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  • Martedì 20 dicembre 2022

In Cina ci si prepara a molti ricoveri per Covid

Dall'allentamento delle restrizioni sono aumentati malati e morti, anche se non ci sono numeri affidabili per capire la portata della crisi

Una palestra di Pechino convertita a “clinica della febbre” (AP Photo/Ng Han Guan)
Una palestra di Pechino convertita a “clinica della febbre” (AP Photo/Ng Han Guan)
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Dopo l’allentamento delle restrizioni delle ultime due settimane, la Cina è in grande difficoltà nella gestione del coronavirus. In molte città del paese si stanno frettolosamente espandendo le unità di terapia intensiva degli ospedali per curare le infezioni più gravi, e in generale si stanno aggiungendo molti posti letto per affrontare l’aumento dei ricoveri.

Si stanno anche costruendo moltissime “cliniche della febbre”, cioè strutture in cui il personale medico controlla i sintomi dei pazienti non gravi e somministra loro i farmaci, pensate come appositamente divise dal resto degli ospedali (anche se spesso attaccate a questi) per evitare che tra i pazienti ricoverati si diffondano malattie contagiose. In Cina queste cliniche sono piuttosto comuni, ma negli ultimi giorni grandi città come Pechino, Shanghai, Chengdu e Wenzhou hanno annunciato di averne aggiunte centinaia, magari riconvertendo strutture spaziose già a disposizione come le palestre sportive.

Al momento è difficile rendersi conto della gravità della situazione dai dati ufficiali, che sembrano non essere sufficientemente aggiornati a giudicare da quanto descritto da molte testimonianze. A Pechino per esempio, negli ultimi giorni sono state registrate solo sette morti per Covid, ma i giornalisti di Reuters sul posto hanno detto di aver visto una lunga fila con decine di bare uscire da un singolo centro crematorio dedicato ai morti per Covid, che era presidiato da diverse guardie di sicurezza.

Il paese ha sospeso i test di massa e non vengono più conteggiati nelle statistiche i contagiati asintomatici: ma più in generale pare che le statistiche sulla diffusione del virus siano completamente saltate, per l’impossibilità di tracciare tutti i contagi o per scelta.

La Cina ha comunicato ufficialmente 5.242 morti dall’inizio della pandemia: è un numero molto basso se paragonato a quello di altri paesi (e con ogni probabilità poco realistico), ma che potenzialmente potrebbe salire moltissimo nel giro di poco tempo. Diversi studi medici internazionali (tra cui uno cinese) hanno stimato che alle attuali condizioni in Cina il coronavirus possa raggiungere il picco dei contagi in pochi mesi, causando la morte di un numero di persone compreso tra 1,3 e 2 milioni.

Lunedì il portavoce del dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Ned Price, ha detto che la situazione è un pericolo per tutto il mondo, perché l’improvvisa risalita dei contagi in Cina potrebbe aumentare il rischio che si sviluppino nuove varianti del virus, che in breve tempo potrebbero raggiungere anche altri paesi.

Dopo giorni di grosse e insolite proteste contro le restrizioni, il 7 dicembre la Cina, un paese in cui abita quasi un miliardo e mezzo di persone, aveva improvvisamente abbandonato la strategia “zero COVID”, che prevedeva rigidi lockdown e test di massa su tutta la popolazione a ogni minimo focolaio. Il governo aveva deciso di passare a una convivenza quasi del tutto libera col virus, pari a quella adottata da molti altri paesi negli ultimi due anni.