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  • Lunedì 20 novembre 2023

La condanna al carabiniere che fotografò Gabriel Natale Hjorth bendato in caserma

Un anno e due mesi di carcere per avere condiviso con amici la foto di uno dei due sospettati dell'omicidio di un suo collega, Mario Cerciello Rega

La fotografia scattata e fatta circolare da Silvio Pellegrini
La fotografia scattata e fatta circolare da Silvio Pellegrini
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Lunedì il tribunale di Roma ha condannato a un anno e due mesi di carcere il carabiniere Silvio Pellegrini per aver scattato e fatto circolare una foto che mostrava Gabriel Natale Hjorth – il giovane americano arrestato assieme al suo amico Finnegan Lee Elder per l’omicidio del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega – ammanettato e bendato all’interno della caserma dei carabinieri di via dei Selci a Roma, nel luglio del 2019. Il processo per la pubblicazione della foto è separato del processo principale al termine del quale nel 2021 i due ragazzi americani erano stati condannati in primo grado all’ergastolo, condanne poi modificate in appello e annullate dalla Cassazione, che a marzo ha ordinato un nuovo processo.

Nell’estate del 2019 in Italia si parlò moltissimo dell’omicidio di Cerciello Rega, e la foto di Hjorth bendato fu pubblicata praticamente da tutti i giornali e telegiornali. Dopo la diffusione della foto, Pellegrini era stato incriminato per abuso e rivelazione del segreto d’ufficio: la Procura di Roma sosteneva che la diffusione della foto avesse provocato a Hjorth “un danno ingiusto”, mostrandolo in una condizione di totale sottomissione in un gesto paragonabile alla tortura.

La giudice che si è occupata del caso, Maria Sabina Calabretta, ha detto che «non c’era necessità investigativa di fare quella foto né di divulgarla in una chat» e che «i carabinieri nel gruppo su Whatsapp non erano tutti impegnati nelle indagini. C’era una partecipazione emotiva ai fatti, che non c’entrava con le indagini». Pellegrini è stato interdetto dai pubblici uffici per la durata della pena.

A febbraio Fabio Manganaro, il carabiniere che aveva concretamente bendato Hjorth, è stato condannato a due mesi di carcere perché il giudice ha ritenuto che bendare una persona sospettata fosse una «assoluta anomalia». Il carabiniere aveva spiegato di averlo fatto per evitare che il giovane riconoscesse alcuni suoi colleghi. Mesi prima Pellegrini aveva sostenuto invece che Hjorth fosse stato legato e bendato per tenerlo a bada.

Quando fu diffusa quell’immagine il generale Giovanni Nistri, allora comandante dei Carabinieri, parlò di «fatto molto grave», mentre l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte disse che «riservare quel trattamento a una persona privata della libertà non risponde ai nostri principi e valori giuridici, anzi configura gli estremi di un reato o, forse, di due reati».

Intervistato dal quotidiano Il Dubbio, uno dei due avvocati di Hjorth, Francesco Petrelli, ha ricordato che il Comitato europeo per la prevenzione della tortura, organismo del Consiglio d’Europa, ha condannato la pratica del blindfolding, il bendaggio, in quanto «trattamento inumano e degradante», se avviene da parte di un’autorità pubblica. Secondo l’avvocato inoltre quella immagine ha determinato nel pubblico la convinzione della colpevolezza di Hjorth: «Quella che è stata una sconsiderata pratica vessatoria, a causa della sua vasta e immediata diffusione ha avuto l’effetto di sostenere l’accusa facendone immediatamente percepire la presunta fondatezza, oltre e al di là della prova (…). Si tratta di un meccanismo psicologico facilmente comprensibile».

Mario Cerciello Rega fu ucciso nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019. Secondo le ricostruzioni di procura e carabinieri che svolsero le indagini, quella sera due ragazzi americani in vacanza a Roma, Gabriel Christian Natale Hjorth e Finnegan Lee Elder, si spostarono dal loro albergo in piazza Cavour fino al quartiere di Trastevere dove volevano acquistare della cocaina. In piazza Trilussa chiesero la droga a quello che poi venne individuato come un frequentatore abituale della zona che viveva di piccoli espedienti, Sergio Brugiatelli. Brugiatelli accompagnò uno dei due ragazzi americani da uno spacciatore, Italo Pompei, che consegnò al ragazzo un involucro che invece conteneva tachipirina. Appena terminato lo scambio arrivarono due carabinieri a bordo di uno scooter che bloccarono lo spacciatore mentre Brugiatelli e uno dei due ragazzi americani si allontanarono velocemente. L’altro ragazzo fuggì portando via lo zaino di Brugiatelli, che conteneva anche il suo cellulare.

Brugiatelli chiamò quindi il suo telefono e uno dei due ragazzi gli rispose che, se avesse rivoluto il suo zaino, avrebbe dovuto presentarsi con 100 euro e la cocaina promessa. Brugiatelli avvertì i carabinieri. Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega venne contattato dalla centrale operativa del Comando Gruppo di Roma: raggiunse il collega Andrea Varriale. Brugiatelli diede appuntamento ai due ragazzi americani in via Pietro Cossa. Alle 2:13 del mattino, secondo il racconto di Andrea Varriale, Cerciello Rega e Varriale avvicinarono Elder e Natale Hjorth identificandosi come carabinieri. I due ragazzi provarono a scappare: Varriale tentò di bloccare Natale Hjorth, che però fuggì, mentre Cerciello Rega afferrò Elder: quest’ultimo impugnò un coltello che aveva con sé e colpì 11 volte il carabiniere, uccidendolo.

Nelle prime ricostruzioni emersero alcune contraddizioni nel racconto di Varriale. Furono anche avanzati dubbi sul fatto che i due carabinieri quella sera fossero in servizio. Venne poi confermato che, da mezzanotte, erano in effetti in servizio. Emerse poi che né Cerciello Rega né Varriale avevano quella sera la pistola di ordinanza. Per questo Varriale fu indagato dalla procura militare per violata consegna.