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  • Mercoledì 17 maggio 2023

La nuova battaglia degli antiabortisti americani si basa su una legge di 150 anni fa

Il Comstock Act proibiva la spedizione di materiale «osceno» e si sta provando a resuscitarlo per limitare l'accesso alla pillola abortiva

Attiviste a favore dei diritti di autodeterminazione fuori dalla Corte Suprema, 4 giugno 2022 (AP Photo/Jose Luis Magana)
Attiviste a favore dei diritti di autodeterminazione fuori dalla Corte Suprema, 4 giugno 2022 (AP Photo/Jose Luis Magana)
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Da quando lo scorso giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ribaltato la sentenza “Roe v. Wade” che dal 1973 garantiva l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza in tutti gli stati, l’assunzione della pillola abortiva a base di mifepristone è diventata nel paese il metodo più utilizzato per abortire. Dal 2021, infatti, per una decisione della Food and Drug Administration (FDA, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti farmaceutici), questa pillola può essere richiesta e ricevuta a domicilio via posta, senza bisogno di una visita medica.

I movimenti antiabortisti e alcuni tribunali stanno ora cercando di limitare anche questa possibilità e di bloccare la spedizione della pillola abortiva utilizzando come base legale il Comstock Act, una legge del 1873 che proibiva la spedizione di materiale considerato «osceno», tra cui tutto ciò che poteva riguardare il controllo delle nascite o gli aborti.

Negli Stati Uniti il Comstock Act è formalmente ancora valido, nonostante i giornali lo definiscano una «reliquia incostituzionale»: infatti non viene applicato da un secolo ed è stato via via svuotato da diverse sentenze. Per le associazioni antiabortiste e per alcuni giudici conservatori il Comstock Act va invece recuperato e interpretato alla lettera, seguendo cioè il cosiddetto originalismo o testualismo giuridico: un approccio secondo cui le leggi devono essere interpretate in base al significato che avevano al tempo della loro promulgazione. E se il Comstock Act dice che non si può spedire nulla che abbia a che fare con l’aborto, allora il mifepristone non può essere spedito, dicono.

Mercoledì la Corte d’Appello del quinto Circuito, l’area geografica di cui fanno parte Texas, Louisiana e Mississippi e che ha sede a New Orleans, esaminerà il caso che riguarda la pillola abortiva e il Comstock Act. Le due giudici e il giudice che presiedono la Corte (due nominati da Trump e una da George W. Bush) sono conservatori e in alcune loro precedenti sentenze hanno già sostenuto le restrizioni all’aborto. Le decisioni che saranno prese sul Comstock Act potrebbero avere conseguenze drastiche per l’accesso all’aborto in tutto il paese, scrive il New York Times. Ma non solo: anche su altri farmaci o strumenti medici essenziali per le cure ginecologiche.

Antiabortisti, Deerfield, Illinois, 14 febbraio 2023 (AP Photo/Nam Y. Huh)

La disputa sulle limitazioni alla vendita della pillola abortiva negli Stati Uniti è iniziata lo scorso 6 aprile quando un tribunale federale del Texas ha ordinato alla FDA di bloccare la distribuzione del mifepristone in tutti gli Stati Uniti. Il giudice che aveva preso la decisione, Matthew Kacsmaryk, scelto da Donald Trump quando era presidente, si era espresso su una causa intentata da un gruppo antiabortista, sostenendo che il mifepristone «fa morire di fame un essere umano non ancora nato».

La causa contro il mifepristone si basava sostanzialmente su due principi. Il primo era che la FDA avesse autorizzato il suo uso senza fare adeguati controlli e che il medicinale fosse pericoloso. In realtà, le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità confermano che l’aborto farmacologico è sicuro e che anzi svolge un ruolo fondamentale nel facilitare l’accesso ad aborti sicuri ed efficaci.

Il secondo argomento citato da Kacsmaryk era proprio quello del Comstock Act, secondo cui sarebbero proibite negli Stati Uniti la circolazione e la spedizione di materiali definiti «osceni», che riguardano cioè oggetti o opuscoli sessuali, ma anche la contraccezione e l’aborto. Nella sua sentenza Kacsmaryk dà un’interpretazione letterale del Comstock Act e sostiene che impedisca di spedire pillole abortive.

Dopo la sentenza di Kacsmaryk ne era arrivata un’altra della Corte d’Appello federale del quinto Circuito, che aveva bloccato parte della sentenza di Kacsmaryk stabilendo che il mifepristone dovesse continuare ad essere venduto, ma con alcune limitazioni, e aveva confermato alcune cose che quella sentenza stabiliva, inclusa la parte sul Comstock Act.

Quest’ultima decisione contraddiceva una nota legale dello scorso dicembre del dipartimento di Giustizia in cui si diceva invece che il Comstock Act non dovesse impedire l’invio di farmaci per l’aborto quando il mittente fosse in grado di ritenere che il farmaco sarebbe stato utilizzato legalmente negli stati in cui l’aborto è consentito.

Dopo le due sentenze del Texas e della Corte d’Appello federale del quinto Circuito l’amministrazione del presidente Joe Biden e la Danco Laboratories, l’azienda che produce la pillola abortiva, avevano presentato ricorso alla Corte Suprema, il più importante organo giudiziario del paese. A fine aprile la Corte Suprema aveva accolto il ricorso, bloccando temporaneamente entrambe le decisioni. Ma la vicenda non si è chiusa. La Corte, infatti, era stata chiamata a esprimersi solo sull’entrata in vigore del divieto o dei limiti, e non sui loro contenuti, che sono ancora al vaglio. Oggi il caso tornerà dunque ad essere esaminato dalla Corte d’Appello del quinto Circuito.

Il Comstock Act prende il nome da Anthony Comstock, un attivista religioso della New York Society for the Suppression of Vice, organizzazione che si occupava di supervisionare la moralità pubblica e che collaborava con tribunali e procuratori.

Anthony Comstock (1844-1915)

Dopo la fine della guerra civile, nel 1865, Comstock divenne ispettore del servizio postale degli Stati Uniti e dedicò la sua vita a quella che lui chiamava «la purificazione del giardino di Dio». Si opponeva al voto alle donne, fece arrestare femministe e predicatori dell’amore libero, bruciò libri e si vantò di aver spinto al suicidio quindici persone. Tenne discorsi in università e chiese di tutto il paese.

Nel suo libro The Man Who Hated Women (L’uomo che odiava le donne) Amy Sohn, la biografa di Comstock, racconta che comunque le sue opinioni sulla questione dell’aborto non erano così nette e che erano basate sull’ignoranza («L’uomo che più ha fatto per limitare i diritti delle donne di chiunque altro nella storia americana non aveva quasi alcuna comprensione della riproduzione; credeva che un feto potesse formarsi pochi secondi dopo un rapporto sessuale non protetto», scrive Sohn). Comunque sia studi e ricerche mostrano che Comstock facesse una distinzione tra i medici autorizzati che raccomandavano privatamente gli aborti e i medici abortisti che pubblicizzavano o lucravano sulla pratica. In un’intervista pubblicata nel numero del 22 maggio del 1915 di Harper’s Weekly, Comstock si dichiarò ad esempio sorpreso per il fatto che la sua legge fosse utilizzata per interferire con le pratiche private dei medici rispettabili e sostenne che in caso di pericolo per la donna l’aborto fosse legittimo.

Migliaia di persone sono state comunque arrestate in base alla sua legge, anche se già a partire dagli anni Trenta molti giudici iniziarono a dare interpretazioni meno restrittive. E quando poi la Corte Suprema stabilì nel 1965 che il divieto per le coppie sposate di utilizzare strumenti per il controllo delle nascite fosse del tutto incostituzionale, e nel 1973 rese praticabile l’aborto con la sentenza Roe v. Wade, il Comstock Act cominciò ad essere considerato superato. Oggi la definizione di cosa, in base al Comstock Act, sia «osceno» sarebbe «radicalmente incomprensibile», ha spiegato ad esempio Mary Ziegler, docente di diritto all’Università della California. La legge vietava anche la spedizione di una lettera in cui una persona chiedeva un appuntamento a un’altra senza che le due fossero sposate.

L’interpretazione del Comstock Act è però oggi diventata la nuova battaglia dei movimenti antiabortisti e di alcuni legislatori conservatori che stanno cercando, in vari stati, di far approvare a livello locale delle ordinanze che ne pretendano il rispetto letterale.

Mark Lee Dickson, pastore di 37 anni diventato una delle voci antiabortiste più influenti degli Stati Uniti e che con l’avvocato conservatore ed ex procuratore generale Jonathan F. Mitchell ha di fatto aperto la strada a un divieto quasi totale dell’aborto negli Stati Uniti, dice che il rispetto del Comstock Act è una delle sue principali battaglie: «Se un futuro presidente dovesse far rispettare questi statuti federali, allora ogni struttura per aborti in America potrebbe chiudere», ha dichiarato.

Un’interpretazione letterale della legge potrebbe portare anche a intendere che la Danco Laboratories, l’azienda che produce la pillola abortiva, stia commettendo una violazione ogni volta che spedisce del mifepristone, o che le violazioni le stiano commettendo le farmacie. Alcuni procuratori generali e senatori repubblicani hanno infatti già avvertito, inviando tra l’altro una serie di lettere alle maggiori catene di farmacie del paese, che rischiano di essere perseguite per la spedizione di farmaci abortivi se una futura amministrazione, diversa da quella di Biden, decidesse di applicare letteralmente il Comstock Act.

In vista dell’udienza della Corte d’Appello del quinto Circuito, un gruppo di quasi 60 ex funzionari del Dipartimento di Giustizia ha depositato presso il tribunale una nota in cui afferma che Kacsmaryk abbia dato «un’interpretazione gravemente errata» della legge Comstock, che vietava la distribuzione di materiale abortivo solo nel circuito degli aborti illegali.

Diversi altri funzionari di più di venti stati guidati dai Democratici hanno a loro volta anticipato che l’interpretazione di Kacsmaryk del Comstock Act potrebbe avere «effetti potenzialmente illimitati sulla fornitura di cure mediche» e impedire la distribuzione di dispositivi, strumenti chirurgici e attrezzature utilizzate in ostetricia e ginecologia, e anche di altri farmaci comunemente impiegati per varie cure.

Invocare il Comstock Act per vietare i farmaci abortivi è una «fantasiosa teoria legale che non dovrebbe nemmeno essere degna dei sogni notturni di uno studente di giurisprudenza al primo anno», ha affermato a sua volta Andrea Miller, presidente del National Institute for Reproductive Health: «Se dovesse essere applicato alle pillole abortive farmacologiche, sarebbe difficile non applicarlo anche ad altri farmaci e dispositivi che sono essenziali per le cure ginecologiche, per la gestione degli aborti spontanei, per il trattamento delle complicazioni della gravidanza, perché queste cose sono tutte interconnesse».

Women’s March, rete di gruppi femministi per la salute riproduttiva e i diritti all’aborto, ha infine invitato i Democratici ad agire il prima possibile e ad «abrogare il Comstock Act». Al di là della decisione finale della Corte d’Appello del quinto Circuito è molto probabile che sul Comstock Act e sulla sua applicabilità nell’accesso ai farmaci abortivi sarà necessario un nuovo intervento della Corte Suprema.