La prima nave del “corridoio marittimo” per gli aiuti umanitari si sta avvicinando alla Striscia di Gaza
Trasporta circa 200 tonnellate di cibo, che sono comunque insufficienti per contrastare la gravissima crisi umanitaria della popolazione palestinese
Nelle prossime ore dovrebbe arrivare nella Striscia di Gaza la prima nave carica di aiuti umanitari gestita dalla ong spagnola Open Arms. Al momento la nave si trova al largo delle coste israeliane, a poche ore di navigazione dalla Striscia, ma non è ancora chiaro quando arriverà, se già nella giornata di giovedì o se venerdì, e dove attraccherà.
La nave trasporta circa 200 tonnellate di cibo fornito dalla ong statunitense World Central Kitchen. Le 200 tonnellate di cibo non saranno comunque sufficienti a contrastare la gravissima crisi umanitaria in corso a Gaza, dove secondo le Nazioni Unite almeno 576mila persone – un quarto della popolazione – sono a un passo dalla carestia.
Il trasporto degli aiuti è previsto da un corridoio umanitario marittimo che era stato annunciato venerdì scorso dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. La nave era partita martedì mattina da Cipro, tra i paesi che hanno aderito al corridoio umanitario. Tra gli altri paesi ci sono l’Italia, la Germania, la Grecia, i Paesi Bassi, gli Emirati Arabi Uniti, il Regno Unito e gli Stati Uniti.
Non si sa ancora con esattezza se la nave arriverà a Gaza già giovedì o venerdì, perché sul territorio non c’è un porto funzionante e non c’è nemmeno un pontile adatto a farla attraccare: mercoledì World Central Kitchen ha detto che i suoi operatori a Gaza stanno lavorando con l’aiuto della popolazione locale per la costruzione di un molo temporaneo galleggiante nel nord della Striscia, fatto con materiale proveniente da edifici distrutti nel corso dei bombardamenti israeliani. World Central Kitchen ha detto che una volta che il pontile sarà pronto e gli aiuti umanitari arriveranno sulle coste di Gaza, li caricherà sui suoi camion e li distribuirà nelle zone più bisognose di cibo.
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Nei prossimi giorni molto probabilmente sarà fondamentale un altro tipo di trasporto di aiuti umanitari, deciso nei giorni scorsi dagli Stati Uniti. Il 7 marzo infatti il presidente degli statunitensi Joe Biden aveva annunciato che gli Stati Uniti costruiranno davanti alle coste della Striscia di Gaza un molo temporaneo da cui distribuire aiuti umanitari trasportati via nave.
Gli aiuti dovrebbero partire sempre da Cipro, dove già adesso sono in corso grosse operazioni di raccolta e smistamento degli aiuti umanitari che si muovono in nave, e dove il governo di Israele avrà la possibilità di controllare tutti gli aiuti in partenza per assicurarsi che non contengano armi o altro materiale ritenuto pericoloso. Il piano presentato dagli Stati Uniti ha però diversi problemi, a partire dall’incertezza sulle modalità con cui verranno distribuiti gli aiuti.
A Cipro è in preparazione la partenza di una seconda nave di aiuti prevista dal corridoio marittimo, che dovrebbe essere più grande di quella in arrivo e contenere più scorte di cibo. Non si sa quando partirà, dato che a bordo sono ancora in corso i controlli delle autorità israeliane.
Nel frattempo in tutta la Striscia, ma soprattutto al nord, la situazione umanitaria è sempre più grave per la mancanza di cibo, e la popolazione civile si sta arrangiando come può: cammina per ore per cercare avanzi, raccoglie erbe di campo da bollire su stufe improvvisate all’aperto oppure usa il mangime per animali.
La pressione della comunità internazionale su Israele per far arrivare nella Striscia più aiuti via terra è sempre maggiore. Mercoledì il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari ha detto che il governo ha intenzione di aprire più punti di ingresso per far entrare a Gaza i camion di cibo e medicinali: finora infatti sono arrivati quasi tutti dal confine con l’Egitto, tra molti rallentamenti. «Stiamo cercando di “inondare” l’area, di “inondarla” con aiuti umanitari», ha detto Hagari.
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