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  • Mercoledì 3 gennaio 2024

Cos’è e come funziona la “prova dello stub”

Serve a rilevare i residui di uno sparo, ed è stata eseguita sul deputato Emanuele Pozzolo, coinvolto in un incidente con una pistola a Capodanno

(Niels Noordhoek/Wikimedia)
(Niels Noordhoek/Wikimedia)
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Il primo gennaio il deputato di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo è stato sottoposto alla cosiddetta “prova dello stub”, un test che serve a rivelare i residui lasciati da un colpo d’arma da fuoco sul corpo e sui vestiti di una persona. Pozzolo è accusato di aver sparato un colpo di pistola che ha ferito uno dei presenti a una festa di Capodanno a Rosazza, a nord di Biella, in Piemonte: il colpo è partito da un’arma di proprietà del deputato, che secondo una testimonianza era fra le sue mani al momento dello sparo. Il test dovrebbe aiutare a capire chi abbia effettivamente sparato.

Il nome di “prova dello stub” deriva dal nome inglese del tampone (appunto stub), un cilindro di metallo con superfici adesive che viene passato sulle mani e sui vestiti di chi viene sottoposto al test. Il tampone viene poi analizzato con un microscopio elettronico, con le tecniche combinate della microscopia elettronica a scansione (il cui acronimo inglese è SEM) e della spettrografia a raggi X a dispersione di energia (in inglese EDX). Da qui il nome più tecnico di analisi SEM-EDX. In questo modo è possibile rilevare le sostanze che generalmente rimangono sul corpo e sui vestiti di chi spara con un’arma da fuoco.

Questi residui sono generati dall’esplosione che avviene dentro la canna della pistola, e hanno una composizione chimica quasi sempre molto simile: contengono piombo, antimonio e bario, elementi contenuti nel primer, la miscela esplosiva che dà fuoco alla polvere da sparo, che con la sua esplosione a sua volta mette in moto il proiettile. I residui possono anche includere particelle del metallo della canna della pistola o del proiettile, disperse dall’esplosione. Per una maggiore affidabilità è consigliato di confrontare il materiale rilevato dal test sul corpo e sui vestiti del sospettato con quello presente sulla pistola, sui proiettili e nelle vicinanze dello sparo.

– Leggi anche: Una nuova testimonianza sull’incidente di Capodanno

Tutte queste sostanze escono principalmente dall’estremità anteriore della canna, da cui esce anche il proiettile, ma possono fuoriuscire anche da altre parti dell’arma. Tipicamente si depositano sulle mani di chi spara, in particolare nella zona fra pollice e indice, che nell’impugnatura delle pistole è la parte della mano più vicina a dove avviene l’esplosione.

I residui dello sparo non rimangono a lungo sulle mani di chi spara, e basta un lavaggio approfondito per rimuoverli del tutto. Nel caso di Pozzolo, il test è stato eseguito verso le 7:30 del 1° gennaio, alcune ore dopo lo sparo. Il verbale dei Carabinieri del nucleo investigativo di Biella, citato dal Corriere della Sera, spiega che il prelievo è stato effettuato sulle mani e su alcuni indumenti indossati da Pozzolo. Al momento non si conoscono i risultati del test.

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