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  • Lunedì 17 aprile 2023

In Tunisia è stato arrestato uno dei principali oppositori del presidente

È Rached Ghannouchi, leader del partito politico Ennahda, che aveva criticato Kais Saied per il suo sempre maggiore autoritarismo

Rached Ghannouchi, il leader del partito tunisino di opposizione Ennahda (AP Photo/Hassene Dridi, File)
Rached Ghannouchi, il leader del partito tunisino di opposizione Ennahda (AP Photo/Hassene Dridi, File)
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Lunedì in Tunisia è stato arrestato Rached Ghannouchi, leader 81enne del partito di opposizione Ennahda, islamista e moderato. Ghannouchi, uno dei politici più noti in Tunisia e uno dei principali oppositori del presidente tunisino Kais Saied, è stato prelevato dalla polizia mentre si trovava in casa sua ed stato portato «in un luogo sconosciuto». Alcune ore dopo la polizia tunisina ha cominciato a perquisire la sede di Ennahda e fatto evacuare tutte le persone presenti. Funzionari del partito citati da Reuters sostengono che l’arresto di Ghannouchi e le successive perquisizioni facciano parte di un «tentativo di colpire Ennahda e i partiti di opposizione» e del più ampio tentativo di Saied di trasformare la Tunisia in un paese sempre più autoritario.

Da tempo infatti Saied sta erodendo il sistema democratico tunisino e le libertà ottenute dopo la “Primavera araba”, l’insieme delle rivolte iniziate nel 2011 in diversi paesi del Nord Africa e Medio Oriente che portarono alla destituzione di regimi autoritari al potere da decenni.

Nell’ultimo anno Ghannouchi era già stato accusato di reati legati alla gestione finanziaria di Ennahda e al presunto aiuto che avrebbe dato a estremisti islamisti che volevano andare in Siria a combattere il jihad. Ghannouchi si era sempre detto innocente e le accuse contro di lui erano state per lo più viste come politicamente motivate. In un comizio tenuto sabato scorso aveva detto: «La Tunisia senza Ennahda, senza l’Islam politico, senza la sinistra, o senza qualsiasi altra componente, è diretta verso la guerra civile».

Di recente la polizia tunisina aveva già arrestato diversi oppositori politici che erano stati critici nei confronti di Saied. Tra le altre cose, nel giro degli ultimi due anni Saied aveva rimosso il primo ministro e bloccato i lavori del parlamento, assumendo gli incarichi di governo e cominciando di fatto a governare da solo, per decreto, con azioni che i suoi critici avevano definito un «colpo di stato». Aveva poi limitato l’autonomia del potere giudiziario, sciolto il Consiglio superiore della magistratura e represso con violenza le proteste di chi lo accusava di voler riportare il paese verso l’autoritarismo.

Oltre all’arresto di un’altra dozzina di importanti politici, giudici e giornalisti, negli ultimi due mesi è stata ordinata l’espulsione dalla Tunisia della più importante rappresentante sindacale dei paesi dell’Unione Europea, l’irlandese Esther Lynch, segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati (CES). Il 14 gennaio migliaia di persone si erano riunite per chiedere le dimissioni di Saied nello stesso luogo in cui si raccoglievano i manifestanti durante la Primavera araba, e nello stesso giorno in cui nel 2011 fu destituito il presidente Zine El Abidine Ben Ali, momento che avviò la transizione della Tunisia verso un sistema democratico.

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