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  • Lunedì 22 aprile 2024

È stato lo Scudetto di Simone Inzaghi

Ha avuto bisogno di tempo, ma al suo terzo anno ha reso l'Inter la squadra migliore d'Italia, completando un percorso iniziato con la grande Champions League della scorsa stagione

Simone Inzaghi
(Simone Arveda/Getty Images)
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Con la vittoria per 2-1 nel derby contro il Milan, l’Inter ha vinto con cinque giornate di anticipo il campionato di Serie A, il ventesimo della sua storia. È invece il primo Scudetto per Simone Inzaghi, 48 anni, che al suo terzo anno da allenatore dell’Inter ha creato una squadra forte, entusiasmante e vincente. L’Inter ha sostanzialmente dominato il campionato e se vincesse anche tutte e cinque le partite restanti potrebbe arrivare a 101 punti, molto vicino al record di punti fatti da una squadra in una stagione in Serie A (i 102 della Juventus del 2013-2014): una circostanza che mostra bene l’eccezionalità della stagione dell’Inter.

I meriti di Inzaghi in questo Scudetto, che arriva tre anni dopo l’ultimo vinto dall’Inter nel 2021, sono molti. Il più importante è forse l’essere riuscito a mettere i suoi calciatori nelle condizioni di giocare al loro meglio, ottenendo il massimo da quasi tutti. Alcuni, come l’attaccante Lautaro Martínez, il centrocampista Nicolò Barella e il difensore Alessandro Bastoni, in questi anni con Inzaghi sono diventati calciatori di livello internazionale, tra i migliori d’Europa nei loro ruoli. Altri, come i difensori Francesco Acerbi e Matteo Darmian, o i centrocampisti Hakan Calhanoglu e Henrikh Mkhitaryan, hanno giocato probabilmente la miglior stagione della loro carriera, e non era affatto scontato perché hanno tutti almeno 30 anni. Inzaghi insomma con la sua gestione e le sue idee di gioco ha migliorato anche giocatori arrivati a un punto della carriera in cui non si pensava potessero progredire ulteriormente (in certi casi ci è riuscito cambiando loro il ruolo e le funzioni in campo).

Matteo Darmian, Francesco Acerbi e Hakan Calhanoglu (Paolo Bruno/Getty Images)

Quest’anno, guardando l’Inter giocare e vincere praticamente tutte le partite di Serie A, la vittoria dello Scudetto è sembrata per gran parte della stagione quasi scontata, un risultato naturale di quello che si vedeva in campo. Inzaghi e i suoi giocatori, però, ci hanno messo un po’ a raggiungere questo livello, e anzi in un certo momento, durante la scorsa stagione, quasi tutti pensavano che Inzaghi sarebbe stato esonerato.

Inzaghi arrivò all’Inter nell’estate del 2021, dopo aver allenato per cinque anni la Lazio e aver dimostrato di essere uno degli allenatori italiani più brillanti e promettenti, molto bravo soprattutto a preparare le singole partite, cioè a elaborare una strategia specifica per un determinato avversario: in carriera, non a caso, ha vinto per cinque volte la Supercoppa italiana (due con la Lazio e tre con l’Inter), una coppa che si gioca su una sola partita (da quest’anno saranno due). Quando arrivò, l’Inter aveva appena vinto il campionato con Antonio Conte come allenatore e per questo, pur avendo ceduto due giocatori determinanti per quello Scudetto come l’attaccante Romelu Lukaku e il terzino Achraf Hakimi, in quel momento tra i migliori al mondo nel loro ruolo, era considerata ampiamente favorita per vincere di nuovo.

Simone Inzaghi ha allenato l’Inter in 153 partite: ne ha vinte 102, pareggiate 26 e perse 25 (Gabriele Maltinti/Getty Images)

La squadra partì bene, ma calò in inverno, perse il derby con il Milan il 5 febbraio del 2022 e alla fine terminò seconda a due punti proprio dal Milan, che vinse il suo diciannovesimo Scudetto (pareggiando in quel momento il conto con l’Inter). Nella scorsa stagione invece l’Inter era stata molto altalenante in campionato, perdendo ben dodici partite (per fare un confronto, quest’anno ne ha persa una sola) e si allontanò presto dalla prima in classifica, il Napoli. Dopo aver perso per pochissimo il campionato nel 2022, nel 2023 l’Inter non andò nemmeno vicina a vincerlo, e per questo Inzaghi sembrava destinato all’esonero, visto che la dirigenza si aspettava che l’Inter quantomeno competesse per lo Scudetto. Poi però è successo qualcosa che ha cambiato la stagione dell’Inter e che, in fin dei conti, è stato determinante per la vittoria di questo Scudetto: la squadra di Inzaghi cominciò ad andare molto bene in Champions League.

Nella massima competizione europea l’Inter (dopo aver passato un girone molto competitivo con Bayern Monaco, Barcellona e Viktoria Plzen) eliminò il Porto negli ottavi di finale, vincendo 1-0 a San Siro e pareggiando 0-0 in Portogallo, poi eliminò anche il Benfica (2-0 a Lisbona, 3-3 in casa), arrivando in semifinale di Champions League, dove giocò contro il Milan. Nella sua storia, l’Inter aveva affrontato altre due volte il Milan in Champions League ed era sempre stata eliminata, nel 2003 e nel 2005.

L’anno scorso, però, l’Inter giocò molto meglio del Milan entrambe le partite, vincendole tutte e due (2-0 e 1-0) e confermando la bravura di Inzaghi nelle sfide a eliminazione diretta. Furono due partite importanti non solo perché permisero all’Inter di andare in finale, ma anche perché crearono tra i tifosi e tra i giocatori un entusiasmo che fino a oggi non è mai calato. L’Inter si ritrovò quindi, in maniera difficilmente pronosticabile a inizio stagione, a giocare una finale di Champions League, tredici anni dopo l’ultima volta. Perse 1-0 contro il Manchester City, ma dimostrò di poter giocare al livello di una delle migliori squadre al mondo, e Inzaghi venne quindi confermato.

L’attaccante argentino e capitano dell’Inter Lautaro Martinez esulta dopo il suo gol nel derby nella semifinale di ritorno di Champions League (Mike Hewitt/Getty Images)

Con il percorso nella Champions League dell’anno scorso, l’Inter e Inzaghi hanno probabilmente acquisito ciò che avevano perso nel campionato 2021-2022 (quello vinto dal Milan), e cioè la consapevolezza nei propri mezzi e nelle proprie possibilità di diventare vincenti. Nei primi due campionati, la squadra di Inzaghi aveva giocato molte grandi partite, ma era stata più altalenante nei risultati e non aveva saputo gestire alcuni momenti importanti, perdendo partite che sembravano alla sua portata.

In questa stagione, invece, l’Inter è partita subito molto bene. Ha cominciato il campionato vincendo le prime cinque partite, tra le quali un altro derby, con il risultato di 5-1. Sin dall’inizio, ha dimostrato di essere diventata una squadra più esperta, che sembra sempre in controllo delle partite. Inzaghi ha aggiunto soluzioni sempre più varie e sofisticate al gioco dell’Inter: oggi gioca spesso in modo intenso e molto offensivo, con tutti i giocatori che partecipano alle azioni d’attacco (anche i tre difensori centrali), ma sa anche gestire i momenti più difficili, difendendosi bene e mantenendo il possesso del pallone quando c’è bisogno di rallentare il ritmo. In questa Serie A, su 33 partite l’Inter finora è stata in svantaggio per appena 53 minuti in tutto, un dato che spiega bene quanto sia stato difficile, per le avversarie, giocarci contro.

(ANSA / MATTEO BAZZI)

– Leggi anche: L’eccezionale stagione dell’Inter, in numeri

Tutto questo è avvenuto nonostante in estate avessero lasciato l’Inter giocatori importanti come Edin Dzeko, Romelu Lukaku, Marcelo Brozovic, Milan Skriniar e André Onana. In questi anni l’Inter ha dovuto spesso cedere i calciatori per ragioni esclusivamente economiche (il club chiuse il bilancio del 2023 con un rosso di 85 milioni di euro e quello del 2022 con un rosso di 140 milioni). È stata brava la dirigenza a sostituirli con degli acquisti azzeccati, spesso a parametro zero (calciatori cioè con il contratto in scadenza, per i quali non bisogna pagare il cartellino), ma è stato ancor più bravo Inzaghi a inserirli nel gioco dell’Inter.

In questo senso Inzaghi è stato fin qui il tipo di allenatore che qualsiasi dirigente vorrebbe: non ha preteso grandi investimenti per il calciomercato, ha tratto il massimo dai calciatori che ha avuto a disposizione e li ha quasi sempre migliorati, migliorando così la squadra. Nel settembre del 2022, prima di una partita contro la Roma, Inzaghi lo aveva già rivendicato: «Dove alleno io, aumentano i ricavi, dimezzano le perdite e arrivano i trofei. Così è stato alla Lazio, così è stato all’Inter», disse. L’Inter in quel momento aveva perso tre delle prime sette partite di campionato, e quelle parole sembrarono un po’ goffe ed eccessivamente autocelebrative, anche se era già chiaro a molti che Inzaghi fosse un allenatore che valorizzava i giocatori e vinceva trofei (oltre allo Scudetto, con l’Inter ha vinto due Coppe Italia e tre Supercoppe italiane). Adesso, però, dopo che ha raggiunto una finale di Champions League e ha vinto uno Scudetto con cinque giornate di anticipo, quella frase appare particolarmente azzeccata.