Di cosa dovrà occuparsi il prossimo presidente dell’Abruzzo

Soprattutto di infrastrutture e sanità, che non a caso sono stati i due temi principali della campagna elettorale: a partire dalla famigerata ferrovia Roma-Pescara

Un tratto dell'autostrada A24 in direzione Roma e sullo sfondo il massiccio del Gran Sasso, in Abruzzo, nel 2019
(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
Un tratto dell'autostrada A24 in direzione Roma e sullo sfondo il massiccio del Gran Sasso, in Abruzzo, nel 2019 (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
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Tra Pescara e Roma ci sono poco più di 150 chilometri in linea d’aria. Le due città si trovano quasi una di fronte all’altra sulle due sponde opposte dell’Italia, e per spostarsi in macchina ci vogliono circa due ore. Il viaggio in treno invece dura almeno 3 ore e mezza: Trenitalia offre alcuni collegamenti diretti e altre soluzioni più lente con cambi ad Ancona, Bologna o Foggia, oppure in località più piccole come Avezzano e Sulmona, entrambe in provincia dell’Aquila, che è il capoluogo regionale dell’Abruzzo. Da qualche mese anche TUA, l’Azienda del trasporto unico abruzzese, gestisce un servizio ferroviario che nei giorni feriali parte da Pescara Centrale alle 10:20 e arriva a Roma Tiburtina alle 13:44. Il ritorno invece parte alle 18:16 e arriva alle 21:39.

Da decenni si parla della necessità di attivare una linea ferroviaria più veloce e con corse frequenti tra Roma e Pescara, ma il progetto è a lungo rimasto bloccato dalla burocrazia inefficiente, dai ritardi e dalla mancanza di fondi, in un contesto, quello abruzzese, che è particolarmente carente dal punto di vista delle infrastrutture. Proprio questo, insieme ai molti problemi che ha anche la sanità regionale, sarà una delle questioni di cui dovrà occuparsi (tra le altre) il prossimo presidente dell’Abruzzo, per cui si vota domenica.

A fine febbraio l’attuale governatore Marco Marsilio (di Fratelli d’Italia) ha annunciato che il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) aveva appena approvato lo stanziamento di 950 milioni di euro per avviare i lavori relativi ai primi due lotti di un nuovo collegamento ferroviario, quelli che vanno dall’Interporto d’Abruzzo (a Pescara) a Manoppello e da Manoppello a Scafa.

È una tratta lunga circa 13 chilometri: il progetto prevede il raddoppio ferroviario, ossia la trasformazione della linea da binario singolo, come è ora, a doppio binario, per permettere il passaggio di più treni. Secondo Rete ferroviaria italiana (RFI), una volta completati i lavori sarà possibile andare in treno da Roma a Pescara in circa due ore e verrà aumentato notevolmente il numero di treni che percorrono la tratta. Il completamento però rimane molto lontano, anche dal punto di vista burocratico. Marsilio ha detto che i fondi finora stanziati riguardano solo i primi due lotti del progetto, ma il governo si è impegnato «ad andare avanti per finanziare poi il resto dell’opera».

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Lo stanziamento dei fondi è stato celebrato come una vittoria non solo da Marsilio ma anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che nelle ultime settimane ha investito tempo e risorse sull’Abruzzo per cercare di scongiurare un’altra sconfitta elettorale dopo quella delle regionali in Sardegna di fine febbraio. «La grande priorità dell’Abruzzo per me è sicuramente quella delle infrastrutture», ha detto Meloni durante un evento elettorale a Teramo. «Questa regione si trova nel paradosso di essere al centro dell’Italia ma di essere isolata».

Al contrario Luciano D’Amico, il candidato alla presidenza dell’Abruzzo sostenuto da un’ampia coalizione di centrosinistra, ha criticato il tempismo dell’annuncio di Marsilio: «Trovo incredibile che in periodo di campagna elettorale arrivino finanziamenti per porti, autostrade, ospedali. Se fosse così invocherei delle elezioni annuali», ha detto.

Della ferrovia infatti si discute da tempo. Il progetto partì nel 2002, con una delibera che impegnava RFI a studiare la fattibilità di sette collegamenti nel Centro e nel Sud Italia, tra cui la Roma-Pescara. Nel 2008 RFI presentò un progetto preliminare che però fu accantonato fino al 2016, quando la tratta venne inserita nel cosiddetto “Patto per l’Abruzzo”, un documento contenente vari interventi strategici per lo sviluppo del territorio concordati tra il governo e la Regione. Nel marzo del 2020 fu sottoscritto un protocollo d’intesa tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, la Regione Abruzzo, la Regione Lazio e RFI, che presentò un altro progetto, diciotto anni dopo il primo.

Il progetto fu ultimato nel novembre del 2021, la linea ferroviaria fu inserita nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e furono stanziati più di 620 milioni di euro per realizzare i primi due lotti. Per usufruire dei fondi del PNRR però sarebbe stato necessario concludere i lavori entro il 2026, un obiettivo che presto si rivelò irrealizzabile.

A luglio del 2023 il governo Meloni presentò una serie di modifiche al piano originale, eliminando i finanziamenti ad alcuni progetti per i quali si temeva di non riuscire a rispettare la scadenza del 2026: tra cui c’erano anche i due lotti della Roma-Pescara, per i quali di fatto i lavori non erano ancora cominciati e difficilmente sarebbero stati conclusi in tempo. Il governo assicurò però che l’opera sarebbe stata comunque realizzata, seppure con altre fonti di finanziamento.

Meloni pochi giorni fa ha detto che dei circa 950 milioni di euro appena stanziati gran parte (720 milioni) arriva dal Fondo europeo per lo sviluppo e la coesione, e altri 231 dal Fondo opere indifferibili, finanziato con risorse nazionali.

La realizzazione di una linea ferroviaria veloce è vista da molte associazioni sindacali e di categoria come una grossa opportunità per lo sviluppo della regione. Non tutti però sono contenti: a fine gennaio alcuni cittadini di Manoppello che abitano vicino alla ferrovia hanno ricevuto l’avviso di esproprio, con il quale hanno appreso che dovranno lasciare la loro casa per permettere il completamento dei lavori. Il sindaco Giorgio De Luca ha poi chiarito che solo alcune delle abitazioni delle persone che hanno ricevuto la lettera saranno realmente espropriate, ma non è ancora chiaro quante né quali. Le critiche arrivano soprattutto dal comitato Comferr, che dice di non essere contrario per principio all’opera ma di voler evitare che i centri abitati coinvolti siano «devastati» dai lavori.

I collegamenti ferroviari non sono l’unico problema della mobilità e delle infrastrutture abruzzesi. Nella regione c’è un solo aeroporto in funzione, a Pescara, mentre in quello dell’Aquila non vengono effettuati voli commerciali dal 2015. Al momento partono e arrivano solo voli di breve durata, per la maggior parte nazionali o diretti verso altri paesi europei, dato che la pista per il decollo e l’atterraggio non è abbastanza lunga per gli aerei intercontinentali, molto più grandi. Il 5 febbraio scorso sono cominciati i lavori per allungare la pista di quasi 400 metri e arrivare a circa 2,8 chilometri, in modo da adattarla alle necessità dei voli di lunga durata. Gli interventi sono finanziati con 7,5 milioni di euro del Fondo europeo di coesione, e dovrebbero concludersi entro fine agosto.

Marsilio ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione dei lavori, indossando un elmetto giallo e iniziando simbolicamente gli scavi con una pala. Luciano D’Alfonso, il precedente governatore dell’Abruzzo ed esponente del Partito Democratico, ha invece criticato il candidato della coalizione di destra dicendo che l’opera era già stata approvata e finanziata nel 2016, durante il suo mandato.

Anche la viabilità stradale ha i suoi problemi. Sull’autostrada A14, che va da Bologna a Taranto (nota anche come autostrada Adriatica), alcuni tratti che attraversano l’Abruzzo sono spesso chiusi o molto rallentati a causa dei cantieri aperti. Lo scorso novembre, per esempio, sono stati confermati altri due anni di lavori al casello di Pescara Nord/Città Sant’Angelo. Il 3 marzo D’Amico avrebbe dovuto partecipare a un evento elettorale a Martinsicuro, in provincia di Teramo, ma non è riuscito ad arrivare in tempo a causa di un incidente vicino a un cantiere sulla A14: si è collegato con i partecipanti in videochiamata. «Cantieri infiniti, ma le nostre autostrade continuano a essere inadeguate», ha scritto sul suo profilo Facebook.

Anche sulle autostrade A24 e A25, che collegano il Lazio e l’Abruzzo, trovare coda è ormai diventata la norma, a causa di un’annosa disputa sulla competenza delle tratte tra lo Stato, l’ANAS (la società pubblica che gestisce buona parte delle strade e autostrade italiane) e la società privata Strada dei Parchi, che è infine tornata a gestirle all’inizio del 2024.

(ANSA/ANGELO CARCONI)

– Leggi anche: Strada dei Parchi torna a gestire le autostrade A24 e A25

Un altro tema di cui inevitabilmente il prossimo presidente dovrà occuparsi è la sanità. In Abruzzo le liste d’attesa sono eccessivamente lunghe, il sovraffollamento nei pronto soccorso e in alcuni casi la mancanza di servizi spinge ogni anno molti cittadini abruzzesi a spostarsi in altre regioni per farsi curare. Per esempio, il primo e unico reparto di terapia intensiva pediatrica in Abruzzo è stato inaugurato lo scorso ottobre all’ospedale di Pescara, con quattro posti letto.

Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe, nel 2021 l’Abruzzo ha speso più di 108 milioni di euro per la cosiddetta “mobilità sanitaria passiva”, ossia i rimborsi che la regione paga per i soldi spesi dalle altre regioni per curare gli abruzzesi. Era il sesto importo più alto tra tutte le regioni italiane: più di tutte spese la Calabria, oltre 252 milioni di euro. Quella che spese meno, e che quindi nel 2021 aveva il sistema sanitario regionale più in grado di trattenere i propri cittadini, è l’Emilia Romagna: ricevette 442 milioni di euro di rimborsi.

A metà dicembre il Consiglio regionale ha approvato la riforma della rete ospedaliera, che ha ridefinito la classificazione di alcune strutture sanitarie per migliorare la disponibilità di servizi su tutto il territorio. La riforma è stata celebrata come un passaggio importante dalla giunta regionale e da Marsilio, mentre l’opposizione l’ha criticata: «Il piano della nuova rete ospedaliera oltre a essere di carta, nel senso che non è attuabile, manca di visione strategica, non fa scelte di specializzazioni e di vocazioni», ha detto D’Amico.

L’anno scorso si è parlato di ospedali abruzzesi anche a causa di alcuni problemi con l’infrastruttura informatica. A maggio del 2023 un gruppo di criminali informatici noto come Monti pubblicò nel dark web un’enorme quantità di dati rubati all’azienda sanitaria 1 di Avezzano, Sulmona e L’Aquila. Fu uno dei più grossi attacchi informatici organizzati contro la pubblica amministrazione italiana, e tra i più gravi per le sue conseguenze: furono pubblicati 522 gigabyte tra cartelle cliniche, valutazioni psicologiche di minori, dati di persone sieropositive, informazioni sanitarie di persone che avevano partecipato a screening oncologici, oltre a dati relativi al personale sanitario delle strutture.