Cosa vuol dire che il papa è un agostiniano
È un ordine religioso dalle radici monastiche, ora molto impegnato in attività missionarie e caritatevoli

Nel suo primo discorso da papa, Robert Francis Prevost ha specificato fra le altre cose di appartenere all’Ordine di Sant’Agostino, dicendosi «un figlio di Sant’Agostino, agostiniano». L’ordine in questione è un ordine religioso che segue gli insegnamenti e gli approcci attribuiti a sant’Agostino, un importantissimo filosofo vissuto in Nord Africa e in Italia fra Quarto e Quinto secolo. Prevost è quindi tecnicamente anche un frate – i frati sono i membri degli ordini religiosi, anche se Prevost è innanzitutto un sacerdote – ed è il primo pontefice a provenire dagli agostiniani.
Oggi l’Ordine di Sant’Agostino ha 2.800 membri in 47 paesi e si dedica principalmente ad attività missionarie, educative e ospedaliere: Prevost stesso ha studiato in istituti agostiniani ed è stato per anni missionario in Perù, dove si è anche occupato di insegnamento.

Papa Francesco con alcuni membri dell’Ordine degli agostiniani recolletti, una variante di agostiniani diversa da quella a cui appartiene Prevost (L’Osservatore Romano/Pool Photo via AP)
L’Ordine agostiniano fu fondato nel milleduecento riunendo diversi gruppi che seguivano già la “regola” scritta dal santo, nata quindi nei primi secoli del cristianesimo, che prescriveva una vita più austera e solitaria rispetto alla regola più diffusa nel primo Medioevo, quella benedettina: nacque infatti come ordine di eremiti. È anche un ordine mendicante, come quelli dei frati francescani e domenicani. Dal 1968 però ufficialmente non è più chiamato “eremitano”. Fra le altre cose la regola di sant’Agostino impone ai membri dell’ordine la carità, la povertà, la castità, la pratica ascetica.
Proveniva dagli agostiniani anche Martin Lutero, che prima di avviare la riforma protestante, nel 1517, era abate e teologo. Un altro agostiniano celebre è l’abate Gregor Mendel, che nell’Ottocento scoprì alcuni dei principi fondamentali della genetica, studiati tutt’oggi in molte scuole (esatto, le famose “leggi di Mendel”).