È stata archiviata l’inchiesta sul caso Lega-Russia

Al centro c'era una presunta trattativa per far arrivare fondi illegali al partito di Matteo Salvini, che non era tra gli indagati

(ANSA/PAOLO SALMOIRAGO)
(ANSA/PAOLO SALMOIRAGO)
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La giudice per le indagini preliminari (gip) di Milano, Stefania Donadeo, ha archiviato l’indagine sulla presunta trattativa tra la Lega e la Russia per far arrivare illegalmente circa 58 milioni di euro al partito guidato da Matteo Salvini (che non era indagato). L’indagine era iniziata nel luglio del 2019, in seguito a due inchieste giornalistiche condotte dal settimanale L’Espresso e dal sito di news statunitense BuzzFeed. I giornali avevano rivelato come il 18 ottobre del 2018 l’ex portavoce di Salvini, Gianluca Savoini, avesse partecipato a una riunione nell’hotel Metropol di Mosca con tre persone russe, trattando con loro un eventuale finanziamento illegale alla Lega.

La presunta trattativa prevedeva che la società petrolifera russa Rosneft vendesse nel corso dell’anno successivo circa 3 milioni di tonnellate di carburante all’italiana ENI. La vendita sarebbe avvenuta tramite alcuni intermediari che avrebbero trattenuto una commissione a ogni passaggio, creando così un fondo nero di circa 65 milioni di dollari (circa 58 milioni di euro) che avrebbe dovuto finanziare illegalmente la Lega. ENI aveva smentito ogni coinvolgimento, e la presunta trattativa non era mai stata avviata.

Erano indagati Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda e il consulente finanziario Francesco Vannucci, tutti presenti alla riunione dell’hotel Metropol. I russi presenti alla riunione erano invece Ilya Andreevich Yakunin, Andrey Yuryevich Kharchenko e Yury Burundukov, considerati intermediari del governo russo.

La decisione della giudice segue la richiesta di archiviazione da parte della procura, quindi dell’accusa, secondo cui dall’indagine non erano emersi elementi che spiegassero in che modo concretamente la transazione petrolifera di cui si era discusso al Metropol avrebbe potuto finanziare la Lega.

Secondo la gip, la trattativa era diretta «inequivocabilmente» verso l’obiettivo finale di finanziare illecitamente la Lega, ma non è stato possibile contestare nessun reato agli indagati: né quello di finanziamento illecito perché la compravendita non si concluse mai e alla Lega non arrivò mai il denaro, né quello di corruzione internazionale per l’impossibilità di identificare il ruolo rivestito all’interno dell’amministrazione dai tre russi presenti, a causa della mancata risposta della Russia alle richieste dei magistrati.