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  • Martedì 6 febbraio 2024

A sorpresa, Hakan Calhanoglu

Il centrocampista dell'Inter è diventato uno dei migliori nel suo ruolo in Serie A e non solo, dopo una carriera assai ondivaga

(AP Photo/Luca Bruno)
(AP Photo/Luca Bruno)
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Negli ultimi giorni uno dei video più condivisi e commentati sui social network dagli appassionati di calcio non riguarda un gol o un’azione particolarmente spettacolare, ma un singolo passaggio.

Lo ha realizzato il centrocampista turco Hakan Calhanoglu, dell’Inter, durante la partita vinta 1-0 contro la Juventus, giocata domenica. È un passaggio di circa quaranta metri per un suo compagno, l’esterno sinistro Federico Dimarco, che lo mette praticamente davanti al portiere avversario. Molti stanno ammirando il passaggio di Calhanoglu per la sua esecuzione, con una parabola a effetto, ma anche per l’intuizione che ci sta dietro: lo spazio per far passare la palla proprio in quel punto era strettissimo e poco visibile, dal suo punto di osservazione.

Il passaggio non ha avuto risvolti concreti sulla partita: il centravanti Marcus Thuram non era poi riuscito a calciare verso la porta un successivo cross di Dimarco, e l’azione era finita lì. Ma il solo fatto che Calhanoglu abbia pensato a quel passaggio, lo abbia provato, e che gli sia persino riuscito, è stata una delle manifestazioni più evidenti di quanto sia diventato forte e centrale nell’Inter più brillante degli ultimi anni un giocatore che fino a qualche tempo fa era considerato discontinuo e incompiuto.

Calhanoglu ha quasi 30 anni e prima di arrivare all’Inter, due anni fa, aveva avuto una carriera piuttosto strana. Nato da due genitori turchi a Mannheim, una città tedesca poco lontano dal confine con la Francia, fino a 24 anni aveva giocato soltanto nella Serie A tedesca, distinguendosi per la sua tecnica e per alcuni colpi estemporanei: su tutti, tiri da fuori e calci di punizione. Un gol da centrocampo segnato su punizione una decina di anni fa, quando giocava con l’Amburgo, diventò virale per qualche giorno e fu poi più volte citato per descrivere le sue migliori qualità quando se ne parlava. Nella stagione successiva col Bayer Leverkusen segnò su punizione 9 dei suoi 13 gol.

– Leggi anche: Si fanno sempre meno gol su calcio di punizione

Calhanoglu arrivò in Italia nel 2017. Fu comprato dal Milan durante una campagna acquisti molto dispendiosa dell’allora proprietà cinese. Quel Milan era pieno di problemi, sia di campo sia di strategia sportiva: cambiò quattro allenatori nel giro di due stagioni, arrivò a un passo dal fallimento e finì poi nelle mani del fondo di investimento Elliott. La crescita di Calhanoglu come calciatore ne risentì molto: fu titolare con tutti gli allenatori di quel periodo, ma nessuno di loro riuscì a trovargli la collocazione tattica giusta.

Di volta in volta fu utilizzato mezz’ala, trequartista, o attaccante esterno di sinistra: in 172 partite col Milan realizzò 32 gol e 48 assist, ma senza grande continuità, e in un contesto attorno a lui ancora in costruzione. Il 25 agosto del 2019, alla partita d’esordio della sua esperienza al Milan, l’allenatore Marco Giampaolo lo provò anche come “regista”, cioè centrocampista centrale davanti alla difesa. Accanto a sé a centrocampo aveva due mezz’ali adattate: l’attaccante esterno Fabio Borini e il trequartista Lucas Paquetá. Il Milan perse malamente 1-0 contro l’Udinese. Calhanoglu giocò una delle sue peggiori partite di sempre.

L’esperimento non fu più ripetuto, ma rimase il simbolo di una certa ambiguità sulla migliore posizione in cui piazzarlo in campo. Al Milan spesso gli venivano affidate grandi responsabilità nello sviluppo di azioni offensive, nonostante la fantasia e la creatività necessarie in quei casi non siano mai state il suo forte. Al contempo ancora oggi non è particolarmente bravo a difendere: motivo per cui al Milan quando veniva schierato a centrocampo andava spesso in difficoltà. Nei periodi più opachi poi era diventato inefficace anche in uno dei suoi colpi migliori, i calci di punizione. Col Milan ne segnò soltanto quattro.

Nell’estate del 2021 un po’ a sorpresa si trasferì a parametro zero, cioè alla fine del suo contratto di quattro anni, alla storica squadra rivale, l’Inter. Appena arrivato fece alcune dichiarazioni che lo resero antipatico ai suoi ex tifosi. «Anch’io voglio vincere qualcosa in Italia», disse nella sua prima intervista ufficiale all’Inter, che poche settimane prima aveva effettivamente vinto lo scudetto. Il campionato 2021-2022 però fu vinto dal Milan, in rimonta proprio sull’Inter, all’ultima giornata. Dopo quella stagione Calhanoglu diventò uno dei bersagli più frequenti della tifoseria del Milan, a volte anche con cori e insulti piuttosto volgari e violenti nei suoi confronti, per cui in alcune occasioni mostrò una certa insofferenza.

L’Inter allenata da Simone Inzaghi è riuscita nonostante grosse difficoltà finanziarie a imporsi come una delle migliori squadre in Italia e non solo, arrivando nella stagione 2022/2023 in finale di Champions League, la principale competizione europea per club, poi persa col Manchester City. In quella attuale invece si sta dimostrando di gran lunga la squadra più forte del campionato, e molto dipende anche da come Inzaghi ha deciso di usare Calhanoglu.

Dopo un mercato estivo con spese contenute e bilanciate da alcune uscite, Inzaghi aveva perso il regista titolare Marcelo Brozović, ceduto in Arabia Saudita, che fino all’anno scorso era considerato uno dei migliori d’Europa nel suo ruolo. L’allenatore aveva quindi deciso di adattare Calhanoglu nello stesso ruolo, in cui aveva già giocato con scarsi risultati in quell’Udinese-Milan del 2019 e in poche altre occasioni successive. L’intuizione di Inzaghi si è rivelata vincente.

A differenza di quando lo aveva fatto al Milan infatti Calhanoglu si è inserito come regista in un contesto ormai molto collaudato di movimenti e giocate memorizzate, e in cui fra l’altro è protetto da un centrocampista molto mobile come Nicolò Barella, capace di essere molto d’aiuto in fase difensiva. Inzaghi ha quindi ridotto i compiti di Calhanoglu alla cosa che sa fare meglio: colpire il pallone e farlo arrivare più o meno dove vuole lui, anche molto lontano. Non gli viene più chiesto né un contributo creativo particolare alle azioni di attacco, né una particolare applicazione difensiva.

«Più che un gestore di gioco o un regista fantasioso Calhanoglu è un esecutore di ciò che l’Inter prepara durante la settimana», ha notato il giornalista sportivo Emanuele Mongiardo sull’Ultimo Uomo. «Lui ci mette del suo, soprattutto grazie alla qualità con cui colpisce il pallone, ma Inzaghi è stato bravissimo a fornirgli delle tracce di gioco chiare, che Calhanoglu potesse seguire senza dover inventare chissà cosa, per non perdersi nel nuovo ruolo ed esaltare le sue qualità».

Mongiardo scrive che il passaggio del video diventato virale, così come diversi altri che Calhanoglu ha eseguito durante la partita, sono stati suggeriti dai movimenti perfetti dei suoi compagni, che nell’Inter di oggi sono perfettamente collaudati: in quel caso lo ha fatto Dimarco, qualche minuto più tardi è stato Barella, più avanti ancora nel corso della partita l’esterno destro Matteo Darmian. «Se Calhanoglu si è immerso nel nuovo ruolo con questa naturalezza è perché Inzaghi ha costruito un sistema incredibilmente fluido: il principio comune, per ogni giocatore, è la volontà di muoversi alle spalle degli avversari e farsi trovare negli spazi che si creano di volta in volta, senza occupare il campo in maniera rigida», scrive Mongiardo.

Alcuni dei movimenti preparati da Inzaghi prevedono anche che Calhanoglu arrivi a ridosso della porta, libero per calciare: nella stagione in corso, arrivati alla 23esima giornata di Serie A, ha già segnato 9 gol. Il suo record in Serie A è proprio di 9 gol, segnati col Milan durante la stagione 2019-2020.

Le partite eccellenti degli ultimi mesi sembra abbiano attirato l’interesse di diverse squadre nei suoi confronti. A fine dicembre la Gazzetta dello Sport aveva scritto di una offerta ingentissima arrivata per lui dall’Arabia Saudita.