior parte dei post recenti non è stata scritta direttamente dal titolare dell’account, ammesso sia Prevost, ma sono articoli o commenti di altri ricondivisi.
Il più recente per esempio è un post di Rocco Palmo, uno scrittore e commentatore cattolico che domanda retoricamente a Trump e al presidente di El Salvador Nayib Bukele se non vedono la «sofferenza» causata dalle loro politiche sull’immigrazione (un riferimento all’espulsione a El Salvador di centinaia di persone accusate di far parte di una banda criminale). In un altro, risalente però al primo mandato di Trump, si legge che non «c’è nulla di remotamente cristiano, americano o moralmente difendibile» riguardo alla decisione di separare i bambini migranti dalle loro famiglie al confine (una vecchia e molto contestata politica dell’amministrazione Trump).
Il più condiviso e commentato è stato un post che riguardava direttamente Vance: è del 3 febbraio e riprende un articolo del National Catholic Reporter, scritto da una giornalista statunitense su una rivista cattolica, che commenta in modo molto critico una frase pronunciata dal vicepresidente JD Vance sull’accoglienza dei migranti. Vance sosteneva che uno dei precetti della dottrina cattolica fosse il dare priorità alla propria famiglia e alla propria comunità, prima di rivolgere il proprio amore e le proprie preoccupazioni al resto del mondo. L’articolo ricondiviso dall’account @drprevost è intitolato «JD Vance si sbaglia: Gesù non ci chiede di fare una gerarchia del nostro amore per gli altri».
Mentre per il momento Trump e Vance non hanno commentato, diversi personaggi della destra americana e trumpiana hanno condiviso post di indignazione e rabbia. Tra questi per esempio Laura Loomer, nota attivista di estrema destra considerata molto vicina a Trump e con posizioni razziste e cospirazioniste. Su Twitter ha descritto Leone XIV come un «burattino marxista» e lo ha definito «anti-Trump e anti-MAGA» (l’acronimo di Make America Great Again, il motto di Trump).
Anche uno dei principali consulenti di Trump, Steve Bannon, lo ha definito «la scelta peggiore per i cattolici MAGA», e la sua elezione «un voto anti-Trump da parte dei globalisti della Curia».
Altri personaggi conservatori stanno invece cercando di dimostrare che papa Leone XIV sarebbe un Repubblicano: sta circolando parecchio un post su X di Charlie Kirk, un popolare attivista della destra radicale, secondo cui Prevost sarebbe registrato come elettore Repubblicano, ma non è così.
Negli Stati Uniti non si è iscritti automaticamente nei registri elettorali, ma per votare bisogna registrarsi nel proprio collegio, e quando lo si fa è possibile indicare la propria propensione politica e quindi iscriversi come “elettori Democratici”, “elettori Repubblicani” o “indipendenti”. Questo non è previsto nello stato dell’Illinois, quindi Prevost non si è registrato né come Repubblicano né come Democratico. Tuttavia, un’indagine di CBS News ha verificato che, in anni recenti, ha votato più spesso alle primarie Repubblicane.
Nel tentativo di rivendicarlo come un uomo di destra, alcuni stanno anche riprendendo alcuni post condivisi dall’account @drprevost contro l’interruzione volontaria di gravidanza (per esempio, uno in cui si critica Hillary Clinton per la sua agenda «estremista» in tema di aborto). Come è evidente, il papa non si è ancora espresso pubblicamente in merito, ma in quanto uomo di Chiesa è abbastanza scontato che sia contrario all’aborto: lo stesso papa Francesco, ampiamente riconosciuto come un papa con posizioni progressiste su diversi temi, sosteneva che fosse «un omicidio» e che chi lo pratica sia «un sicario».